Unicredit detronizza Intesa Sanpaolo: c’è il sorpasso in Borsa. Ora Orcel al duello con Giorgetti su Bpm

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La trimestrale record sfornata ieri ha messo le ali al titolo Unicredit che ha aggiornato i massimi a 14 anni scavalcando Intesa Sanpaolo come titolo a maggiore capitalizzazione di tutta Piazza Affari. Intanto da Roma arrivano segnali di chiusura a eventuali modifiche delle prescrizioni imposte a piazza Gae Aulenti in merito all’offerta su Bpm.
Sorpasso ai danni di Intesa
Con il balzo di oltre il 4% della vigilia, il titolo Unicredit si è spinto ai massimi dal 2011 superando quota 56 euro per azione con capitalizzazione salita a 87,3 miliardi di euro in chiusura, superando così la valutazione di Intesa Sanpaolo ferma a 87 miliardi. Così Unicredit risulta la maggiore società per market cap di tutta Piazza Affari. La capitalizzazione di mercato di UniCredit aveva già brevemente superato quella di Intesa all’inizio di quest’anno.
Unicredit ha registrato un rialzo di circa il 45% dall’inizio dell’anno rispetto al +26% di Intesa Sanpaolo.
Mentre Unicredit sotto la guida dell’ad Orcel ha avviato lo scorso autunno una serie di operazioni, tra cui l’Ops su Banco Bpm e il tentativo di scalata della tedesca Commerzbank, il rivale Intesa Sanpaolo non si è mosso. L’ad di Intesa, Carlo Messina, ha bollato come “confusione” quello che sta avvenendo nel settore del credito italiano e punta a crescere nei settori assicurativo, patrimoniale e della gestione patrimoniale per incrementare i ricavi da commissioni.
Analisti alzano valutazione su Unicredit dopo conti record
Ieri Unicredit ha riportato utili record per 2,8 miliardi di euro nel primo trimestre dell’anno, ben oltre le attese degli analisti. Alla luce di questi riscontri Unicredit ha alzato le stime per l’intero 2025.
Stamattina arrivano le prime promozioni post conti. Barclays conferma overweight e alza il prezzo obiettivo dell’11% a 62,5 euro. “Dopo i risultati del primo trimestre, rivediamo al rialzo la previsione di utile netto rettificato per il 2025-27 con un +5% della stima per l’ano in corso”, spiega Barclays che vede l’M&A come un catalyst chiave, anche se gli obiettivi strategici, la disciplina e i criteri sono chiari.
Ops Bpm, Unicredit chiede chiarimenti a Roma
A tenere banco come da attese è stata la questione Bpm. Nessun passo indietro da parte di Orcel che però aspetta chiarimenti dal governo sulle prescrizioni previste nel decreto Golden Power, che pongono alcuni paletti stringenti all’operazione. “Ci sono aspetti del golden power ancora poco chiari, che vanno approfonditi”, ha detto ieri il banchiere romano aggiungendo che è pronto ad avviare colloqui con il governo. Se questi chiarimenti non verranno forniti, UniCredit deciderà autonomamente come interpretare quelle prescrizioni e se proseguire con l’operazione.
Prescrizioni che vanno dall’obbligo per cinque anni di non ridurre il peso attuale degli investimenti di Anima holding in titoli di emittenti italiani e supportare lo sviluppo della società e non ridurre per 5 anni il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit in Italia; l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali e, infine, cessare tutte le attività in Russia entro nove mesi.
Unicredit dal canto sui sul nodo Russia ha detto che l’uscita graduale sta proseguendo come da programma e sarà ultimata entro metà 2026, quindi un po’ oltre il tempo limite indicato da Roma.
Giorgetti non parteciperà a interlocuzioni
C’è spazio per trattare con Roma? Al momento appare difficile con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che si è mostrato molto ferreo sulla questione Golden Power. Stando a quanto riportato dall’agenzia Reuters, l’esecutivo si siederà al tavolo con Unicredit ma in un’ottica di monitoraggio dell’attuazione tempestiva delle condizioni imposte (il mancato rispetto può portare a multe) e i colloqui saranno portati avanti da figure tecniche, tra cui esperti legali. Non è quindi in programma un incontro diretto tra Giorgetti e Orcel.
Intanto il nodo Golden Power ha acceso i fari dell’Ue. Bruxelles ha chiesto chiarimenti, sollevando la prospettiva di una procedura d’infrazione poiché le norme dell’Ue rendono la Bce l’unica responsabile delle fusioni bancarie. “La Commissione ha chiesto maggiori informazioni su questo caso”, ha detto Olof Gill, portavoce della Commissione europea per i servizi finanziari. Di contro Giorgetti ha chiarito nei giorni scorsi che sulla sicurezza nazionale a decidere è l’esecutivo e non l’Europa.