Notizie Notizie Italia Vittoria Malacalza in cda, titolo Carige in rialzo. Ma ora sfida più dura sarà accontentare Bce

Vittoria Malacalza in cda, titolo Carige in rialzo. Ma ora sfida più dura sarà accontentare Bce

21 Settembre 2018 10:29

Lo scontro tra i Malacalza e l’asse guidato da Raffaele Mincione si conclude con la vittoria dei primi. Gli azionisti di Banca Carige hanno approvato infatti la proposta avanzata dalla lista dei Malacalza, votando il nuovo cda, composto da 11 consiglieri. Il titolo Carige riporta una buona performance in Borsa, salendo di oltre +2%, a quota 0,0086.

La lista Malacalza ha ottenuto sette poltrone, quella del patto Mincione tre, mentre Assogestioni si è assicurata un consigliere. Nuovo presidente è Pietro Modiano, mentre la vicepresidenza è andata a Lucrezia Reichlin.

Nel dettaglio la lista Malacalza si è assicurata il sostegno del 52,58% del capitale presente (30,55% sul totale), quella del patto guidato da Mincione il 28,86% dei presenti (16,77% del capitale totale), quella di alcuni fondi aderenti a Assogestioni il 15,24% del capitale presente (8,85% del totale), mentre la quarta lista ha ottenuto appena il 3,10% del capitale presente (1,8% del totale).

Prima della sua designazione alla presidenza della banca genovese, Pietro Modiano aveva già chiarito che la priorità della lista Malacalza sarebbe stata quella di “ristrutturare” l’istituto, e poi di eventualmente di procedere a una sua fusione con un’altra banca.Una posizione che è stata ribadita anche alla fine dell’assemblea di Carige da Vittorio Malacalza:

“Non parliamo a priori di un’aggregazione. Un buon cda valuta le situazioni, le esamina, le porta al regolatore”.

Malacalza, primo azionista dell’istituto, ha anche ammesso che lo scontro con Mincione ha reso difficile riuscire a prevedere con esattezza l’esito del voto:

“Era difficile dire cosa aspettarsi. Loro (riferendosi alla Pop12 di Raffaele Mincione, che ha guidato i pattisti) – hanno fatto molto rumore, quindi non sapevamo cosa potesse succedere. Hanno fatto una battaglia mediatica che durava da mesi, mentre noi siamo stati silenti a parte una mia letterina”.

Riuscire a cantare vittoria, tuttavia, in questo momento cruciale per la stessa sopravvivenza di Banca Carige, non sarà facile. Ora la banca dovrà rimettersi al lavoro, se si considera la spada di Damocle della Bce che, proprio alla vigilia dell’assemblea, ha bocciato il piano sul capitale presentato dal gruppo, chiedendone uno nuovo entro la fine di novembre. Tale piano, ha scritto la Bce, deve “contenere l’opzione di una aggregazione aziendale”.

La Carige deve anche inviare alla Bce “al più tardi entro il 30 novembre 2018 un piano approvato dal cda per ripristinare e assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali al più tardi entro il 31 dicembre 2018; questo piano dovrebbe in particolare valutare l’opzione di un’aggregazione aziendale”.

Ma se la fusione era sicuramente una priorità di Mincione – basti pensare alle dichiarazioni recenti dell’azionista, che aveva fatto anche i nomi di alcune banche con cui l’istituto avrebbe potuto fondersi – il perseguimento di un accordo di M&A non sembra essere al primo posto della classifica delle intenzioni di Malacalza & Co.

Certo è che, come ha detto il neo presidente Modiano, “a Genova non si può più sbagliare” e “l’impegno mio è di non fare più errori”.

“Questa banca non  può più sbagliare e quindi comincia una fase nuova. Si volta pagina: andiamo verso una gestione serena, coesa, stabile che in un tempo ragionevole ridia a questa banca il rango e il ruolo che ha avuto tradizionalmente, non soltanto a Genova ma nel sistema bancario italiano e in particolare in questo territorio”.