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Bce ferma su inflazione e tassi, ma i mercati credono nei tagli nel 2024

17 Novembre 2023 16:40

Gli investitori rilanciano le scommesse sui tagli dei tassi della Bce a partire da metà 2024, in un contesto di rallentamento dell’inflazione ma anche della crescita. I funzionari della banca centrale, tuttavia, continuano a predicare cautela e ricordano che ogni decisione sarà guidata dai dati. Vediamo le ultime indicazioni provenienti dai mercati e dalla politica monetaria.

Mercati prezzano tagli tassi dell’1% nel 2024 dalla Bce

Per la prima volta, i mercati monetari hanno cominciato a scontare un taglio complessivo dei tassi di interesse, nel 2024, pari a un intero punto percentuale da parte della Banca Centrale Europea. Solo due mesi fa, l’aspettativa era per una riduzione di 75 punti base, secondo i prezzi degli swap legati alle date in cui si terranno le prossime riunioni di politica monetaria.

La revisione delle aspettative è legata sia ad una frenata dell’inflazione, confermata anche dai dati odierni sui prezzi al consumo, sia dalla debolezza dell’attività economica emersa dagli ultimi report macro e dalle stime della Commissione europea di questa settimana.

Nel terzo trimestre, il Pil della zona euro ha riportato una contrazione dello 0,1%, mentre l’Ue ha limato le proiezioni sulla crescita del 2023 e del 2024 rispettivamente a +0,6% e +1,2% (da +0,8% e +1,3%). Inoltre, l’inasprimento delle condizioni di finanziamento sta frenando la domanda di prestiti da parte di famiglie e imprese. In programma la prossima settimana gli indici Pmi manifatturiero e servizi delle principali economie del blocco.

Pareri discordanti tra i funzionari Bce

Il dibattito sulle tempistiche dei tagli è ancora agli albori e suscita opinioni contrastanti tra i responsabili di politica monetaria della regione. Il governatore della banca centrale greca, Yannis Stournaras, ha affermato che un allentamento potrebbe essere preso in considerazione nella seconda metà del 2024, mentre il suo collega tedesco, Joachim Nagel, ha respinto categoricamente questa prospettiva.

“Non mi piace questa discussione, è inutile; è ancora troppo presto per stabilire quando sarà il momento di abbassare i tassi di interesse”, ha dichiarato la scorsa settimana il presidente della Bundesbank.

Dello stesso parere la presidente Christine Lagarde, secondo la quale non avverrà alcuna riduzione almeno per i prossimi due trimestri.

Attualmente il tasso di rifinanziamento principale si trova al 4,5% mentre il tasso sui depositi si attesta al4%, dopo un ciclo di inasprimento che ha portato ad un innalzamento di 450 punti base in poco più di un anno.

Nagel: “Troppo presto per dichiarare vittoria su inflazione”

Oggi è stata una giornata particolarmente densa di interventi da parte dei funzionari della Bce. Lo stesso Nagel ha ribadito che i tassi “devono rimanere su livelli elevati per un periodo sufficiente”, ed è “impossibile prevedere quanto durerà” questo lasso di tempo, sebbene sia “altamente improbabile che finisca presto”.

Anzi, il numero uno della Bundesbank non ha nemmeno escluso ulteriori rialzi, affermando che non è chiaro se il costo del denaro abbia raggiunto il picco, poiché la crescita dei prezzi al consumo, attualmente al 2,9%, potrebbe ancora essere influenzata da fattori geopolitici.

“Per evitare il danno economico causato da un’inflazione troppo elevata per troppo tempo, dobbiamo ripristinare la stabilità dei prezzi”, ha ricordato, precisando che “per ora è troppo presto per dichiarare la vittoria sull’inflazione”.

Nagel ha anche aperto ad un “aumento moderato” del coefficiente di riserva minima “per migliorare l’efficienza della politica monetaria” e la trasmissione all’economia reale.

Villeroy: “Inflazione rallenta ma serve pazienza”

In giornata è intervenuto anche François Villeroy de Galhau, membro del Consiglio direttivo, sottolineando che la pausa della Bce sui tassi nella riunione di ottobre è pienamente giustificata da un rallentamento dell’inflazione.

Secondo il governatore della Banca centrale francese, la Bce può essere fiduciosa di poter riportare l’inflazione verso il 2% entro il 2025. Tuttavia, ha confermato che la banca centrale sarà paziente e manterrà i tassi al livello attuale “per un tempo proporzionato alla loro piena trasmissione”.

“Non credete che questa sia la fine della storia”, gli ha fatto eco Robert Holzmann, governatore della banca centrale austriaca, con riferimento ai rialzi dei tassi. Holzmann ha anche escluso un taglio nel secondo trimestre dell’anno prossimo (“sarebbe troppo presto”).

Non solo Bce: attesi tagli da Fed e BoE

Gli operatori stanno intensificando le scommesse di tagli dei tassi anche da parte di altri istituti, su tutti Federal Reserve e Bank of England.

Al momento i trader prevedono tagli di 100 punti base dalla banca centrale americana nel corso del 2024, a partire già da maggio, grazie anche ai segnali di raffreddamento dell’inflazione emersi dagli ultimi report sui prezzi al consumo e alla produzione. Inoltre, dai colossi del retail sono giunti segnali di rallentamento dei consumi, che hanno consentito di consolidare le aspettative sui tagli. Tuttavia, come sottolineato dagli esperti di Mps, “guardando in avanti c’è da considerare che l’Istituto potrebbe non gradire l’allentamento delle condizioni finanziarie derivanti dai recenti movimenti di mercato, in un contesto in cui l’inflazione core è ancora al 4%.”

Nel Regno Unito, le speculazioni su un allentamento della BoE, da agosto in avanti, sono aumentate dopo i dati odierni sulle vendite al dettaglio, più deboli del previsto.

Lagarde rilancia l’unione dei mercati dei capitali

Nel suo discorso odierno la presidente Lagarde non si è espressa in materia di politica monetaria, ma ha affrontato un altro importante tema, ovvero il potenziamento di un sistema comunitario di vigilanza dei mercati di capitali.

L’Esma ha coordinato alcuni progetti, come l’implementazione delle regole Mifid, ma la supervisione dei mercati resta affidata prevalentemente alle autorità nazionali. Sarebbe dunque utile affidare ad un ente europeo “un ampio mandato che includa la supervisione diretta”, sul modello della Securities & Exchange Commission statunitense.

La stessa Lagarde ha citato la creazione della SEC negli anni ’30 e il suo ruolo fondamentale nel contrastare la frammentazione dei mercati mobiliari. L’UE avrà bisogno anche di un “codice unico” che agevoli la promozione di investimenti privati ad alta crescita.