Notizie Notizie Italia Bagnai: ‘da governo nessun attacco a euro’. E Tria medita no reddito cittadinanza e flat tax per pochi

Bagnai: ‘da governo nessun attacco a euro’. E Tria medita no reddito cittadinanza e flat tax per pochi

28 Giugno 2018 08:03

Lo scorso 21 giugno, la nomina di Alberto Bagnai alla presidenza della commissione Finanze del Senato, insieme a quella di Claudio Borghi alla presidenza della commissione Bilancio della camera, aveva fatto tremare i mercati. Così, almeno, il Financial Times aveva motivato la vendita improvvisa su Piazza Affari, BTP ed euro, sottolineando la natura anti-euro dei due economisti: il quotidiano finanziario britannico aveva definito Bagnai e Borghi due “parlamentari, convinti euroscettici, della Lega di estrema destra”.

Ora Alberto Bagnai chiarisce bene la sua posizione. Intervistato da Reuters, l’economista fa infatti una importante distinzione: un conto sono le sue convinzioni accademiche, che rimangono quelle, un conto è la “responsabilità politica”.

E comunque “questo governo, con questo programma, non farà nulla per attaccare l’euro“.

Certo, non è mancata l’ennesima stoccata alla moneta unica:

“Dire che l’euro sia una buona idea è come dire che la terra è piatta, ma poi c’è la responsabilità politica. Noi siamo politicamente responsabili e questo significa non imporre una agenda accademica a una maggioranza parlamentare, questo è un punto cruciale che deve essere capito“.

Occhio a Bagnai e a rumor su Tria: doppio schiaffo a Di Maio

Le parole di Bagnai arrivano mentre il ministro dell’economia Giovanni Tria manifesta sempre di più il suo volto europeo. Sono state infatti diverse dichiarazioni di Tria a rassicurare, più volte, i mercati. E ora il quotidiano La Repubblica riporta anche alcune indiscrezioni, titolando un articolo nel modo seguente:

“No al reddito di cittadinanza e Flat tax solo per pochi. La manovra di Tria è ‘povera’”, e rivelando anche che il governo M5S-Lega avrebbe già avviato una trattativa con l’Ue, chiedendo una flessibilità pari allo 0,5% del Pil”.

La Stampa rivela anche che “Il ministro Tria si allea con la Lega e fa saltare il ‘decreto dignità’. Uno schiaffo al vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.

Così La Stampa:

“Il decreto legge è stato stoppato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria: gli uffici della Ragioneria avrebbero avuto da ridire sulle coperture finanziarie di alcune misure, giudicate insufficienti e inadeguate”. Questo, mentre Di Maio insiste: “Datemi ancora qualche giorno – dice in diretta Facebook – e manterrò l’altra promessa, il decreto dignità che interviene sui precari, sulle delocalizzazioni, sulla sburocratizzazione, sul gioco d’azzardo”.

Tra l’altro, continua La Stampa, “ieri Confindustria, Confesercenti e Confcommercio hanno protestato contro questa misura. Una protesta, pare, che avrebbe trovato ascolto sia al ministero dell’Economia che al quartiere generale della Lega“.

Tria si appresterebbe così a dare un doppio schiaffo a Di Maio, colpendolo sia sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S, che sul decreto dignità, che Di Maio presenta come soluzione al problema del precariato nel mercato del lavoro.

Intanto Bagnai a Reuters sottolinea, a proposito del manifesto elettorale della Lega sulla necessità di tornare a una situazione “pre-Maastricht”, dunque a una situazione precedente all’adozione dell’euro:

“Non è nel nostro programma comune di governo perché il M5s non lo voleva e la maggior parte degli italiani non lo vogliono. Noi abbiamo avuto il 17% e il M5s il 33%. Fine della storia!”.

Ricordando poi che la base elettorale della Lega è composta tra le piccole e medie imprese del Nord, l’economista ribadisce che il suo partito è “intrinsicamente a favore delle imprese e del mercato”: fattore, questo che, a suo avviso, porterà di per sé i mercati a guardare con più favore alle politiche economiche del governo.

In ogni caso, la coalizione attuerà il programma “con gradualità, in un orizzonte di 5 anni”, per tutelare i conti pubblici. Non solo: il neo presidente della commissione Finanze al Senato sottolinea anche che, se la crescita manterrà il passo, l’esecutivo potrebbe anche confermare gli obiettivi di taglio del deficit che sono stati stabiliti dal precedente governo di centro-sinistra.

“I mercati sono nervosi perché non siamo ancora stati messi alla prova. La gente parla sempre del deficit ma non di quello che vogliamo fare per contrastare l’evasione fiscale, la corruzione e per semplificare la burocrazia”.

Infine, l’economista sottolinea  che “la Germania e la Francia meritano il nostro rispetto perché in Europa hanno difeso i loro interessi, e questo è giusto”.