Mps e Mediobanca: utili oltre le attese per le “rivali”. Siena apre su Bca Generali, Piazzetta Cuccia elenca i rischi dell’Ops Mps

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Ai tempi del risiko bancario, vissuto in questo 2025 a colpi di Ops, succede anche questo. Solitamente, il calendario vedeva Banca Monte dei Paschi (Mps) e Mediobanca comunicare i risultati finanziari in giornate diverse, soprattutto in orari diversi. Forse è solo un piccolo dettaglio, certo è che l’attenzione su queste due banche e sulle loro operazioni in corso resta alta.
Le due banche di Piazza Affari in questione hanno annunciato una dietro l’altra i conti trimestrali, registrando in entrambi in casi utili in crescita e migliori delle attese. E se la prima ha nuovamente ribadito il suo no fermo all’offerta presentata lo scorso gennaio dalla banca senese, elencando punto per punto “i numerosi fattori di rischio”, da Siena c’è stata un’apertura su Banca Generali che a sua volta, lo scorso 28 aprile, si è vista recapitare l’Ops confezionata da Piazzetta Cuccia.
“Con il forte sostegno degli azionisti in occasione della scorsa assemblea, Mps prosegue in linea con la tempistica prevista nell’esecuzione del percorso verso l’Ops su Mediobanca, il cui razionale industriale è potenzialmente anche coerente con l’operazione annunciata su Banca Generali“, si legge nella nota di Mps.
Ma vediamo i conti appena diffusi delle due “rivali” e la reazione dei titoli in Borsa.
I numeri di Mps
Guardando ai risultati, al 31 marzo 2025 Monte Paschi ha annunciato di avere ha realizzato ricavi complessivi per 1.007 mln di euro (-0,5% a/a), con il Cet1 fully loaded post Basilea 4 che ha raggiunto il livello record del 19,6% (consensus Bloomberg al 18,7%). E ancora il risultato operativo netto ha raggiunto quota 448 milioni (+9,4% rispetto al trimestre precedente e +0,8% su base annua) “grazie alla crescita delle commissioni (+6,5% t/t) oltre all’efficace ottimizzazione dei costi operativi (-1,0%) e alla riduzione del costo del rischio a 46 punti base”.
La crescita delle commissioni nette (+8,9%) e degli altri ricavi della gestione finanziaria (+24,7%) “ha quasi integralmente compensato – spiega una nota – l’attesa contrazione del margine di interesse (-7,5%), penalizzato dalla riduzione dei tassi”. Nei primi tre mesi l’utile netto è cresciuto del 24,2% a 413 milioni di euro, battendo il consensus Bloomberg che indicava profitti per 334,7 milioni.
Alle 11:30 è prevista la conference call con gli analisti, durante la quale il ceo Luigi Lovaglio illustrerà i conti trimestrali. Nell’attesa il titolo Mps sale dello 0,8% circa.
Mediobanca: tutti i dettagli su utili, Nii e dividendo
Mediobanca in evidenza a Piazza Affari, con un rialzo di circa l’1,8% a 19,68 euro post conti. La merchant bank milanese ha annunciato di avere archiviato i primi nove mesi dell’esercizio 2024-2025 con un utile netto di 993 milioni, in crescita del 5% su base annua. Il margine d’intermediazione è salito del 5,3%, attestandosi a 2,77 miliardi, mentre il margine d’interesse è scivolato dell’1,1% a 1,48 miliardi. In termini di solidità patrimoniale, il coefficiente Cet 1 è stato pari al 15,6% “dopo benefici per Basilea IV pari a 55bps”.
I risultati, si legge in una nota della banca guidata da Nagel, poggiano su un solido terzo trimestre che chiude con utile netto di 333,5 milioni (+1,2% t/t, -0,4% a/a) e ricavi di 920 milioni. Conti trimestrali migliori delle attese del consensus Bloomberg che indicava utili di 305,5 milioni e ricavi per 902,3 milioni.
Il board ha deliberato la distribuzione dell’acconto di dividendo, pari a 0,56 euro per azione per un controvalore complessivo di 455 milioni di euro (stacco 19 maggio, record date 20 maggio, pagamento 21 maggio).
Le parole di Nagel su Banca Generali
“Mediobanca ha confermato nei nove mesi, malgrado le incertezze dello scenario, la crescita di tutte le sue divisioni, consolidando le principali iniziative del Piano 23-26. Tutte le piattaforme distributive fisiche e digitali sono state potenziate, attraendo i migliori talenti; l’offerta di servizi è stata ampliata e riposizionata sempre più sul modello Private Investment Banking, con un ottimo riconoscimento da parte dei clienti e dei consulenti”, ha commentato Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca.
