Notizie Notizie Mondo Brexit: Se sarà divorzio, arriverà solo dopo una lunga separazione

Brexit: Se sarà divorzio, arriverà solo dopo una lunga separazione

15 Giugno 2016 11:24
A parte la campagna di terrore condotta da capi di Stato e opinion leader, quali sono le reali conseguenze in caso di un verdetto favorevole alla Brexit? A rispondere è Lazard Frères Gestion, uno dei pochi che ha cercato di analizzare la questione in maniera razionale, includendo l’opzione Brexit come un’eventualità democraticamente assunta e non come una calamità biblica. La stessa Lazard si dichiara infatti molto più preoccupata dell’incertezza che non dell’esito del referendum del 23 giugno: “Per gli investitori la questione è complessa. Lo è anzitutto in un senso immediato a causa di numerosi settori coinvolti e dei molteplici attori interessati. Ma lo è maggiormente, poiché dipende più dall”incertezza stessa che da un rischio quantificabile dagli analisti“, è scritto in un report.
Divorzio solo dopo una lunga separazione
La casa di gestione per prima cosa avverte che la procedura di uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea prenderebbe del tempo, molto tempo, e che Londra non uscirebbe effettivamente prima di diversi anni, che potrebbero essere addirittura dieci. “Se gli elettori britannici votassero a favore di un’uscita, il governo britannico invocherebbe l’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea e si aprirebbe un negoziato sulle modalità di uscita – dice il team di Lazard – Solo una volta trovato un accordo e ratificato dalla maggioranza qualificata, il Paese avrebbe la possibilità di uscire“. Le parti disporrebbero poi di altri due anni per definire i termini del divorzio. “Se al termine dei due anni non venisse raggiunta alcuna intesa, l’uscita sarebbe automatica, ma le parti potrebbero eventualmente convenire su un ritardo supplementare”. I tempi coincidono con quelli indicati in un documento di lavoro del governo britannico, secondo il quale, “Sarebbero necessari quasi dieci anni per rinegoziare in primo luogo l’uscita dall”UE, in secondo luogo i rapporti con l’UE e infine tutti gli accordi commerciali“.

Ricadute sul Pil
Quanto all’impatto a lungo termine sulla crescita britannica dipenderà da molteplici fattori. Rispetto al commercio internazionale, secondo Lazard Frères Gestion, sebbene i difensori dell”uscita sostengano da molto tempo che il Paese potrebbe conservare il suo accesso al mercato unico, questo scenario è realisticamente poco probabile. Per quanto riguarda la crescita potenziale del Paese, la riduzione dell’immigrazione implicherebbe un decremento della popolazione attiva, e la crescita della produttività potrebbe essere penalizzata da un aumento del costo del capitale. “La maggior parte dei modelli elaborati stimano un costo in termini di Pil tra il 2,5% e il 9% sull’orizzonte del 2030 rispetto al livello raggiunto nel caso in cui il Regno Unito restasse all’interno dell’Ue”, dicono gli analisti di Lazard.
Un test positivo per l’Eurozona?
Al di là delle conseguenza per il Regno Unito, l’uscita di un Paese membro costituirebbe un vero test per la costruzione europea. La domanda è: condurrebbe gli altri Paesi dell’UE, soprattutto dell’eurozona, a una maggiore integrazione? Oppure segnerebbe l’inizio di un movimento di disintegrazione? Secondo Lazard Frères, nonostante sia necessario constatare che il sentimento europeo non sia ai suoi massimi, lo spettacolo di un’economia britannica in recessione, o in quasi recessione, a causa di tale scelta scoraggerebbe anche i partiti più euroscettici. “In aggiunta, una parte degli investimenti diretti verso il Regno Unito per costruire fabbriche destinate al mercato europeo potrebbe riversarsi sul continente, il che sarebbe positivo per la crescita della zona euro“, spiegano i gestori. Che concludono: “Alla data odierna però lo scenario più probabile risulta quello della vittoria del Remain. Tuttavia, come accenna un vecchio proverbio politico, nei referendum gli elettori non rispondono sempre alla questione presentatagli”.