Balzo tassi a due anni, spread perde la pazienza. Di Maio già sfiancato da elezioni europee
Anche lo spread BTP-Bund a 10 anni, alla fine, perde la pazienza, accerchiato dalla valanga di rumor e di dichiarazioni che riportano sui mercati lo spettro peggiore: quello che il governo M5S-Lega non riesca a mettersi d’accordo per sfornare una legge di bilancio che soddisfi tutti. E che dunque ci sia una crisi di governo, e si torni al voto.
Le parole chiave per comprendere l’impasse a cui si sta assistendo in queste ore sono due: reddito di cittadinanza ed elezioni europee. Non si può certo parlare di impennata dello spread, visto che il rialzo del differenziale tra tassi dei BTP e Bund a 10 anni è di poco superiore a +1% a 223 punti base circa. Occhio tuttavia al balzo, sia per intensità che per velocità dei rendimenti a due anni, che passano nell’arco di poche ore dallo 0,68% allo 0,82%. I tassi decennali risalgono invece al 2,88%
Stando a quanto afferma Wolfango Piccoli, analista presso la società di consulenza Teneo Intelligence, il M5S ha bisogno di incassare assolutamente una vittoria politica in questa battaglia serrata che si sta combattendo tra le forze di maggioranza da un lato e i falchi del Tesoro dall’altro, in primis il ministro Giovanni Tria, per sfornare una legge di bilancio che sia degna del contratto di governo presentato agli italiani.
Una eventuale mancata applicazione del reddito di cittadinanza, ma anche una sua versione azzoppata – lo stesso ministro Tria ha detto che la misura sarà introdotta nella manovra – metterebbe in evidente imbarazzo il vicepremier Luigi Di Maio, la cui popolarità è già offuscata non poco dal successo dell’altro vicepremier, Matteo Salvini. Tanto che sono stati gli stessi analisti di Commerzbank ad affermare che lo spread non guarda più a Di Maio, ma piuttosto al leader della Lega.
Se non ci fosse l’appuntamento elettorale delle europee dell’anno prossimo, forse il M5S potrebbe anche chiudere un occhio. Ma da un punto di vista politico, presentarsi alle elezioni europee con un reddito di cittadinanza monco, tradito nella sua stessa natura , magari ridotto a un mero potenziamento del Rei, sarebbe per Di Maio & Co un suicidio.
Si spiegano così i toni più accesi che arrivano da più esponenti del MoVimento. Intanto il ‘la’ lo dà Di Maio stesso che, in un’intervista a Radio 24, sentenzia: “Se non troviamo le risorse per fare quello che abbiamo detto che faremo, allora sarà meglio andare a casa”.
E anche Riccardo Fraccaro, pentastellato ministro per i Rapporti con il Parlamento, a Tgcom 24 fa fatica a frenare l’irritazione per gli eterni vincoli che arrivano dall’Ue ma anche dai mercati:
“Ci vuole coraggio per fare una manovra espansiva che travalichi alcuni limiti anacronistici, senza mettere in pericolo i conti pubblici, che possano rilanciare la crescita e diminuire debito, per farlo ci vuole un governo forte e noi crediamo di esserlo”. Ancora Fraccaro:
“Sono convinto che per uscire da anni di crisi serva una manovra anticiclica. I mercati apprezzano i governi che decidono di spendere per l’economia reale. Il problema ora è che non abbiamo una banca centrale che garantisca l’acquisto di titoli di Stato, e ci vuole una riflessione anche su questo punto altrimenti la politica sarà sempre sottomessa al mercato mentre dovrebbe gestire il mercato”.
Fatto sta che la legge di bilancio si fa sempre più confusa nei suoi contenuti: e se è vero che Di Maio per un bel po’ era stato snobbato dai mercati, è altrettanto vero che le sue ultime dichiarazioni in stile ricatto qualche effetto lo hanno sortito. Tant’è che quella frase: “Forse è meglio andare a casa” oggi non è passata affatto inosservata.