Tassi Bce: dibattito inflazione sulla bocca di tutti. Falchi e colombe divisi su taglio jumbo

Mentre prosegue il “dibattito a distanza” sui prossimi tagli dei tassi da parte della Bce, oggi arrivano le nuove indicazioni sulle aspettative di inflazione dei consumatori nella zona euro che hanno continuato ad attenuarsi. Indicazioni che danno ulteriore fiducia ai policymaker che si possa raggiungere il target sull’inflazione prima delle attese.
Intanto eri il mercato si è soffermato sulla pubblicazione degli indici Pmi della zona euro, con la stima flash di ottobre che ha mostrato un’ulteriore debolezza dell’attività economica in calo per il secondo mese consecutivo. “Per la Banca Centrale Europea, gli ultimi dati rappresentano una sorpresa non piacevole“, avverte Cyrus de la Rubia, chief economist di Hamburg Commercial Bank.
Dopo la riunione di ottobre della Bce, si sono susseguiti numerosi incontri internazionali che hanno “regalato” numerosi commenti dei membri del consiglio direttivo guidato da Lagarde (tra cui gli interventi dall’evento annuale dell’FMI a Washington). Dai numerosi commenti sul futuro percorso dei tassi di interesse emerge che la frattura tra colombe e falchi si sta di nuovo allargando. “Il taglio dei tassi della scorsa settimana è stato solo l’inizio e i commenti di questa settimana indicano che la Bce è ora desiderosa di riportare rapidamente i tassi a neutrali”, commentano da ING.
Inflazione Ue, le ultime sulle aspettative
Inflazione ancora sotto i riflettori questa mattina, con la Banca centrale europea (Bce) che ha pubblicato il consueto sondaggio relativo alle aspettative dei consumatori dell’area euro relative al mese di settembre. Nel dettaglio, il tasso mediano di inflazione percepita nei 12 mesi precedenti ha mostrato una nuova flessione, passando al 3,4% dal 3,9% di agosto e dal 4,1% di luglio. Le percezioni dei consumatori sull’inflazione passata sono scese ancora di ben 5 punti percentuali rispetto al picco dell’8,4% di inflazione percepita, toccato nel settembre del 2023.
Per i prossimi 12 mesi le aspettative medie per l’inflazione sono calate al 2,4%, dal 2,7% precedente, e si sono attestate al livello più basso da settembre 2021. Anche le aspettative medie per l’inflazione nei prossimi tre anni sono diminuite a settembre, di 0,2 punti percentuali, al 2,1%, il livello più basso da febbraio 2022 (quando la Russia ha invaso l’Ucraina). Le aspettative di inflazione negli orizzonti di un anno e tre anni sono rimaste al di sotto del tasso percepito in passato.
Un’inflazione che nel mese di settembre ha mostrato un rallentamento più rapido del previsto. Nel dettaglio l’indice dei prezzi al consumo ha mostrato un +1,7% su base annua dal 2,2% di agosto, facendo anche meglio del +1,8% della stima flash e del consensus Bloomberg. Il dato core, ossia al netto delle componenti più volatili, si è attestato al 2,7%, confermando le attese e la lettura flash. Ma a destare preoccupazione c’è la debolezza dell’attività economica, soprattutto sul fronte manifatturiero.
Ieri proprio il capo economista della Bce, Philip Lane, è tornato sul tema inflazione. “il 2024 è un anno di transizione, in cui le componenti legate al passato sono ancora in gioco. Ma l’analisi dell’inflazione di fondo indica anche che il processo di disinflazione è sulla buona strada e che l’inflazione è destinata a tornare al target nel corso del 2025”, ha dichiartato Lane nel corso di un evento organizzato dalla Fed di Cleveland.
Pmi ancora deboli a ottobre, brutta sorpresa per Bce
Un altro elemento di preoccupazione è la debolezza dell’attività economica e delle imprese, in particolare nel manifatturiero, che potrebbe contribuire a accelerare la disinflazione. La prima fotografia del mese di ottobre rilasciata ieri da S&P Global mostra un’attività economica dell’eurozona in lieve calo per il secondo mese consecutivo e indica un declino marginale complessivamente allineato con quello di settembre. Nel dettaglio, l’indice Pmi servizi è sceso a 51,2 nella stima flash di ottobre dal precedente 51,4, mancando le attese pari a 51,5. Il Pmi manifatturiero è in lieve ripresa, attestandosi a 45,9 da 45 (consensus Bloomberg a 45,1).
Bce, aperta discussione su taglio jumbo?
La discussione sui prossimi tagli dei tassi resta aperta. Una settimana fa la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato ne corso della conferenza stampa che la decisione di tagliare i tassi di interesse è stata principalmente guidata dal fatto che “la disinflazione è in carreggiata”. “Lagarde ha cercato di trasmettere il messaggio che la Bce non è in preda al panico ma ha il pieno controllo del processo di disinflazione e ha tagliato i tassi non perché doveva, ma perché poteva”, sottolinea Carsten Brzeski, global head of macro di ING, ricordando che tra le riunioni di settembre e ottobre sono stati pubblicati pochi dati macroeconomici.
“Il fatto che alcuni funzionari della Bce stiano discutendo apertamente di un possibile taglio dei tassi di 50 punti base alla riunione di dicembre indica un’ulteriore accelerazione del ritmo dell’allentamento della politica monetaria. Ora sembra che la Bce non solo possa tagliare i tassi, ma debba tagliarli”, segnala ancora l’economista che invita a porsi una domanda: “cosa ha innescato questo improvviso fermento quando Lagarde la scorsa settimana ha dichiarato che non si va verso una recessione nell’eurozona?”.
Da ING spiegano: “I dati ufficiali da soli non sono sufficienti a giustificare un cambiamento significativo nella valutazione macro della Bce. Sembra esserci qualcosa di più: ovvero il rischio di un’inflazione “undershooting”. Per molto tempo, la Bce ha messo in guardia contro un’inflazione interna sticky, ma ora ci sono più membri che parlano del rischio di un’inflazione undershooting. In effetti, l’inflazione headline è scesa sotto il 2%, ma soprattutto a causa di effetti base favorevoli esercitati dalla componente energetica. L’inflazione dei servizi e l’inflazione core rimangono troppo elevate”.
“Nelle ultime settimane, la Bce ha impresso una notevole inversione a U, che ci aspettavamo si verificasse all’inizio del 2025 – segnala -. Si allontana dalle preoccupazioni sull’inflazione e guarda ai crescenti timori sulla crescita”. E conclude: “Dopo essere stata lenta nell’affrontare l’aumento dell’inflazione e presumibilmente in ritardo nell’arrestare gli aumenti dei tassi lo scorso anno, ora la Bce sembra determinata ad anticipare la curva e riportare i tassi di interesse alla neutralità il più rapidamente possibile. Questa nuova determinazione significa anche che un taglio dei tassi di 50 punti a dicembre non può più essere escluso. Per vedere un taglio dei tassi di 50 punti base a dicembre, tuttavia, abbiamo bisogno di vedere un’altra serie di dati di bassa inflazione più una significativa revisione al ribasso delle previsioni di inflazione e crescita. Senza queste revisioni, un presentimento negativo da solo non basterà”.