Notizie Notizie Italia Da Confindustria alert manovra correttiva. Savona: “speculazione contro Italia è colpa Ue”

Da Confindustria alert manovra correttiva. Savona: “speculazione contro Italia è colpa Ue”

27 Giugno 2018 12:28

Una manovra correttiva, per l’Italia, per un valore decisamente superiore a quella stimata nel Def. Nei suoi Scenari economici, il Centro Studi di Confindustria fa una fotografia a 360° dell’Italia, e delle incertezze a cui è tenuta a fare fronte, sia per fattori esogeni – come la guerra commerciale che secondo molti è già esplosa tra gli Usa di Donald Trump e la Cina del presidente Xi Jiping – che per i fattori puramente endogeni.

A tal proposito, vale la pena riprendere le dichiarazioni presenti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato, che la Corte dei Conti ha presentato ieri. Dalla finanza pubblica, si legge nel documento, emergono “indicazioni positive, ma anche elementi critici connessi sia al quadro internazionale che a nuove fragilità sulle tendenze di medio-lungo termine dei nostri conti pubblici”.

La magistratura contabile parla di “fattori di incertezza numerosi”, riferendosi sia alle tensioni commerciali e ai relativi timori per l’escalation del protezionismo sia, sempre a livello internazionale e più propriamente europeo, alla fine del programma di Quantitative easing della Bce, che ha dato un assist ai bond italiani, e la cui fine – che preoccupa anche tra gli altri anche Goldman Sachs – è stata sancita nell’ultima riunione della banca centrale, con tanto di rassicurazioni da colomba da parte di Mario Draghi.

Il monito-avvertimento della Corte dei Conti non manca, e sembra diretto proprio a un destinatario – il governo M5S-Lega – che finora non ha fatto sicuramente del contenimento del deficit o del debito la sua priorità:

Ma – segnalano i magistrati – “un eccessivo livello di debito limita la capacità progettuale di medio e lungo periodo, con riflessi sui tassi di interesse e sulla complessiva stabilità finanziaria del Paese: in definitiva sulle sue potenzialità di crescita”.

In questo contesto, “si rafforza la necessità di effettuare scelte molto caute e interventi di politica economica selettivi“.

Confindustria taglia stime Pil. Alert manovra correttiva

E se la Corte dei Conti parla di un peggioramento previsto per i fondamentali economici dell’Italia, il Csc, centro studi di Confindustria, va direttamente al punto e taglia le stime sul Pil italiano, sia per il 2018 che per il 2019.

Pesa “il clima d’incertezza sia sul fronte internazionale che interno”, si legge negli Scenari economici.

L’outlook viene di conseguenza rivisto al ribasso a un ritmo di crescita +1,3% per quest’anno e a +1,1% per il 2019. Oltre a essere inferiori a quelli che erano stati previsti dallo stesso Csc lo scorso dicembre, i tassi di crescita sono peggiori anche rispetto a quanto pronosticato dal Def.

Non aiuta apprendere, inoltre, che gli analisti di Confindustria sono più pessimisti rispetto alle attese del Def anche riguardo alla manovra correttiva che sarà richiesta all’Italia.

Il Centro studi prevede infatti una correzione richiesta pari a 0,5 punti di Pil, pari a poco meno di 9 miliardi nel 2018 e, per il 2019, di 0,6 punti di Pil (quasi 11 miliardi). Anche in questo caso, le previsioni fanno impallidire quelle del Documento di economia e finanza.

D’altronde, il Csc parla di una “incertezza sulle politiche del nuovo governo e sul loro impatto sui conti pubblici, che crea timori presso gli operatori che acquistano titoli del debito pubblico italiano”.

La perplessità su come le misure di politica fiscale espansiva -flat tax, abolizione riforma Fornero, quota 100, reddito di cittadinanza – potranno essere realizzate in presenza di un debito pubblico che rimane ancora fin troppo elevato – non viene certo nascosta. Per Confindustria saranno in ogni caso i mercati a giudicare l’operato dell’esecutivo giallo-verde:

“La dinamica meno favorevole del Pil si ripercuote sui conti pubblici” e “ora molto dipenderà dalle scelte di politica economica che adotterà il governo riguardo la clausola di salvaguardia, l’attuazione di alcune misure espansive indicate nella risoluzione al Def e nel contratto di governo e l’intenzione di rispettare i vincoli di bilancio – fa notare il Csc – Non è chiaro come queste potranno essere conciliate. Su questo terreno, verremo giudicati dagli operatori finanziari che acquistano il nostro debito puublico”.

