Rubriche e analisi Commodity della settimana: Brent, ancora dazi e volatilità in aumento

Commodity della settimana: Brent, ancora dazi e volatilità in aumento

28 Marzo 2025 10:00

Il Brent sta rispondendo con crescente volatilità ad una serie di eventi geopolitici e commerciali che hanno intaccato gli equilibri di domanda e offerta. L’incremento delle tensioni tra gli Stati Uniti e alcune delle principali economie produttrici di petrolio, come Iran e Venezuela, ha alimentato timori di contrazione delle forniture, incrementando, almeno temporaneamente, le pressioni sulle quotazioni del future sul Brent. Tuttavia, il quadro resta incerto e fortemente condizionato da possibili sviluppi nei rapporti internazionali e dalle dinamiche macroeconomiche globali.

Politica economica internazionale USA: la risposta del mercato

Il mercato del Brent è tornato sotto pressione a seguito degli sviluppi su diversi scenari che hanno accresciuto l’incertezza sul fronte dell’equilibrio tra domanda e offerta. Come riporta una recente analisi di Reuters, uno dei principali fattori ad incidere sull’andamento recente del future è stato il rafforzamento delle sanzioni da parte dell’amministrazione Trump contro l’Iran. In particolare, gli Stati Uniti hanno colpito una rete di società cinesi accusate di acquistare petrolio iraniano, nonostante le restrizioni esistenti. Questa mossa si inserisce in una strategia più ampia volta a ridurre a zero le esportazioni di greggio da Teheran, comprimendo ulteriormente un’offerta globale già sottoposta a tensioni. Questa mossa ha maturato fin da subito i propri frutti con molti addetti ai lavori portati a rivedere al rialzo le proprie aspettative sui prezzi, spinti dal timore che una fetta consistente delle forniture venga meno.

A peggiorare ulteriormente la situazione dal lato dell’offerta è arrivata la decisione della stessa amministrazione USA di introdurre un dazio del 25% sulle importazioni di petrolio provenienti dal Venezuela. Il provvedimento anche in questo caso ha come target la Cina, principale acquirente del greggio venezuelano, e ha sollevato nuovi dubbi sulla tenuta delle rotte commerciali globali. Se da un lato l’obiettivo dichiarato di Washington è quello di colpire le entrate del governo venezuelano, dall’altro la misura rischia di ridurre ulteriormente la disponibilità di greggio sul mercato internazionale, almeno nel breve termine. In un contesto già caratterizzato da margini produttivi limitati, simili restrizioni possono amplificare la pressione sui prezzi, soprattutto in presenza di altri eventi geopolitici critici.

Se da un lato le difficoltà legate al fronte dell’offerta cominciano a farsi sentire, Goldman Sachs avvisa che, nonostante il recente rimbalzo, permangono rischi significativi al ribasso, con la banca ha che rivisto le proprie previsioni sui prezzi, portando l’intervallo atteso tra i $ 65 – 80 al barile. Alla base di questa revisione pesa una domanda che potrebbe rallentare nei prossimi trimestri nel caso di un’escalation delle tensioni commerciali, con una possibile riduzione dei volumi globali di scambio e un raffreddamento delle aspettative sui consumi futuri.

Punto tecnico sul grafico del future

Il Future del Brent (quotato all’ICE Futures Europe) si trova in una fase ancora altamente incerta, con il prezzo che fluttua in un intervallo del 20% circa, contenuto nel range $ 68,70-82,70 al barile. Performance negativa anche in questo primo trimestre del 2025, con il listino a registrare una perdita del -2,50% circa, in scia ad un confronto a dodici mesi che segna il -14,35%.

Il grafico rispecchia appieno la condizione di incertezza volatilità che accompagna l’oro nero dai massimi relativi del 2022, sfociando in una fase laterale che fatica a trovare una direzionalità precisa.

Osservando l’orizzonte di breve periodo si evidenzia una fase di compressione seguita da un breakout a matrice rialzista che non ha tuttavia maturato la forza necessaria per definire una vera e propria tendenza positiva. La trendline (in blu) di breve periodo è infatti stata velocemente violata al ribasso, successivamente alla configurazione grafica di un pattern di inversione, il classico testa e spalle. Questo ha trovato conferma nella rottura della neckline (in rosso) ed ha proiettato il prezzo verso dei livelli inferiori, coerentemente con le prospettive analizzate. Il target di prezzo in questo caso si fissa in aree che risultano ancora distanti, sul livello dei $ 65 al barile, tuttavia non ci aspettiamo vengano raggiunte in un orizzonte a breve termine: il pattern analizzato gode infatti di una bassa significatività dal momento che si è configurato durante una fase laterale, mentre da accademia lo scenario ideale prevede che si manifesti al termine di un impulso rialzista e pertanto viene attribuita un’affidabilità inferiore a questa figura.

Attualmente il prezzo ha trovato risposta sul supporto statico (in nero) in area $ 68,90 al barile ed ha avuto modo di sviluppare un rimbalzo fino al test della resistenza dinamica (in blu) della precedente trendline. L’approccio a questo livello non coincide con un nuovo movimento rialzista, in quanto seguito da volumi di negoziazione deboli. Una potenziale risposta potrebbe invece giungere dal grafico dell’RSI a 14 periodi, sul quale l’oscillatore ha approcciato la resistenza statica (in viola). Un’eventuale rottura potrebbe anticipare un ritorno dell’interesse degli acquirenti invalidando il pattern sopra descritto.