Notizie Notizie Mondo Schroders, Outlook 2016-2017: “La crescita mondiale c’è, ma è un po’ affannata”

Schroders, Outlook 2016-2017: “La crescita mondiale c’è, ma è un po’ affannata”

4 Marzo 2016 14:29
I timori dei mercati finanziari? Eccessivi. E’ questo il giudizio di Schroders, che ha aggiornato al ribasso le stime di crescita globale per il biennio 2016-2017, e che comunque ammette alcune preoccupazioni sulla capacità dell’economia mondiale di uscire dal torpore in cui si trova da diverso tempo, con una crescita ferma attorno al 2,5% annuo negli ultimi cinque anni. “Nel nostro scenario di base per il 2016 – dice Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders – abbiamo tagliato le stime di crescita del Pil globale al 2,4% (dal 2,6% precedente), a causa del rallentamento di Usa, Giappone e Mercati emergenti“.
Crescita fiacca nel 2017 
Anche le previsioni relative all’inflazione nelle economie avanzate sono state ridotte da Schroders a causa del calo dei prezzi del petrolio. I prezzi al consumo nei Mercati emergenti, tuttavia, risultano più elevati grazie al deprezzamento valutario e all’aumento dei tassi. “Per quanto riguarda il 2017, prevediamo un rafforzamento moderato della crescita dovuto a un’attività più stabile nei Paesi emergenti”, è il commento di Wade. “La Federal Reserve – aggiunge Wade – dovrebbe alzare i tassi a giugno e a dicembre di 25 punti base, portando i Fed Funds all’1% entro la fine dell’anno. Inoltre dovrebbe incrementare ulteriormente i tassi fino all’1,5% entro la fine del 2017, anche se questo scenario è diventato meno probabile a causa del rallentamento dell’inflazione e dei timori per l’attività economica”.
 
Le manovre della Boe e della Bce
Quanto ai singoli Paesi, Schroders ritiene che la ripresa nel Regno Unito continuerà, ma a un ritmo più moderato, a causa dell’incertezza causata dalla possibile Brexit e dalla ripresa delle misure di austerità. Quanto alla normalizzazione dei tassi di interesse, dovrebbe iniziare con un primo rialzo a novembre 2016. “Bank of England agirà con cautela, alzando i tassi di 25 pb per trimestre, per portarli intorno all’1,25% a febbraio 2017, quando la debolezza dell’attività economica obbligherà a interrompere i rialzi“, è l’opinione di Wade. Riguardo all’Eurozona Schroders prevede che la ripresa continuerà nel 2016, ma senza accelerazioni in quanto i venti contrari e il contesto esterno continueranno a pesare sulla crescita. “L’inflazione tornerà in positivo quest’anno e accelererà moderatamente nel 2017 – spiega Wade – La Bce taglierà ulteriormente il tasso sui depositi fino a -0,5% entro la fine dell’anno, livello che resterà invariato nel corso del 2017″.
 
Giappone ed Emerging markets
La crescita del Giappone è prevista allo 0,8% per quest’anno (contro l’1,1% della stima precedente), mentre la proiezione sull’inflazione è stata tagliata allo 0,4%. “La Bank of Japan risponderà con altri tagli dei tassi fino a -0,25% entro la fine del 2016”, afferma Wade. Quanto alle economie emergenti, secondo Schroders, trarranno beneficio dalla moderata crescita delle economie avanzate, ma l’inasprimento della politica monetaria statunitense peserà sull’attività economica, e la debolezza delle commodity continuerà a penalizzare i grandi produttori. “I timori per la crescita della Cina persisteranno, motivo per cui sono attesi ulteriori sostegni fiscali e allentamenti della politica monetaria da parte della People’s Bank of China”, spiega Wade.
 
I fattori di rischio
In generale i rischi restano schiacciati sulla deflazione a causa dei timori di un “atterraggio brusco” della Cina, di una guerra delle valute e di una recessione degli Usa. Il timore che ulteriori rialzi dei tassi da parte della Fed provochino default generalizzati tra gli Emergenti potrebbe spingere l’economia globale in direzione deflazionistica. “Potrebbero al contrario concretizzarsi dei rischi legati all’inflazione in caso di aumento sostanziale dei salari negli Stati Uniti o di una spinta globale verso la reflazione da parte dei policy maker”, aggiunge Wade. Che conclude: “In ultimo, un potenziale accordo tra Arabia Saudita e Russia potrebbe limitare l’offerta di petrolio, causando un balzo dell’inflazione e colpendo la crescita“.