Notizie Notizie Italia Banco BPM da pecora nera a star tra le banche, ma gli short non si placano. UBS vede nozze con UBI non vicine

Banco BPM da pecora nera a star tra le banche, ma gli short non si placano. UBS vede nozze con UBI non vicine

17 Ottobre 2019 09:24

Corre a più non posso in Borsa il titolo Banco  BPM che nelle ultime 5 sedute segna un sonante +15%, nessuno meglio di lei tra le banche. Il titolo con il +3,11% di ieri si è spinto fino a 2,168 euro verso i massimi annui. A trainare ieri le azioni della banca lombarda l’indiscrezione di Bloomberg secondo cui Banco Bpm potrebbe finalizzare la cessione della società di credito al consumo, Profamily, valutata attorno ai 100 milioni di euro. In generale il titolo ha visto la svolta il mese scorso con il ritorno concreto di voci circa una futura fusione con UBI banca. Fino a poche settimane fa il titolo risultava il peggiore di tutto il Ftse Mib con saldo ampiamente negativo. Ora la situazione in Borsa è cambiata. Nonostante il forte recupero nell’ultimo periodo (+33% dai minimi di metà agosto) in scia al rilancio delle ipotesi di M&A, Banco BPM risulta ancora tra i più shortati dell’intero listino. 

L’ultimo aggiornamento di ieri delle PNC (Posizioni nette corte) vede sempre 9 posizioni short aperte ma con una percentuale in lieve calo al 7,34%.

Dopo UBI arrivano anche i rumor su cessione di Profamily

Oggetto della vendita il business no-captive di Profamily, in quanto la parte captive è stata venduta a Ducato nel secondo trimestre di quest’anno. La divisione di credito al consumo, creata nel 2010 ed ereditata dalla Bpm, sarebbe nel mirino di alcuni fondi di private equity, tra cui Apollo, Atlas, Alchemy, Chenavari e Christofferson, Robb & Co ed entro fine ottobre sono previste le offerte vincolanti. “Banco Bpm ha detto durante la conference call del secondo trimestre che ha iniziato il processo di vendita di Profamily (che ha in pancia 1,3 miliardi di euro di prestiti), che, secondo la banca, potrebbe portare a una riduzione di 1 miliardo di euro di RWA (Risk-Weighted Assets), pari a +20 punti base del CET1 ratio, con un impatto trascurabile sull’EPS” sottolineano gli analisti di Mediobanca, che stimano un “CET1 al 12,3% nel 2019, che potrebbe aumentare fino al 12,5% dopo la cessione di Profamily”. Mediobanca ha una raccomandazione Neutral su Banco Bpm con target price a 2 euro.

Nozze con Ubi? Per UBS s’ha da fare ma non in tempi brevi

La banca guidata da Giuseppe Castagna è balzata alle cronache finanziarie negli ultimi mesi per le probabili nozze con Ubi Banca, un’unione tra il terzo e quarto gruppo bancario italiano che porterebbe alla creazione di un player bancario con una potenza di fuoco invidiabile nelle maggiori regioni del Nord (Piemonte, Lombardia e Veneto). E’ Bloomberg Intelligence Unit a sottolineare che le nozze tra i due  porterebbe alla creazione di un ente finanziario con quasi 300 miliardi di euro di totale attivo e a un significativo recupero dei costi e con 1 miliardo di sinergie.  Sui conti delle possibili condizioni economiche per l’integrazione tra le due banche è stato il Corriere Economia a fare ipotesi. Nel caso in cui si dovesse davvero andare verso una fusione sarebbe necessario varare un aumento di capitale. Secondo l’inserto del Corriere della Sera sarebbe per un ammontare compreso tra i 2,47 e i 3,61 miliardi di euro. Inoltre, le sinergie di costi potrebbero non essere sufficienti per garantire il futuro al sistema e serve spostare l’attenzione sul fronte dei ricavi.

Sul dossier Banco BPM-Ubi sono intervenuti anche gli analisti di Ubs, secondo cui l’aggregazione è possibile anche se probabilmente non sarà in temi brevi, vista la volontà di consolidare l’asset quality e la situazione patrimoniale dei due istituti. Sulla carta, sottolinea il broker svizzero, l’alleanza farebbe emergere un deficit di capitale stimabile in 2 miliardi di euro al fine di far fronte alle più elevate necessità di copertura dei crediti deteriorati e ai costi di ristrutturazione (stimati in 850 milioni) e il rafforzamento patrimoniale ipotizzato servirebbe a mantenere almeno un Cet1 del 12%. Comunque il deficit sarebbe parzialmente compensato, secondo Ubs, dalla rivalutazione del portafoglio delle attività finanziarie Held-to-Collec.