Attacco raffinerie saudite, esplode tensione geopolitica. Petrolio fino a +20%, l’attenti da incubo di S&P Platts
Mercati scossi dall’attacco alle maxi-raffinerie di petrolio di Abqaiq e Khurais, di proprietà di Aramco, il colosso del settore oil dell’Arabia Saudita facente capo alla stessa famiglia reale. L’attacco, avvenuto sabato 14 settembre, mette KO una produzione di circa 5,7 milioni di barili al giorno, la metà circa dell’offerta saudita, pari al 5% circa delle forniture di petrolio a livello mondiale.
Stando all‘alert di S&P Global Platts, la situazione che si sarebbe venuta a creare sarebbe ancora più disperata, almeno in termini di offerta di petrolio. Parlando alla trasmisisone “Squawk Box” della Cnbc, l’analista Sarah Cottle, responsabile globale di S&P Global Platts, ha detto senza tanti giri di parole che quanto accaduto ha praticamente azzerato la capacità disponibile di petrolio del mondo.
“Questo attacco ha conseguenze significative per il mercato petrolifero, dal momento che una perdita di produzione di 5 milioni di barili al giorno dell’Arabia Saudita non può essere compensata per un lungo periodo di tempo dalle scorte esistenti e a causa, anche, della capacità disponibile limitata degli altri paesi membri dell’Opec+”, le ha fatto eco Alan Gelder, vice direttore generale della divisione di raffinazione, chimica e petrolifera presso Wood Mackenzie.
Riad ha risposto di essere pronta a intervenire, attingendo alle proprie riserve strategiche, che lo scorso giugno ammontavano a 188 milioni di barili. Ma economisti e strategist sono scettici, e ritengono che l’attacco potrebbe portare i prezzi del petrolio a riavvicinarsi a quota $100.
La tensione geopolitica tra Washington e Teheran sale alle stelle. Nonostante l’attacco alle raffinerie sia stato rivendicato dagli Houthis dello Yemen, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha puntato il dito direttamente contro l’Iran, affermando che non ci sono prove che l’aggressione sia partita dallo Yemen. Allo stesso tempo, un alto funzionario dell’ amministrazione Trump ha riferito all’emittente televisiva americana ABC che l’Iran avrebbe lanciato quasi una dozzina di missili cruise contro Riad, attaccando le due maxi raffinerie di petrolio del colosso Aramco. Più di 20 droni sarebbero partiti dal territorio iraniano in direzione di Riad. Trump ha detto chiaramente che gli Usa sono carichi e pronti a rispondere. Dal canto suo il comandante del Corpo aerospaziale dei Pasdaran, Amirali Hajizadeh ha detto che Teheran “è pronta alla guerra”.
A infiammarsi sono gli stessi prezzi del petrolio, con le quotazioni del Brent che, nelle prime ore della giornata di contrattazioni di lunedì, hanno riportato un balzo +19% a $71,95 al barile, a massimi dalla guerra del Golfo, e i futures sul WTI in rally di oltre +15% fino a $63,34 al barile.
Al momento, gli acquisti scatenati si smorzano, ma su base percentuale i guadagni rimangono dell’ordine del 9-10%.
“Chiaramente, questi ultimi sviluppi sono bullish per il mercato petrolifero – si legge in una nota di Warren Petterson, responsabile della divisione di strategia sulle commodities di ING – Negli ultimi mesi, i partecipanti al mercato non sono riusciti tra l’altro a prezzare il premio sul rischio legato alle tensioni in Medio Oriente, nonostante gli incidenti che si sono verificati nel corso dell’estate. Il mercato ha prestato attenzione, piuttosto, agli sviluppi del commercio (globale) e al contesto dei dati macro. Tuttavia, ora, con il 20% quasi della produzione dell’Opec che è stata messa fuori gioco (con gli attacchi alle raffinerie saudite), lo scenario dovrebbe cambiare. La view bullish sul petrolio dipenderà da quanto durerà lo stop alla produzione (delle raffinerie saudite)”.
“Secondo alcune indiscrezioni – ha continuato Patterson – la produzione potrebbe tornare alla normalità nell’arco di alcuni giorni: in questo caso, il rialzo rifletterebbe più il premio sul rischio, che non una riduzione significativa dell’offerta sul mercato. Tuttavia, crediamo che qualsiasi indicazione o conferma da parte saudita di un’interruzione prolungata porterebbe il Brent a salire oltre quota $70 nel breve termine”.