Bce: de Guindos a tutto tondo su tassi, inflazione, banche e dossier Unicredit-Commerzbank. Frecciata a Meloni sul Mes
Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, ha rilasciato una corposa intervista all’Ansa, affrontando diverse tematiche e rispondendo alle critiche della politica nei confronti dell’istituto. Il vice di Lagarde ha ribadito la visione cautamente ottimista sull’inflazione e i dubbi sulla crescita dell’eurozona, mettendo in guardia dalle incognite legate alle elezioni americane, alle tensioni in Medio Oriente e alle politiche fiscali. Con riferimento all’Italia, de Guindos è intervenuto sulla proposta di tassazione degli extra profitti delle banche e sulla questione Unicredit-Commerzbank, senza risparmiare una punzecchiatura indiretta al governo Meloni per la mancata ratifica del Mes.
- Buone notizie su inflazione, meno su crescita
- Bce guarda a traiettoria medio termine
- Le possibili discriminanti per mosse Bce sui tassi
- Il nuovo assetto operativo Bce e il riesame della strategia
- De Guindos all’Italia: “Siamo nella direzione giusta, serve cautela”
- Il parere del vicepresidente su tassa extra profitti banche
- La view sul dossier Unicredit-Commerzbank
- De Guindos incalza Meloni sul Mes
Buone notizie su inflazione, meno su crescita
“Non abbiamo buone notizie in termini di crescita, ma abbiamo buone notizie in termini di inflazione”, afferma de Guindos, sintetizzando quanto giù illustrato dalla presidente Lagarde in seguito alla riunione di due settimane fa, in cui la Bce ha tagliato nuovamente i tassi di 25 bp.
Per quanto riguarda la crescita, “i rischi verso il basso che avevamo individuato si stanno concretizzando, soprattutto perché i consumi non sono in ripresa come atteso”, nonostante l’aumento del reddito disponibile. Secondo il vicepresidente, questo potrebbe essere legato ad una “mancanza di fiducia causata da diversi fattori, come l’inflazione precedente, la pandemia, o i rischi geopolitici”.
Viceversa, “per l’inflazione, gli ultimi dati sono buoni” e “siamo fiduciosi che riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo del 2% a medio termine nel corso del 2025”.
Bce guarda a traiettoria medio termine
De Guindos non si sbilancia sulle prossime mosse dell’istituto, ricalcando l ‘atteggiamento prudente manifestato da Christine Lagarde nel corso dell’ultima conferenza stampa.
“Riguardo a future possibili riduzioni dei tassi, abbiamo detto molto chiaramente che nelle prossime riunioni lasceremo aperte tutte le opzioni, per quanto riguarda sia il numero degli interventi sia la loro entità”, ribadisce il vicepresidente.
“Tuttavia, ciò che è più rilevante per la trasmissione della politica monetaria e l’impatto delle condizioni finanziarie sulla domanda aggregata è la traiettoria di medio termine, che è chiaramente quella di un ciclo di allentamento”.
Le possibili discriminanti per mosse Bce sui tassi
Tra i fattori che potrebbero incidere sulle prossime decisioni, de Guindos cita innanzitutto il conflitto in Medio Oriente, che “ha un impatto sui prezzi dell’energia” e le elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre, che “si potrebbero ripercuotere sugli scambi internazionali, sulla crescita globale e sull’inflazione”.
Altro elemento da monitorare è “la politica di bilancio. I governi stanno presentando alla Commissione europea i loro piani di bilancio di medio termine, che renderanno più chiare le prospettive per i conti pubblici, un altro fattore che dobbiamo prendere in considerazione nelle nostre analisi e nel processo decisionale.”
Il nuovo assetto operativo Bce e il riesame della strategia
Dal settembre 2024, la Bce ha implementato un nuovo schema che mira a fornire liquidità strutturale al settore bancario tramite un portafoglio di titoli e operazioni di rifinanziamento a lungo termine.
“Siamo in una situazione di ampia liquidità, che stiamo gradualmente riducendo mediante l’interruzione dei reinvestimenti. Una volta che la liquidità sarà stata ampiamente ridotta, una combinazione degli strumenti di politica monetaria di cui disponiamo ci aiuterà a rispondere al fabbisogno del sistema bancario.”
Per quanto riguarda invece il prossimo riesame della strategia, che si terrà nel 2025 (l’ultimo è stato nel 2021), non cambierà “la definizione di stabilità dei prezzi, che resta quella di un’inflazione al 2% nel medio termine”, ma verranno prese in considerazione le conseguenze di misure straordinarie, come l’allentamento quantitativo, su cui la Bce dispone ora di maggior informazioni.