Nell’affermare inoltre che “servono un’Europa diversa e un’Italia forte in una Europa forte“, il Centro Studi lancia anche una proposta italiana per una maggiore integrazione europea, delineata in quattro punti:

  • Primo passo è quello di chiudere “i cantieri aperti, a partire dal completamento dell’Unione bancaria e di quella dei capitali”.
  • Secondo, “è necessario creare uno strumento europeo di stabilizzazione, complementare a quelli nazionali, che finanzi o co-finanzi investimenti e/o sussidi di disoccupazione, a fronte di shock economici negativi che colpiscono uno o più paesi membri, fondato su un nuovo bilancio europeo”.
  • Terzo punto, il nuovo bilancio “dovrebbe servire a finanziare un grande piano europeo d’investimenti in infrastrutture, ricerca e sviluppo, formazione”, e in tal senso Confindustria si dice favorevole agli eurobond per la crescita e la stabilizzazione.
  • Quarto e ultimo punto: rafforzare la funzione di salvataggio dei paesi in crisi, dando più poteri al meccanismo europeo di stabilità, dunque al Fondo salva-stati, attraverso la sua trasformazione in Fondo monetario europeo.

Di integrazione economica in Europa parla, alla vigilia del Consiglio europeo, anche il premier Giuseppe Conte auspicando, in occasione di un intervento in aula,  la condivisione del rischio in Europa.

“Se vogliamo impedire il declino dell’Unione e realizzare un’Unione in campo economico che sia percepita come realmente vicina ai nostri cittadini, è il momento di far avanzare la condivisione del rischio, finora rimasta troppo indietro”, afferma il premier. Che però non sembra alla fine molto preoccupato riguardo allo stato di salute dei conti pubblici, visto che parla di un debito sostenibile, e anche della necessità di ridurre la pressione fiscale in Italia.

Tornando alla Corte dei Conti, vale la pena sottolineare che la magistratura contabile apre comunque al reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S di Luigi Di Maio, seppur con la dovuta cautela.

Pur indicando “la necessità di effettuare scelte molto caute e interventi di politica economica selettivi”, la magistratura contabile afferma infatti che, ancorare l’intervento al mondo del lavoro, rappresenta “un nuovo diritto” e “un significativo contributo” per quelle fasce di popolazione che versano in condizione di maggiore difficoltà.

Allo stesso tempo, viene sottolineato che “sarebbe bene ricordare a tutti anche l’esistenza, altrettanto importante quanto sovente dimenticata, dei doveri di cittadinanza“.

Intanto Paolo Savona torna alla carica contro l’Ue.

In aula alla Camera per esprimere i pareri sulle risoluzioni presentate in seguito alle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles, Savona punta il dito chiaramente contro Bruxelles:

“Il debito pubblico italiano ha dietro un ingente patrimonio pubblico e privato nell’ordine dei 7 mila miliardi di euro, una propensione al risparmio delle famiglie comparativamente elevata rispetto all’Europa e una solida economia con una componente di rilievo capace di affermarsi nella competizione internazionale”.

“Se nonostante ciò  – continua – la democrazia italiana fosse esposta come già accaduto a gravi attacchi speculativi sul nostro debito pubblico non sarebbe l’effetto delle condizioni della sua sostenibilità ma di un’architettura europea con gravi lacune, la più grave delle quali è che non dispone degli strumenti consueti per una banca centrale”.

“Gli strumenti alternativi finora proposti, discussi nel prossimo consiglio per ovviare all’assenza di un prestatore di ultima istanza che contrasti la speculazione e per dotare l’Ue di un assetto istituzionale che affronti le crisi strutturali non appaiono adeguati nei tempi di reazione sempre lenti e nella dimensione necessaria sempre scarsa. Siamo fiduciosi che lo diventeranno e il governo opererà in tal senso”.