Rubriche e analisi Commodity della settimana: Brent, domina ancora l’incertezza. Occhi su mosse Opec+ e Cina

Commodity della settimana: Brent, domina ancora l’incertezza. Occhi su mosse Opec+ e Cina

Pubblicato 17 Ottobre 2024 Aggiornato 4 Marzo 2025 15:27

Oro nero ancora sotto pressione con il prezzo del future Brent che, dopo i massimi a due mesi toccati nel corso di ottobre, è tornato a scendere. Una domanda globale in rallentamento, con un focus particolare sulla Cina e le preoccupazioni sull’incertezza economica sono i principali fattori a mantenere calmi i prezzi. A contribuire è stato anche l’annuncio dell’Opec+ di un futuro aumento della produzione a partire da dicembre, il quale ha ulteriormente accentuato i timori di un possibile eccesso di offerta nei prossimi anni. Ma quanto ancora potrà scendere il prezzo del Brent?

Opec+ e Cina tengono a freno il prezzo

Un 2024 caratterizzato da alta volatilità per il petrolio a testimonianza di un range che ha prima toccato i massimi a sei mesi nelle sedute di aprile, salvo poi correggere sui minimi a tre anni durante il mese di settembre. Per uno dei principali asset dell’economia mondiale, le montagne russe vissute in borsa rispecchiano appieno un contesto macroeconomico tutt’ora poco trasparente per il futuro.

Sul lato della domanda globale, l’Opec+ ha recentemente rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per il 2024, stimando un aumento solamente dell’1,7%, inferiore rispetto alle stime precedenti. Dal canto suo, anche l’IEA (Associazione Internazionale dell’Energia) prevede un incremento ancora più contenuto rispetto all’Opec+, pari allo 0,9%, con surplus della produzione rispetto all’offerta, così come riportano gli analisti di MPS Capital Services.

Uno dei principali driver sul livello dei consumi riguarda ancora il calo delle importazioni di petrolio in Cina che ne ha ulteriormente aggravato la situazione. Debolezza della domanda interna cinese, tra i primi consumatori mondiali di energia, si riscontra anche sul fronte della produzione, la quale nel 2024 ha subito una complessiva diminuzione anche a causa della riduzione dei margini. Uno scenario che potrebbe tuttavia modificarsi qualora gli stimoli economico-finanziari introdotti dal governo di Pechino risultassero sufficienti per una ripresa dell’economia del colosso asiatico.

Sul fronte dell’offerta sembrano essere confermate, almeno per il momento, le prospettive di crescita: l’Opec+ ha infatti confermato il piano per un aumento della produzione di 180.000 barili al giorno entro la fine dell’anno, con un eventuale incremento graduale nel 2025, a partire dal 1° dicembre. Tuttavia, si tratta in realtà di un posticipo rispetto a quanto precedentemente previsto in avvio per il mese di ottobre, e non si esclude pertanto che possa ulteriormente slittare o rivedere. Il persistente calo dei prezzi potrebbe portare infatti l’organizzazione a decidere di mantenere gli attuali tagli per qualche mese in più per evitare ulteriori pressioni ribassiste.

Il punto tecnico sul future del Brent

Un sali e scendi che persiste sul grafico dell’oro nero, con un future del Brent quotato all’ICEEUR sul quale le correnti in acquisto e vendita faticano a trovare il giusto equilibrio. In un anno in cui si sono toccati prima i massimi a sei mesi nelle sedute di aprile, ed i minimi a tre anni poi, la performance registra un complessivo -4% circa dall’inizio del 2024. Risultato da ritenersi tutto sommato sodisfacente valutando la volatilità che ha colpito questo asset.

Da un punto di vista grafico, lasciatoci alle spalle il testa e spalle trattato nel precedente articolo di approfondimento, lo scenario ha mantenuto le premesse fatte. In un’ottica temporale a breve-medio termine vige ancora elevata incertezza e volatilità con potenziali squeeze in entrambe le direzioni. Il prezzo del future è entrato infatti in una fase potenziale a carattere ribassista con la rottura delle prime trendline (in azzurro) ad inclinazione positiva ma mantenendo un trend di lungo periodo ancora inalterato. La distanza verticale che separa la trendline ad inclinazione negativa e la serie storica segnala la presenza di significatività della correzione ma eventuali comunicazioni da parte dei principali attori potrebbero generare movimenti contrari improvvisi, come quello avvenuto nelle sedute di inizio ottobre.

I volumi di negoziazione che hanno accompagnato l’andamento del titolo nelle aree chiave (in giallo) sui livelli di $ 78,60/barile e $ 74,75/barile confermano la significatività da attribuirsi alla fase di discesa del prezzo nel breve termine. A questo si aggiunge poi la lettura congiunta del grafico del RSI a 14 periodi, sul quale si è registrata la rottura del primo supporto statico (in viola) in attesa di una conferma della rottura anche del secondo. Qualora avvenisse anche una conferma sul timeframe weekly della rottura simultanea di questi livelli, nonché della prima resistenza dinamica sul grafico dei prezzi, ecco allora che il primo target potrebbe essere orientato al ribasso. Se invece la seduta settimanale si chiudesse al di sopra della resistenza statica in area $ 74,75/barile è più probabile assistere ad un nuovo tentativo di rientrare al di sopra della prima trendline.

Alla luce di quanto detto, lo scenario primario rimane bearish e senza evidenti segnali di inversione al momento attuale. Attenzione tuttavia ad un’eventuale conferma di ripresa da parte della Cina, la quale potrebbe costituire il principale impulso per configurare una prossima inversione.