Nagel si è poi soffermato sull’Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali lo scorso 28 aprile. “L’aggregazione tra Banca Generali e Mediobanca, che abbiamo annunciato lo scorso 28 Aprile e che porteremo per approvazione da parte degli azionisti nell’assemblea del 16 Giugno, completa il percorso di trasformazione del gruppo Mediobanca in player diversificato, focalizzato su business ad elevata crescita e basso assorbimento di capitale, eccellente per creazione di valore per gli stakeholder. Con oltre il 50% dei ricavi nel Wealth Management ed oltre 210 miliardi di masse della clientela, MB diventerà un leader del Wealth Management, punto di riferimento nel panorama finanziario italiano ed europeo”.
‘Game of Thrones’ a Piazza Affari
Risiko bancario che resta ancora in primo piano per queste due società. La prima a muoversi è stata Mps che ha lanciato a sorpresa a fine gennaio un’Ops su Mediobanca che l’ha prontamente respinta. Non solo, qualche mese dopo, è andata all’attacco e ha lanciato la sua operazione su Banca Generali. Piazzetta Cuccia che è a sua volta il maggiore azionista di Generali ha offerto di scambiare la sua quota pari al 13% nel Leone di Trieste per mettere le mani sulla banca guidata da Mossa. “La proposta conferisce agli azionisti di Mediobanca un un’alternativa migliore all’accordo Monte Paschi”, ha affermato il ceo Alberto Nagel.
Nella nota odierna Mediobanca ha sottolineato come “l’operazione potenzia il profilo reddituale e patrimoniale di Mediobanca e, tramite una significativa riallocazione di capitale, ne ridisegna il mix di ricavi e utili, risultando accrescitiva di valore in termini di profittabilità, utili e capacità di remunerare gli azionisti“. La combinazione crea un leader di mercato, secondo in Italia per totali attivi (210 miliardi di TFA) e rete distributiva (circa 3.700 professionisti), con la maggiore capacità di crescita organica (oltre €15 miliardi di NNM annue) nella fascia alta del mercato del risparmio gestito italiano.
I 7 rischi di Mediobanca
E oggi sempre Mediobanca torna a mettere nero su bianco i fattori di rischio dell’offerta messa sul piatto da Mps. Scorrendo, infatti, tutto il lungo comunicato della banca milanese ecco che vengono messo in evidenza 7 punti chiave:
- La realtà aggregata avrebbe un profilo di banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata (utili aggregati: 63% da retail/SMEs, 14% WM, 12% CIB, altro), ad elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività e rimanendo immutati i rischi insiti nel bilancio di MPS;
- assenza di track record manageriale di MPS nel WM e CIB che rende il rischio di esecuzione particolarmente elevato, anche alla luce della differente cultura aziendale e della mancanza di razionale industriale;
- la riduzione a doppia cifra dell’EPS, per le limitate sinergie da funding a causa del diverso posizionamento della clientela retail, la presenza di cospicue dissinergie di ricavo derivanti dall’uscita di clienti e professionisti nel Wealth management (in particolare di fascia alta –Premier/Private) e nell’Investment Banking che non riconoscono nel gruppo MPS “the bank of choice” e la sostanziale assenza di reali sinergie di costo vista l’assenza di sovrapposizioni delle reti commerciali e i diversi modelli di business e connessi sistemi informativi; prevedibile invece l’emergere di un cospicuo costo di retention legato ai promotori finanziari e ai private & investment bankers;
- la difficoltà di stimare livelli di ROTE, CET1 e quindi pay-out sostenibili della nuova entità per le criticità legate alla tenuta del franchise, per le componenti non ricorrenti presenti nel bilancio MPS (fiscalità e rischi legali), per l’elevata sensitivity ai tassi di interesse ed al rischio di credito in uno scenario di tassi atteso in significativa riduzione ed uno scenario macro penalizzante soprattutto per le SME;.
- l’impatto negativo sul merito creditizio, già sottolineato da tutte le agenzie di rating e alla base del downgrade del Outlook di Moody’s (rating Baa1, Outlook rivisto da Stabile a Negativo il 31 gennaio);
- la prevedibile diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca per il diverso posizionamento strategico, nonché il venir meno della prevista composizione e crescita di ricavi e utili;
- il forte sconto implicito nel prezzo dell’offerta rispetto al valore intrinseco di Mediobanca, delle sue attività, nonché delle sue prospettive di crescita e di creazione di valore.
Tali fattori di rischio, ha spiegato Mediobanca, sarebbero ulteriormente amplificati con la combinazione Mediobanca e Banca Generali.