Banche archiviano il “miglior trimestre di sempre”: tutti i numeri delle big del Ftse Mib

Fonte immagine: iStock
Il primo trimestre del 2025 si conferma uno dei migliori di sempre per il settore bancario italiano. Numeri alla mano, i big del settore hanno archiviato delle trimestrali molto solide, arrivando a segnare in alcuni casi livelli record.
E a dare man forte a questi risultati, il report della Fondazione Fiba di First Cisl, secondo cui la corsa delle commissioni mette le ali ai bilanci dei primi cinque gruppi bancari italiani nel primo trimestre dell’anno, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, Mps e Bper.
Con utili in forte crescita, commissioni in volo, efficienza operativa in aumento e una qualità del credito stabile, le principali banche del Paese dimostrano di saper affrontare con successo le sfide di un contesto in evoluzione, offrendo agli investitori solidità e risultati concreti.
Trimestrali da record per le prime cinque banche italiane
I conti parlano chiaro. Unicredit ha chiuso il trimestre con 2,8 miliardi di euro di utile netto, in crescita dell’8,3%, e con un EPS in aumento del 18,2%, mentre il dividendo per azione è salito del 46,3%. Intesa Sanpaolo ha registrato un utile netto di 2,6 miliardi, in aumento del 13,6%, e conferma un obiettivo di oltre 9 miliardi per l’intero anno.
Anche Banco BPM segna un risultato storico: 510,7 milioni di euro, +37,9% rispetto al 2024. Considerando la piena integrazione di Anima, l’utile tocca i 549 milioni, già superiore al target 2027. BPER ha messo a segno l’utile trimestrale più alto di sempre, con 442,9 milioni di euro (+43,2%). Infine, Monte Paschi di Siena vanta una patrimonializzazione ai massimi, con un CET1 fully loaded del 19,6%, ben sopra le attese di mercato.
Commissioni in crescita: il nuovo motore degli utili
Che il primo trimestre del 2025 abbia regalato ottimi risultati alle principali banche italiane lo conferma anche la corsa delle commissioni nette, che crescono del 7,6%, compensando ampiamente il calo degli interessi netti (-5,5%) legato alla riduzione dei tassi BCE.
I numeri sono quelli della Fondazione Fiba di First Cisl che ha posto al centro la performance delle prime cinque big italiane. Ebbene, da questa emerge come le commissioni rappresentano ora quasi il 40% del margine primario, confermando una trasformazione strutturale del modello di business bancario, sempre più orientato ai servizi e al risparmio gestito.
I proventi operativi crescono dell’1,9%, anche grazie agli altri ricavi, sostenuti dall’incremento di valore del portafoglio finanziario. Sul fronte dei costi, si registra una leggera contrazione dei costi operativi (-0,5%) e del personale (-0,4%), complice anche la riduzione di oltre 4.000 dipendenti e la chiusura di 514 filiali (-4,4%). L’efficienza operativa migliora sensibilmente, con il cost/income in calo dal 39,8% al 38,8%, ben sotto la media europea del 52,4%. Anche l’incidenza dei costi del personale sui proventi scende dal 24,8% al 24,3%.
La qualità del credito resta elevata: gli impieghi in stage 2 calano dal 9,6% al 9,3%, mentre l’NPL ratio netto rimane stabile all’1,4%. Il costo del rischio di credito migliora, attestandosi a 20 punti base (contro i 22 del primo trimestre 2024), mentre le rettifiche su crediti incidono meno, passando dal 3,7% al 3,2% sui proventi operativi.
Commissioni in crescita: a trainarle il risparmio gestito
A sostenere i risultati è anche un deciso aumento della produttività, con le commissioni nette per dipendente in crescita del 9,6% e il risultato netto di gestione pro capite salito del 6,4%. La patrimonializzazione resta solida: il CET1 ratio medio si attesta al 14,94%, a conferma di un sistema bancario robusto e competitivo a livello europeo.
Ma a spingere le commissioni è l’incremento delle masse di risparmio gestito, cresciute di oltre il 10% in due anni. In un contesto dove le banche ottimizzano i propri bilanci puntando sulla gestione del risparmio, emerge però una voce critica. Il Segretario generale nazionale di First Cisl, Riccardo Colombani, sottolinea come il risparmio stia perdendo la sua funzione originaria: quella di motore per il finanziamento dell’economia reale.
“Il risparmio rappresenta sempre più l’oggetto del desiderio delle banche – afferma Colombani – Non solo per compensare il calo degli interessi, ma perché consente ricavi alti, rischi bassi e capitale liberato per altre attività. È un toccasana per il conto economico e per il valore in Borsa. Ma il problema è che finanzia sempre meno l’economia reale”. Secondo Colombani, la struttura del mercato italiano dei capitali – ancora troppo piccolo e poco efficiente – limita la capacità del risparmio di alimentare direttamente i sistemi produttivi. Allo stesso tempo, le grandi banche hanno ridotto il credito alle imprese non finanziarie, facendo venir meno anche il canale indiretto di finanziamento.
Il risultato è che una quota crescente di risparmio gestito viene investita all’estero, in economie con mercati finanziari più sviluppati, mentre il rapporto tra impieghi e raccolta delle banche italiane resta molto più basso rispetto alla media delle omologhe europee, in particolare tedesche e francesi. “Servono politiche pubbliche di indirizzo e incentivazione – conclude Colombani – per fare in modo che il risparmio torni davvero a essere quel ‘bene della comunità’, come lo ha definito il Presidente della Repubblica il 31 ottobre 2024, in occasione della centesima Giornata mondiale del risparmio”.