Bce, addio Mario Draghi: l’uomo che ha salvato l’euro, l’italiano che ha sfidato la Germania, l’angelo dei BTP
Mario Draghi, il banchiere centrale che ha salvato l’euro e l’Europa (sicuramente l’Italia), rompendo i tabù della politica monetaria della Bce. Mario Draghi, in versione Super Mario o WhateverItTakes, che ha lanciato il dogma “l’euro è irreversibile”. Mario Draghi l’italiano che ha fatto andare su tutte le furie i falchi tedeschi, a cominciare dall’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, fino all’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann, presiedierà domani l’ultima riunione della Bce nelle vesti di presidente.
Draghi troppo colomba, Draghi troppo pro-Italia, Draghi in versione Conte Dracula , come lo ha raffigurato il quotidiano tedesco Bild, dopo il bazooka monetario lanciato dalla Bce lo scorso 12 settembre. Dracula perchè la sua politica di tassi negativi sta succhiando – secondo le accuse teutoniche – i soldi dei risparmiatori. Dracula perché sta succhiando anche la redditività delle banche europee che, a causa dei tassi sotto lo zero, sono costrette a pagare se vogliono parcheggiare la loro liquidità presso la Bce; e che, visto che il colpo alla redditività si sta confermando pesante, ora stanno anche pensando di condividere il salasso con i clienti, facendo tremare di paura i correntisti. (vedi il caso-gaffe di UniCredit e le precisazioni di Intesa SanPaolo)
A febbraio, il Wall Street Journal scriveva già, in vista della scadenza del suo mandato come Mario Draghi, ex governatore di Bankitalia, fosse una figura dominante nel panorama economico e bancario dell’Europa.. Il banchiere era riuscito a tenere unita l’Europa, si leggeva nell’articolo, rompendo tabù e lanciando programmi innovativi per la politica monetaria europea, come il Quantitative easing (QE), ovvero l’acquisto dei titoli di stato.
Mario Draghi mancherà: a dirlo sono in tanti. E chissà se l’uomo dall’inconfondibile aplomb britannico (che dire di come reagì quando, in una riunione dell’aprile del 2015, dovette affrontare anche la foga di un’attivista, che gli lanciò contro diversi fogli di carta, cantando “Ponete fine alla dittattura della Bce?”) si commuoverà, domani, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio direttivo da lui presieduta.
Dopo la riunione, mancherà esattamente una settimana alla fine della sua presidenza, fissata al prossimo 31 ottobre. Al suo posto, arriverà l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che di certo si troverà tra le mani più di una patata bollente. E che dovrà decidere se raccogliere l’eredità del suo predecessore o dare quel segnale di discontinuità che i Paesi del Nord chiedono da tanto tempo.
Mario Draghi, in Italia lo vedono al Colle o a Palazzo Chigi
La stampa mondiale è tutta concentrata a fare il ritratto di quest’economista italiano, mentre quella italiana di nuovo si interroga sui suoi piani.
Il Giornale lo indica tra i papabili per il Quirinale, presentandolo come potenziale successore di Sergio Mattarella.
“In prima posizione c’è sicuramente l’ex presidente della Bce Mario Draghi che, qualora Pd e M5S non trovino l’accordo su un nome ‘innovativo’ potrebbe essere presentato e votato in quanto ‘salvatore della Patria’.
Libero Quotidiano riprende un altro articolo del Giornale, scritto da Augusto Minzolini, secondo cui il piano del leader di Italia Viva Matteo Renzi sarebbe quello di avere Draghi premier:
“Ad oggi, Renzi, promette fiducia al premier del futuro, il cui nome viene snocciolato in chiusura: Mario Draghi. Nome fatto tra le righe: promettere la fiducia “in un possibile domani a – uno che somigli a – un Draghi”. Ma poiché tra poco – il 24 ottobre – Draghi lascerà la presidenza della Bce…”
Bloomberg si concentra più sui successi che il banchiere è riuscito a collezionare in questi ultimi otto anni, e lo definisce: ‘l’Vngelo dei bond’ (si potrebbe dire anche – o soprattutto? – l’angelo dei BTP, visto che con le sue manovre anti-convenzionali, il numero uno della Bce ha fatto molto per ridurre il rischio Italia.
Nel citare gli indici di Bloomberg Barclays, l’articolo segnala che, “da quando Draghi ha preso il timone della Bce, otto anni fa, i bond sovrani europei sono volati, con il debito tedesco che rende il 27% e quello dell’irlanda quasi il 90%. Un trade da sogno. Draghi ha tagliato i tassi due giorni dopo l’inizio del suo mandato – continua Bloomberg – e ha continuato a onorare la sua famosa promessa, annunciata nel 2012, di “fare qualsiasi cosa” (per l’appunto “Whatever It Takes” per garantire la tenuta dell’area euro”.
“Ancora, (Draghi) ha gestito un programma di acquisti di bond da trilioni di euro, introducendo i tassi di interesse negativi e misure per sostenere le banche”. Il risultato è che “la politica monetaria espansiva di Draghi ha lasciato un marchio notevole sui bond governativi tedeschi, che rappresentano i titoli di stato benchmark dell’area (euro)”.
Viene segnalato anche come i tassi decennali dei Bund tedeschi fossero attorno al 2% quando Draghi salì alla Bce, per poi crollare al minimo senza precedenti di quest’anno, a -0,74%, a fronte di una curva dei rendimenti della Germania che è diventata tutta negativa“.
E “i bond italiani mostrano una traiettoria ancora più impressionante, visto che i tassi (decennali) sono scesi da quasi il 7,5% del 2011 allo 0,75% di quest’anno“.
Ma in una cosa Draghi ha fallito, come emerge da un articolo dell’FT: riuscire a centrare il target d’inflazione della Bce, al di sotto ma vicino al 2%.
“Il tasso di crescita dei prezzi è rimasto al di sotto di questo livello per la maggior parte del mandato di Draghi, con l’indice dei prezzi al consumo inferiore del 7% rispetto al livello che avrebbe dovuto testare se la Bce fosse riuscita a centrare il suo target di inflazione a partire dal 2011. Dunque, nonostante tutti gli altri successi, (Draghi) non è riuscito a centrare il suo principale obiettivo. “Il paradosso più grande di Draghi è che è stato uno dei banchieri centrali della storia moderna più attivo e credibile ma, nonostante questo, lascerà la Bce con uno dei risultati peggiori sul fronte dell’inflazione“.
Di fatto, ha fatto notare al Financial Times Christian Odendahl, responsabile economista presso il Centre for European Reform, c’è poca speranza che l’inflazione rialzi la testa presto, visto che l’indice dei prezzi al consumo ha rallentato il passo a settembre fino allo 0,8%, minimo in tre anni, e se si considera che la Bce prevede che l’inflazione rimarrà debole nel prossimo futuro”.
Insomma, ci sarebbe da dire – e molti lo dicono – che, dopo tutta questa fatica, l’inflazione latitante è rimasta una Mission Impossible. Anche per Draghi Whatever It Takes.