Notizie Notizie Italia Bce: check-up su Pil, inflazione, tassi, banche e mutui. Che succede a BTP e spread

Bce: check-up su Pil, inflazione, tassi, banche e mutui. Che succede a BTP e spread

Pubblicato 8 Febbraio 2024 Aggiornato 9 Febbraio 2024 16:15

La Bce, banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, ha fatto il punto della situazione sulla crescita e sulle prospettive del Pil e dell’inflazione dell’area euro, pubblicando oggi il secondo bollettino del 2024.

Il rapporto ha riassunto anche il trend che i mercati finanziari hanno riportato nelle ultime settimane, così come la dinamica dei prestiti erogati dalle banche alle famiglie e alle imprese.

Su quest’ultimo aspetto, la Bce non ha potuto fare altro che constatare come il contesto ancora restrittivo dei tassi continui a mettere in difficoltà da un lato le banche, sull’attenti quando si tratta di fare credito, e dall’altro le famiglie, spaventate dalle rate dei mutui e dai costi di finanziamento che rimangono elevati.

La Bce sul Pil dell’area euro nel IV trim. del 2023. Prospettive per il 2024

Sul Pil dell’area euro, la Bce ha scritto nel bollettino economico che “è probabile che l’economia dell’area dell’euro abbia ristagnato nell’ultimo trimestre del 2023″.

I dati più recenti – si legge nel documento dell’Eurotower – continuano a segnalare una dinamica debole nel breve periodo”.

Fiducia in una ripresa nel lungo termine:

“Alcuni indicatori prospettici basati sulle indagini, tuttavia, suggeriscono un rafforzamento della crescita su un orizzonte più lungo”.

Detto questo, nel contesto attuale, “i rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso”.

L’espansione del prodotto interno lordo dell’area euro potrebbe risultare in particolare inferiore nel caso in cui l’impatto della politica monetaria restrittiva lanciata dalla stessa Bce fosse più aggressivo rispetto alle attese.

Inciderebbero negativamente sul Pil anche “un indebolimento dell’economia mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale”.

Occhio agli ultimi dati relativi al Pil dell’euro e dell’Italia, che hanno presentato un quadro piuttosto contrastato, contrassegnato da una crescita di alcuni paesi della periferia dell’Eurozona che è stata superiore a quella delle economie dei pesi massimi di Francia e Germania. Nell’intera area euro, il prodotto interno lordo è salito di appena lo 0,1% sia nel primo trimestre che nel secondo trimestre del 2023, per poi contrarsi dello 0,1% nel terzo trimestre e rimanere in fase di stallo, segnando dunque una crescita pari a zero, nell’ultimo trimestre.

Inflazione: si conferma il trend discendente. Ma occhio ai rischi al rialzo

Per quanto riguarda l’inflazione, nel bollettino la Bce ha confermato il trend al ribasso delle pressioni sui prezzi:

“A dicembre 2023 l’inflazione è salita al 2,9 per cento – ha ricordato l’Eurotower – in quanto è venuto meno l’effetto sul tasso di inflazione sui dodici mesi di alcune misure di bilancio precedentemente adottate per attenuare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia; l’incremento è risultato tuttavia più debole rispetto alle attese”.

“Al di là di questo effetto base – si legge nel bollettino economico – l’inflazione ha confermato la propria complessiva tendenza discendente. A dicembre la sua componente alimentare si è ridotta al 6,1 per cento. Anche l’inflazione al netto di energia e alimentari è nuovamente diminuita, raggiungendo il 3,4 per cento, per effetto del calo al 2,5 per cento di quella relativa ai beni.L’inflazione dei servizi è rimasta stabile al 4,0 per cento”.

Riguardo all’outlook sull’inflazione, per la Bce il tasso di crescita “dovrebbe attenuarsi ancora nel corso del 2024, in un contesto in cui gli shock energetici pregressi, le strozzature dal lato dell’offerta e la riapertura delle attività economiche dopo la pandemia esauriscono i propri effetti e la politica monetaria più restrittiva continua a pesare sulla domanda”.

Detto questo esistono rischi al rialzo, di cui tra l’altro si è parlato di recente, sulla scia dell’escalation delle tensioni geopolitiche in Medioriente, in particolare degli attacchi dei yemeniti Houthi contro le navi in transito nel Mar Rosso.

Proprio queste tensioni, ha fatto notare la banca centrale, “potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, ostacolando il commercio mondiale”.

C’è poi il nodo dei salari, con le contrattazioni sul loro aumento che procedono in Europa, attentamente monitorate dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. Il rischio, ha avvertito oggi l’Eurotower, è che l’inflazione possa “collocarsi su livelli più elevati del previsto se le retribuzioni aumentassero più di quanto atteso o i margini di profitto evidenziassero una tenuta superiore”.

Esistono però anche rischi al ribasso sull’inflazione.

