Banche europee post crac SVB. Parlano gli analisti
Banche europee: quali conseguenze dal crac SVB
Le banche europee stiano tranquille: il fallimento di SVB-Silicon Valley Bank, la banca americana delle start up, non rischia di creare un terremoto finanziario in Europa. A dirlo gli analisti di Deutsche Bank e Citigroup, interpellati da Bloomberg, che confermano, anche, che i titoli delle banche europee rimangono appetibili, in un contesto in cui la Bce di Christine Lagarde si appresta ad annunciare nuovi rialzi dei tassi anti-inflazione.
Gli esperti di Citigroup e di Deutsche Bank hanno fatto notare che le banche europee hanno la possibilità di accedere a diverse fonti di liquidità, fattore che si unisce alla solidità dei loro depositi.
Ancora, le riserve che hanno accantonato sono superiori a quelle di SVB.
Gli analisti di Citi hanno poi sottolineato che, a loro avviso, nel caso in cui le banche fossero costrette a smobilizzare i titoli di stato detenuti in portafoglio per finanziarsi, i rischi sui loro livelli di capitale non sarebbero tali da scatenare il panico.
In un momento in cui le stesse autorità hanno avvertito le banche europee, gli analisti di Citi hanno detto anche di “non essere a conoscenza” di una qualsiasi banca europea che faccia affidamento in modo così significativo su una precisa categoria di clienti, così come nel caso di SVB, esposta soprattutto a start-up attive nel settore tecnologico, healthcare e di scienze naturali.
“Crediamo che questo sia un altro test (e speriamo che sia la prova definitiva) che dimostra che le banche europee sono molto più resilienti e non l’anello debole del sistema finanziario“.
SVB: il grande annuncio di Fed-FDIC-Tesoro Usa sui depositi
Nel frattempo, il caso Silicon Valley Bank non si conferma certo l’unico ad assillare Wall Street, dove si assiste oggi tuttavia a un indubbio miglioramento del sentiment, grazie alle novità arrivate ieri, domenica 12 marzo, dalla Federal Reserve di Jerome Powell, dal Tesoro Usa guidato da Janet Yellen e dall’FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation), quest’ultima autorità federale che ha assunto il comando di SVB lo scorso venerdì.
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In una nota diffusa nella giornata di ieri, le tre autorità federali hanno fatto il grande annuncio che ha risollevato l’umore della finanza mondiale: niente bailout, come aveva detto la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, ma uno strumento per assicurare che a tutti i titolari di conti correnti di SVB vengano restituiti i depositi effettuati.
“Oggi prendiamo la decisione di proteggere l’economia americana rafforzando la fiducia dei cittadini nei confronti del nostro sistema bancario”, si legge nella nota.
La Federal Reserve ha annunciato anche la creazione di un nuovo strumento Bank Term Funding Program (BTFP) volto a blindare i depositanti, ovvero i titolari dei conti correnti, offrendo prestiti fino alla durata di un anno a banche e altre istituzioni finanziarie.
“Questa mossa – hanno annunciato la Fed, il Tesoro Usa e l’FDIC – è volta ad assicurare che il sistema bancario americano continui ad assicurare le sue funzioni vitali, al fine di proteggere i depositi e per fornire accesso al credito alle famiglie e alle imprese in un modo che sostenga una crescita economica sostenibile e solida”.
E dopo SVB chiude anche Signature Bank, l’altra grande banca crypto
Questo significa che, a partire dalla giornata di oggi, tutti i titolari di depositi di SVB Silicon Valley avranno accesso ai loro soldi. E non saranno i soli. Lo stesso vale per i clienti di Signature Bank.
E sì, perchè sempre ieri le autorità americane hanno annunciato la chiusura anche di Signature, banca particolarmente esposta al mondo crypto, insieme alla rivale Silvergate che ha già comunicato, la scorsa settimana, la propria liquidazione.
“Alla luce dei recenti sviluppi normativi e di settore, Silvergate ritiene che una chiusura ordinata delle operazioni della banca e una sua liquidazione volontaria siano la strada migliore da percorrere – aveva dichiarato la banca di La Jolla, San Diego, in un documento normativo. “Il piano di liquidazione della Banca prevede il rimborso integrale di tutti i depositi. La Società sta inoltre valutando il modo migliore per risolvere le richieste di risarcimento e preservare il valore residuo delle sue attività, tra cui la tecnologia proprietaria e le attività fiscali”.
Insomma anche Silvergate, nota come banca delle criptovalute, ha fatto crac, prima dell’annuncio di SVB e di Signature, dopo aver scommesso forte un po’ troppo nel mondo crypto.