De Guindos all’Italia: “Siamo nella direzione giusta, serve cautela”
Il vicepresidente ha poi risposto alle critiche della politica italiana nei confronti della Bce per il suo approccio nel tagliare i tassi, ritenuto troppo cauto. “Partiamo dal presupposto di ascoltare tutte le opinioni attentamente e con mente aperta”, afferma de Guindos, ricordando al tempo stesso che “la Bce e le banche centrali sono istituzioni indipendenti”.
Il messaggio lanciato a cittadini italiani ed europei è che “è importante essere cauti e prudenti. Abbiamo ridotto i tassi d’interesse e la traiettoria della nostra politica monetaria è molto chiara, ma il livello di incertezza è enorme e non possiamo fare errori. Ecco perché un approccio graduale sarà fondamentale nell’attuazione della politica monetaria.”
Ciononostante, “voglio rassicurare che le cose si stanno muovendo nella direzione giusta. Non possiamo ancora cantare vittoria, ma fino a questo momento abbiamo compiuto buoni progressi. E malgrado il rallentamento dell’economia, finora siamo riusciti a ridurre l’inflazione senza produrre una recessione nell’area dell’euro. Se si guarda al mercato del lavoro, la situazione resta positiva. Mi auguro quindi che nel medio periodo risulti più evidente che la situazione evolve nella direzione giusta.”
Il parere del vicepresidente su tassa extra profitti banche
Interpellato sul possibile contributo di circa 3,5 miliardi che il governo Meloni punta a ottenere dalle banche italiane intervenendo sulle attività fiscali differite (DTA), de Guindos precisa che “le imposizioni fiscali non devono pregiudicare la solvibilità delle banche o la trasmissione della politica monetaria, nel senso di ostacolare il credito all’economia reale.”
Non avendo visto la versione definitiva della misura, il vicepresidente non ha espresso un’opinione, ma ha elogiato la precedente versione, che prevedeva per le banche l’alternativa di destinare i fondi a riserva per rafforzare il capitale, invece di pagare tasse aggiuntive.
Questa misura, per il funzionario, “era equilibrata, ad esempio in termini di compatibilità tra entrate fiscali e solvibilità delle banche. Credo che sia stato l’approccio più equilibrato fra i molteplici adottati dai paesi europei che hanno applicato imposte sul sistema bancario”.
La view sul dossier Unicredit-Commerzbank
Uno dei temi caldi nel settore bancario europeo è senza dubbio la possibile fusione transfrontaliera tra Unicredit e Commerzbank, che si sta inevitabilmente evolvendo in una questione politica.
A tal proposito, pur riconoscendo le complessità dell’operazione, de Guindos ricorda che “il completamento dell’unione bancaria dovrebbe rappresentare la priorità numero uno nell’agenda economica dell’Unione europea” e che “sarà molto difficile avere una vera unione economica e monetaria senza un’unione bancaria”.
Per avere un mercato bancario unico, “servono banche autenticamente paneuropee. Per questo motivo ritengo importante il consolidamento transfrontaliero del settore bancario. Non entro nel merito delle singole operazioni, ma a mio parere un approccio europeo dovrebbe prevalere su quelli nazionali. È così che dovrebbe procedere l’integrazione”, afferma, ricordando che la valutazione della Bce si fonda “sempre esclusivamente su criteri prudenziali e di solvibilità”.
De Guindos incalza Meloni sul Mes
Infine, de Guindos punzecchia l’Italia su una questione spinosa, ovvero la mancata ratifica del Meccanismo europeo di stabilità. Le ultime modifiche, infatti, richiedono la firma di tutti i Paesi membri per essere approvate e il governo italiano è l’unico in Europa a non avere ancora siglato il via libera al Mes.
“Ho già parlato dell’importanza di far prevalere un approccio europeo su un approccio nazionale. Ma questo principio deve essere coerente da tutte le angolazioni e in ogni tipo di situazione”, chiarisce il funzionario spagnolo. “A mio avviso, un approccio pro-europeo all’integrazione dell’economia, del sistema bancario e dei mercati dei capitali dovrebbe prevalere per tutti gli aspetti in questione, inclusa la riforma del Mes. La ratifica della riforma del trattato istitutivo del Mes rappresenterebbe una chiara decisione pro-europea.”