Notizie Notizie Italia Credito al consumo: il riassetto in Italia parte da Intesa SanPaolo

Credito al consumo: il riassetto in Italia parte da Intesa SanPaolo

9 Giugno 2008 14:34

E’ una rivoluzione silenziosa quella che Intesa SanPaolo si appresta a compiere nel credito al consumo e che potrebbe poi allargarsi a macchia d’olio su e già per lo Stivale. L’istituto milanese secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore nel fine settimana avrebbe deciso di cedere le sue quote in Findomestic, ereditate dall’operazione CariFirenze, e anche il “fardello” Neos, provenienti dal gruppo Cardine, per sviluppare poi internamente una business unit dedicata a quest’area.


L’affaire sarebbe già a metà dell’opera: per il dossier Neos quattro o cinque manifestazioni di interesse farebbero già bella mostra sul tavolo di Giovanni Bazoli e Corrado Passera. Per gli habituè di Borsa l’indiscrezione non è in realtà nuova: da tempo negli ambienti finanziari si vocifera di questo cambio di direzione a Intesa SanPaolo. Tanto che gli  analisti contattati da Finanza.com ritengono l’ipotesi molto plausibile e possibile apripista per altre banche, come conseguenza di valutazioni di ordine industruale e finanziario.


C’è chi azzarda che Intesa SanPaolo possa cedere solo una parte di queste attività, tenendo quelle più strettamente legate agli sportelli bancari. Secondo gli esperti di Cheuvreux la vendita di Neos ha una forte valenza industriale dal momento che Intesa SanPaolo opterebbe così per eliminare società- prodotto con un loro network di distribuzione, andando ad evitare la cannibalizzazione. In effetti i rischi della competizione infragruppo è una delle ragioni clou che avrebbe convinto definitivamente il management della banca a compiere questo passo.


Ma non solo: disfarsi di Neos avrebbe infatti anche un riscontro di carattere finanziario dal momento che l’istituto potrebbe focalizzarsi sulla vendita di asset non-core per aumentare il suo capitale. “I tassi di crescita delle attività di credito al consumo sono in flessione, la profittabilità in calo e la qualità degli asset in peggioramento”, segnala il broker. Dunque la mossa di Intesa SanPaolo potrebbe essere solo la prima cui ne seguiranno molte altre. “Pensiamo che saranno molte le vendite di asset di questo tipo a partire dal secondo semestre 2008”, è infatti il verdetto degli analisti francesi.


“Il credito al consumo è un settore ancora interessante, ma ben lontano dai boom qualche anno fa”, osserva invece Gianluca Gabrielli, direttore investimenti di Soprarno Sgr, ricordando che le masse sono passate dal 19-20% del 2005 al 17% del 2006, per poi assottigliarsi ancora l’anno scorso. “Le attività restano in crescita, ma stanno rallentando; anche i margini ci sono; il problema emerge però in un’ottica di medio-lungo periodo termine: l’Italia è un paese che non cresce, un quarto delle famiglie non arriva a fine mese – elenca il gestore -. Quindi è giusto che le banche italiane escano da questo tipo di attività”. 


Le ragioni? A suo avviso “Quello a cui abbiamo assistito nel credito al consumo nel Belpaese negli ultimi anni è qualcosa di paradossale perché a fronte di redditi che sono diminuiti o rimasti stabili, il credito al consumo è cresciuto, ma non come una ottimizzazione della gestione finanziaria”. Il pericolo – segnala il money manager – è che il credito al consumo potrebbe diventare sofferenza domani perché va ad attingere direttamente risorse di valore”.