La crypto scommessa aveva sicuramente dato soddisfazione all’apice dell’euforia su Bitcoin & Co, al punto che il prezzo delle sue azioni era salito di oltre il 1.500% tra il novembre 2019 e il novembre 2021.
Poi, il declino, sancito con il mercato ribassista delle criptovalute, dopo il crollo di TerraUSD nel maggio 2022. Ciliegina sulla torta, il fallimento del gigante del settore FTX, che ha aggravato la situazione: le società di criptovalute non avevano più denaro da depositare presso Silvergate.
Il caso Silvergate è esploso con l’annuncio della banca relativo alla decisione di posticipare la diffusione dei conti annuali a causa della necessità di rivedere i suoi libri contabili insieme ai suoi revisori. Immediato l’effetto sull’intero mondo crypto, con i prezzi del Bitcoin che hanno pagato la batosta.
Ora, addio anche alla rivale Signature Bank, che le autorità federali hanno deciso di chiudere per prevenire il contagio della crisi innescata con il crac della banca delle start up SVB, citando la presenza di un rischio sistemico (per Signature), ma precisando anche che tutti coloro che hanno conti presso l’istituto riceveranno i loro soldi indietro.
“Tutti i depositi di questa istituzione saranno restituiti per intero. Così come nel caso di Silicon Valley Bank, non ci saranno perdite per i contribuenti”, si legge nel comunicato congiunto, che esclude dunque, anche in questo caso, l’opzione di un bailout.
Il 31 dicembre 2022, Signature presentava asset per un valore di $110,4 miliardi e depositi per un ammontare di $88,6 miliardi.
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Nella nota “Anche le banche europee potrebbero essere costrette a vendere obbligazioni?”, Guy de Blonay, Investment Manager, Financial Equities di Jupiter Asset Management, si è focalizzato sulle possibili conseguenze del collasso di SVB sulle banche europee, riassumendo e commentando quanto accaduto in questi ultimi giorni a Wall Street.
Il gestore di investimenti ha rimarcato che Silicon Valley Bank ha annunciato giovedì scorso perdite per 1,8 miliardi di dollari dopo aver smobilizzato titoli di stato e titoli garantiti da ipoteca del valore di $21 miliardi.
“Il disinvestimento obbligazionario è stato effettuato per coprire un significativo deflusso di depositi -ha riassunto la nota, che ha fatto riferimento al tonfo del 60% del titolo SVB, ma anche dei titoli di altre banche, “come conseguenza della preoccupazione per la potenziale pressione sulla valutazione degli asset e il deflusso di depositi”.
Anche de Blonay ha messo in evidenza, tuttavia, che “la Silicon Valley Bank ha una struttura di bilancio meno diversificata rispetto a molte grandi banche globali ed è più esposta ai deflussi di depositi a causa di un tipo di cliente molto specifico: gli imprenditori tecnologici”.
Di conseguenza, guardando all’Europa, “riteniamo che il rischio di ingenti deflussi di depositi (praticamente di ban run, corsa agli sportelli) e successivi disinvestimenti obbligazionari ed emissioni di capitale sia basso per le banche europee diversificate“.
Certo, ha avvertito, “quanto è accaduto attira l’attenzione sul cambiamento della politica monetaria e sul suo potenziale impatto sulle banche”, visto che “l’aumento dei tassi e l’inasprimento quantitativo, rimuovendo la liquidità dal sistema finanziario, possono esercitare pressioni sul valore degli asset e sui depositi, alterando le strutture di bilancio e incidendo sul margine di interesse netto”.
Ma questa situazione dovrebbe interessare secondo de Blonay soprattutto gli Stati Uniti.
Dunque?
“Continuiamo a preferire le banche europee rispetto a quelle statunitensi, con i tassi per ora ancora favorevoli in Europa (molto più che negli Stati Uniti) per i titoli bancari”, ha scritto l’Investment Manager, Financial Equities di Jupiter Asset Management.
Tra l’altro, “le revisioni delle stime di consenso rimangono stabilmente positive, il rendimento del capitale e il miglioramento della redditività continua a essere un pilastro fondamentale nella narrazione e, a nostro avviso, anche le valutazioni rimangono interessanti”.
Insomma, secondo diversi analisti le banche europee potrebbero essere al momento ancora blindate, a dispetto della loro esposizione verso i titoli di stato e sulla scia di quelle regole più severe sui capitali che la Bce e altre banche centrali in Europa hanno varato per proteggerle da eventuali shock di mercato.