Autostrade: prezzo non giusto, Atlantia dice ancora no a CdP e fondi. E periodo esclusiva non farà bis
Atlantia rispedisce di nuovo al mittente la proposta per l’acquisizione dellla quota dell’88% circa detenuta in Autostrade, ripresentata dalla cordata CdP-Macquarie-Blackstone. Dopo il no all’offerta preliminare di qualche giorno fa, gli azionisti della holding della famiglia Benetton hanno reputato nuovamente non conforme e non idonea la nuova offerta dettagliata presentata dal trio.
Non solo: il cda riunitosi ieri ha deciso di rinviare il piano di scissione di Autostrade. L’assemblea per lo scorporo è stata rinviata e Atlantia ha reso noto che la nuova assemblea straordinaria per esaminare il progetto di scissione di ASPI sarà riconvocata entro il 15 gennaio del 2021.
La decisione è stata presa per le divergenze che si sono venute a creare tra la holding da un lato e il Ministero delle Infrastrutture dall’altro riguardo al Piano economico finanziario che è stato inviato da ASPI il 14 settembre 2020.
Insomma, non ci siamo ancora.
Tutto rimandato, con tanto di attenti al governo: perchè il periodo di esclusiva che era stato concesso a Cassa depositi e prestiti non farà il bis.
Così si legge nel comunicato diramato al termine della riunione del cda di Atlantia:
“Si informa che in data 27 ottobre 2020, facendo seguito all’offerta preliminare per l’acquisto dell’intera partecipazione dell’88% detenuta in ASPI già presentata il 19 ottobre scorso, CDP Equity S.p.A., The Blackstone Group International Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets hanno presentato una nuova offerta congiunta. Il Consiglio di Amministrazione di Atlantia, pur apprezzando alcuni miglioramenti risultanti dalla nuova elaborazione dell’offerta, ha valutato i relativi termini economici e le condizioni ancora non conformi e non idonei ad assicurare una adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione”.
Autostrade, Atlantia: prezzo CdP non giusto (per la seconda volta)
Detto in parole povere, il prezzo non è giusto, per l’ennesima volta. La nota indica che “nell’offerta dunque mancano gli elementi necessari per concedere un periodo di esclusiva agli offerenti”.
Allo stesso tempo Atlantia non sbatte la porta in faccia al disegno del governo Conte di vedere lo Stato riprendere il controllo di Autostrade. Il consorzio potrà presentare una nuova offerta entro la fine di novembre. Si legge infatti che “il Consiglio di Amministrazione odierno ha comunque deliberato, con il consueto spirito propositivo, di proseguire il dialogo con CDP e altri co-investitori di suo gradimento per agevolare la presentazione di una nuova offerta vincolante e satisfattiva al più tardi entro il 30 novembre 2020, affinché i soci possano eventualmente tenerla in dovuta considerazione in sede di esame del progetto di scissione nella assemblea di prossima convocazione”.
A tal proposito, va detto, stando a quanto riporta oggi il Sole 24 Ore, che “tra i componenti della cordata, il soggetto che più degli altri ha ritenuto di non dover ritoccare l’offerta economica, stabilita in 8,5-9,5 miliardi per il 100%, è stato Macquarie. Diversamente il socio di Atlantia, Tci (quello che ha sempre fatto sentire la propria voce, ‘minacciando’ anche l’Italia), da poco salito al 10% della holding, ha sostenuto in una recente intervista che l’88,06% della concessionaria autostradale vale tra gli 11 e i 12 miliardi”.
Riguardo alla decisione di rimandare a non più tardi il 15 gennaio del 2021 il piano di scissione, e riguardo dunque alle tensioni ancora irrisolte con il ministero delle Infrastrutture, i vertici di Atlantia hanno sottolineato che “la decisione è stata assunta a seguito della sopravvenuta situazione di indeterminatezza venutasi a creare con la pubblicazione in data 14 ottobre 2020 del parere dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (‘ART’) reso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (‘MIT’) e la successiva inattesa comunicazione inviata in data 22 ottobre dallo stesso MIT ad Autostrade per l’Italia (‘ASPI’). In tale comunicazione il Concedente, recependo le osservazioni pervenute dall’ART, ha richiesto “al fine di assicurare il prosieguo dell’iter istruttorio… di voler integrare e aggiornare la proposta del Piano economico finanziario” inviato da ASPI il 14 settembre 2020.
Così facendo, è stata messa in discussione la condizione sine qua non per procedere allo scorporo di Autostrade.
Nel comunicato si legge, infatti, che “sono stati in tal modo rimessi in discussione elementi sostanziali che si aveva ragione di ritenere già definiti nel testo degli accordi a lungo negoziati da ASPI con i Ministeri competenti. La definizione del Piano economico finanziario costituisce, infatti, presupposto fondamentale per la conclusione dell’Accordo Transattivo tra il MIT ed ASPI e quindi per l’eventuale definizione concordata della procedura di presunto grave inadempimento. La definizione del Piano economico finanziario e dell’Accordo Transattivo risulta inoltre indispensabile per poter meglio valutare la proposta di cui al punto 3 all’ordine del giorno dell’Assemblea Straordinaria del prossimo 30 ottobre, rappresentando invero condizione essenziale per l’efficacia stessa dell’operazione di scissione oggetto di esame assembleare”.
Si spiega così la decisione di rinviare l’assemblea straordinaria per lo scorporo a non oltre il 15 gennaio prossimo onde consentire agli azionisti di esprimere con ogni necessaria consapevolezza il proprio voto in merito”.