Notizie Notizie Mondo A-share: Le riforme non bastano, l’appuntamento della Cina con l’MSCI è rimandato di 12 mesi

A-share: Le riforme non bastano, l’appuntamento della Cina con l’MSCI è rimandato di 12 mesi

16 Giugno 2016 13:00

   
La decisione di MSCI di non includere la Cina negli indici sui Mercati Emergenti è l’elemento più sorprendente dell’aggiornamento annuale eseguito ieri dal provider finanziario. Sebbene MSCI Inc. riconosca i significativi miglioramenti dell’ultimo anno, come quello sulla proprietà effettiva, e affermi che alcuni aspetti siano ancora in corso di implementazione (per esempio, la questione dell’accessibilità), altre tematiche sensibili restano ancora irrisolte: tra queste il limite del 20% imposto al rimpatrio del capitale secondo il programma QFII (Qualified Foreign Institutional Investor) e la necessità di approvazione preventiva per la registrazione dei prodotti (la cosiddetta clausola anti-competitiva) da parte delle Borse locali. “Inoltre sarà necessario anche del tempo per determinare l’efficacia dell’implementazione delle nuove regole sul meccanismo di sospensione dei titoli”, aggiunge François Perrin, gestore del fondo China Environmental di East Capital che ha firmato un report sull’argomento.
L’esclusione accelererà le riforme finanziarie
Secondo Perrin, riforme finanziarie importanti come la RQFII (“Renminbi Qualified Foreign Institutional Investor”) e i programmi “Connect”, così come il lancio dello Shenzhen Hong Kong Connect, non sono stati presi in considerazione da MSCI Inc. nelle motivazioni a supporto della propria decisione, concentrandosi principalmente sul tema dell’accessibilità nell’ambito del regime QFII. “Focalizzarsi solo su questo aspetto potrebbe indirettamente riflettere le preoccupazioni strutturali di alcuni asset manager riguardo la loro esposizione nell’ambito del programma QFII, e in particolare riguardo alla loro possibilità di ridurre la leva delle proprie esposizioni“, dice Perrin, secondo il quale il ritardo dell’inclusione della Cina negli indici MSCI rispecchia la mancanza di fiducia nella trasparenza e nell’efficiente implementazione delle politiche in Cina. Preoccupazioni che dovrebbero gradualmente attenuarsi man mano che la continua liberalizzazione del conto capitale cinese e l’ulteriore implementazione delle riforme finanziarie vanno avanti. “Queste ultime saranno infatti il focus del governo cinese e noi restiamo fiduciosi che lo schema del programma Shenzhen Hong Kong Connect sarà annunciato nelle prossime settimane“, dice Perrin.
 
Reazione del mercato e posizionamento del portafoglio
Come spiega Perrin alcuni investitori stranieri potrebbero essersi già posizionati nelle scorse settimane, in attesa dell’inclusione negli indici MSCI, tramite il programma Stock Connect, gli A-share ETF e i futures sugli indici A-share, e il riposizionamento degli scambi relativi a questa strategia avranno un impatto molto significativo sul mercato domestico sottostante. “Gli investitori rivolgeranno ora la loro attenzione a un certo numero di decisioni fondamentali che devono essere annunciate nei giorni a venire: il meeting della Banca centrale giapponese e della Fed e il referendum britannico sull’uscita dall’Ue”, spiega Perrin. Che aggiunge: “Continuiamo a preferire società non a partecipazione statale, attive nei settori della nuova economia. L’esposizione ai trend strutturali come quello delle imprese attive nella protezione ambientale, della crescita, delle capacità di generazione di cassa e della qualità della corporate governance, oltre a valutazioni ragionevoli, restano criteri fondamentali per la scelta delle azioni“.
In ogni caso secondo il gestore, indipendentemente dalla decisione di MSCI Inc, l’importanza strutturale delle azioni cinesi di classe A non svanirà. E la decisione, prima o poi, sarà presa. “MSCI ha solo dato ai propri clienti altri dodici mesi per velocizzare lo sviluppo delle loro capacità di ricerca e delle operazioni infrastrutturali per gestire in maniera adeguata il secondo mercato azionario del mondo”, spiega Perrin. Che conclude: “Allo stesso tempo, le riforme finanziarie continuano ad andare avanti, perché sono di primaria importanza per la Cina nel suo processo di internazionalizzazione del Renminbi e di riforme strutturali dal lato dell’offerta“.