“L’inflazione potrebbe sorprendere infatti al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda in misura superiore alle aspettative o nel caso di un deterioramento inatteso del contesto economico nel resto del mondo. L’inflazione potrebbe altresì ridursi più rapidamente nel breve periodo se i prezzi dell’energia evolvessero in linea con il recente spostamento verso il basso delle aspettative di mercato circa il profilo futuro delle quotazioni del petrolio e del gas”.

Bce su BTP, spread e bond euro: nessuno scossone con road map fine PEPP

Dal bollettino economico della Bce è emerso il trend lievemente al rialzo e per nulla preoccupante dei tassi dei BTP e di altri titoli di stato dell’area euro, scattato nel momento in cui gli investitori hanno iniziato a scontare la prospettiva di una Banca centrale europea ancora molto concentrata sull’inflazione, e senza alcuna fretta di iniziare a tagliare i tassi.

La prospettiva è emersa dal primo atto della Bce del 2024 dello scorso giovedì 25 gennaio, quando i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati confermati al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, come da attese.

In quella occasione la presidente della Bce Christine Lagarde ha rimesso in riga i mercati, o almeno ci ha provato, dichiarando di ritenere che “un dibattito sui tagli dei tassi è prematuro”, aprendo comunque all’opzione di una possibile sforbiciata durante l’estate. Nel bollettino di oggi, la Banca centrale europea ha invitato però ai mercati di nuovo a non farsi troppe illusioni, scrivendo nero su bianco che “le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché sarà necessario”.

Allo stesso tempo, la banca centrale ha confermato la road map che intende seguire per ritirare l’altro bazooka monetario che finora ha sorretto l’Italia e i suoi titoli di stato BTP (così come altri titoli di stato dell’Eurozona), ovvero il PEPP o QE pandemico.

La conferma della fine imminente di questo bazooka, rileva il bollettino economico della Bce, ha condizionato il trend dei titoli di stato dell’area euro in misura quasi nulla.

Nel documento si legge infatti che “l’annuncio diffuso in occasione della riunione di dicembre di una graduale riduzione entro la metà del 2024 dei reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) non ha avuto alcun impatto visibile sui rendimenti dei titoli di Stato“.

Da un lato, ha indicato la Banca centrale europea, “i rendimenti dei titoli di stato hanno seguito andamenti in linea con i tassi privi di rischio, che sono aumentati lievemente”.

Dall’altro lato, la conferma delle tappe che la Bce ha annunciato già a dicembre per staccare la spina alla flebo che ha continuato a sostenere i BTP non ha provocato alcuno scossone sui mercati dei titoli di stato dell’area euro.

Di conseguenza, non c’è stato alcun sussulto particolare neanche negli spread tra i rendimenti dei titoli di stato.

“I differenziali sui titoli di Stato si sono mantenuti nel complesso stabili”.

Ancora: “le variazioni dei differenziali sui titoli di Stato nei paesi dell’area dell’euro sono state molto contenute e l’annuncio nella riunione di dicembre 2023 dell’inizio della graduale riduzione dei reinvestimenti nell’ambito del PEPP entro la metà del 2024 non sembra aver sortito effetti di rilievo”.

In generale, “l’incremento dei tassi a lungo termine nell’area dell’euro ha evidenziato dinamiche analoghe a quelle osservate a
livello mondiale: il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a dieci anni è salito di 26 punti base, raggiungendo il 4,2 per cento, mentre quello dei titoli di Stato del Regno Unito è aumentato di 23 punti base, portandosi al 4,0 per cento”.

La Bce conferma spina mutui e prestiti per le famiglie e le imprese

Occhio tuttavia alle sfide che il contesto dei tassi più alti continua inevitabilmente a presentare per le banche e le famiglie.

“Nel quarto trimestre del 2023 le banche hanno segnalato un ulteriore irrigidimento netto dei criteri di concessione del credito alle famiglie, contenuto per i mutui per l’acquisto di abitazioni e più pronunciato per il credito al consumo”, si legge ancora nel bollettino della Bce.

E l’outlook non è confortante, visto che “per il primo trimestre del 2024 le aspettative delle banche dell’area dell’euro indicano un aumento dell’inasprimento netto dei criteri per la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni, mentre per il credito al consumo segnalano un irrigidimento netto analogo a quello segnalato per l’ultimo trimestre del 2023″.

Tra l’altro, “la domanda di prestiti da parte di imprese e famiglie ha continuato a diminuire in modo significativo nel quarto trimestre del 2023, sebbene in misura meno accentuata rispetto al trimestre precedente”.

“Il calo della domanda di prestiti da parte delle imprese è stato principalmente determinato dall’aumento dei tassi di interesse e dai minori investimenti fissi, in linea con la forte diminuzione netta della domanda di prestiti a lungo termine”.

Per quanto riguarda la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni e per il credito al consumo, la flessione, ha spiegato l’Eurotower, è stata provocata sempre dal contesto di tassi di interesse più elevati e dal basso livello di fiducia dei consumatori; anche le prospettive del mercato degli immobili residenziali hanno esercitato significative pressioni al ribasso sulla domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni”.

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