Notizie banche Esplode il caso Sondrio, cosa sta accadendo tra la Popolare e la Bce?

Esplode il caso Sondrio, cosa sta accadendo tra la Popolare e la Bce?

13 Maggio 2025 09:53

Nel settore bancario, grande protagonista delle cronache di queste ore, esplode il caso Popolare di Sondrio dopo il duro attacco della Bce per “gravi carenze di governance”. Accuse che l’istituto guidato da Mario Alberto Pedranzini rispedisce al mittente con “misure di rimedio in atto” convincendo per ora il mercato. Il titolo ha aperto in rialzo di quasi 1 punto percentuale a Piazza Affari.

Ma di cosa è accusata la Popolare di Sondrio al momento sotto Ops da Bper Banca? Vediamo cosa sta accadendo e la replica della banca lombarda affidata ieri a una lunga e dettagliata nota.

L’attacco Bce

Iniziano a circolare ieri le prime notizie stampa sul richiamo Bce che riguarda “gravi” e “significative carenze” che “incidono” anche sul “sistema di gestione del rischio di credito“.
Francoforte ha così imposto una serie di “misure di vigilanza”, volte a migliorare il governo societario, le cui problematiche coinvolgono non solo le funzioni di risk management, compliance e audit ma anche “la struttura e il funzionamento” della dirigenza apicale e del cda. Rilievi e prescrizioni sono contenuti nella decisione con cui la Bce ha chiuso un’ispezione condotta a Sondrio tra ottobre 2022 e marzo 2023, avente ad oggetto il rischio di credito.
“Sussistono gravi carenze nel quadro di governance del soggetto vigilato” i cui organi decisionali “non sono riusciti a istituire un quadro di controllo interno completo, efficace ed affidabile che individui, misuri, monitori e valuti in maniera adeguata i rischi di credito”, si legge nella decisione. Per la Bce le carenze espongono Sondrio “a una potenziale sovrastima dei propri fondi” e “destano preoccupazioni di carattere prudenziale” in merito “all’adeguata valutazione della rischiosità del portafoglio creditizio” e “all’affidabilità” delle indicazioni sulla “qualità degli attivi”.

La difesa di Sondrio

Alle valutazioni, comunicate alla banca alla vigilia dell’assemblea del 29 aprile, la Popolare di Sondrio ha replicato spiegando che la banca “ha da tempo avviato azioni e misure di rimedio che completerà nei tempi previsti e che la Bce si è riservata di valutare nel tempo in ragione della loro concreta efficacia ed implementazione”.

“Le posizioni per le quali è stato richiesto di procedere alla riclassificazione sono 27 e hanno un controvalore lordo per cassa pari a 158 milioni di euro e netto di circa 113 milioni”, puntualizza Sondrio, che dichiara di avere in corso “interlocuzioni” con la Bce e di non attendersi “significativi effetti” a conto economico dal passaggio a utp dei crediti.

Come rappresentato nel resoconto intermedio sulla gestione al 31 marzo 2025 e nel relativo comunicato diffuso il 6 maggio 2025, per effetto delle potenziali riclassifiche l’incidenza dei Non Performing Loans netti (NPL ratio netto) sul totale dei crediti varierebbe, al 31 marzo 2025, dall’1,04% all’1,36% (l’NPL ratio lordo passerebbe dal 2,9% al 3,3%).
Tanto rumore per nulla secondo la Sondrio che ricorda: “dell’ispezione e dei suoi sviluppi è stata data notizia sia nella documentazione di bilancio relativa all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023 sia in quella relativa al bilancio chiuso al 31 dicembre 2024, nonché nel resoconto intermedio sulla gestione al 31 marzo 2025 in cui si dà conto che, in data 29 aprile 2025, la Bce ha trasmesso alla Banca la decisione finale che impone taluni requisiti e impartisce delle raccomandazioni, che riguardano anche l’efficacia del consiglio di amministrazione, il potenziamento della struttura e il funzionamento del livello dirigenziale e delle funzioni di gestione dei rischi e di revisione interna”.

La governance

Ma è soprattutto sulla governance che Francoforte vuole risultati. A Sondrio viene chiesto di procedere al “rafforzamento dell’efficacia” del cda e al potenziamento della “sua governance sul quadro di gestione del rischio di credito” attraverso la predisposizione di un piano “che delinei le azioni necessarie” e le relative tempistiche di attuazione. Molto più invasive le prescrizioni con cui viene chiesto di “migliorare la struttura e il funzionamento” del top management (il cosiddetto C-Level: ceo, cro, cfo etc…) “compresi tra l’altro” l’ad, il capo del risk management e il capo dei crediti. La Bce chiede infatti “una valutazione indipendente” da parte “di un consulente esterno” che dovrà indicare non solo come “evitare la concentrazione di responsabilità e poteri nelle mani di pochi dirigenti”, “assicurare un’adeguata separazione” e “chiare responsabilità tra le funzioni dirigenziali chiave” e “migliorare la sorveglianza dei processi decisionali” ma anche esprimersi “sull’adeguata composizione dell’attuale squadra di C-level”.

E i tempi sono stretti: la Bce attende il piano entro il 30 settembre con “azioni” che dovranno “migliorare la struttura e il funzionamento” del top management entro fine 2025.