Petrolio in recupero ma Goldman taglia stime prezzi 2025-26

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Le quotazioni del petrolio salgono per il terzo giorno consecutivo, sostenute dall’escalation di tensioni in Medio Oriente. Tuttavia, si avviano a chiudere un trimestre negativo, a causa di una domanda frenata dalla guerra commerciale e della prospettiva di aumento dell’offerta. Goldman Sachs vede una possibile ripresa nel breve termine ma taglia le proiezioni sui prezzi del petrolio a dicembre 2025 e nel 2026.
Petrolio in rialzo con tensioni in Medio Oriente
Terza seduta di guadagni per il petrolio, con il Brent a ridosso dei 72 dollari al barile e il Wti sopra 68 dollari. Le crescenti tensioni in Medio Oriente hanno messo in secondo piano le preoccupazioni per un potenziale eccesso di offerta a livello globale.
A Gaza, una serie di attacchi militari lanciati da Israele rischia di porre fine al cessate il fuoco in vigore da due mesi con Hamas. Intanto, le ostilità degli ultimi giorni fra Stati Uniti e Houthi hanno indotto il presidente Trump ad affermare che riterrà l’Iran responsabile per le azioni dei ribelli yemeniti nel Mar Rosso, facendo presagire un’escalation più ampia.
Secondo gli analisti di ANZ Group, una repressione statunitense contro Teheran potrebbe ridurre l’offerta di circa 1 milione di barili al giorno, compensando l’aumento di produzione dell’Opec+ una volta che inizierà a rimuovere i tagli volontari alla produzione (da aprile).
I fattori che frenano il petrolio
Le quotazioni del greggio rimangono comunque indirizzate verso una perdita nel primo trimestre del 2025, a causa di diversi fattori ribassisti.
La guerra commerciale innescata dai dazi di Trump rappresenta una minaccia per la domanda di petrolio, in un contesto di mercato già frenato da un probabile eccesso di offerta, come indicato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, una volta che l’Opec e i suoi alleati cominceranno a ripristinare le forniture precedentemente limitate.
Dall’altro lato, il piano della Cina per rilanciare i consumi può rappresentare un fattore di supporto per i prezzi del greggio, così come i dati incoraggianti sulle vendite al dettaglio e gli investimenti in beni fissi nella superpotenza asiatica. Secondo quanto riportato da ING, la domanda interna “apparente” di petrolio tra gennaio e febbraio è stata in media pari a 14,7 milioni di barili al giorno, in aumento del 2,4% su base annua.
Da monitorare infine i colloqui di oggi fra Trump e Putin su una proposta di cessate il fuoco in Ucraina, anche se, come sottolineato da ING, avrebbero un impatto maggiore sul gas naturale piuttosto che sul petrolio.
Le nuove stime di Goldman sui prezzi
Secondo Goldman Sachs, la recente discesa del petrolio Brent, in calo da oltre 80 dollari al barile a gennaio a 70 dollari attuali malgrado scorte relativamente basse e stabili, riflette principalmente un cambio di focus del mercato, dal rischio di ribasso legato all’offerta di Russia e Iran a una crescita più debole del Pil negli Stati Uniti.
Gli analisti hanno tagliato di 5 dollari la previsione sul Brent per dicembre 2025, portandola a 71 dollari al barile (Wti a 67 dollari), con un range tra 65 e 80 dollari, mentre la stima media per il 2026 passa da 73 a 68 dollari al barile (Wti 64 dollari).
Questa revisione nasce da due principali cambiamenti. Goldman prevede che la domanda di petrolio cresca di 0,9 milioni di barili al giorno nel 2025 (rispetto a 1,1 mdb/g precedenti), incorporando una crescita più lenta del Pil degli Stati Uniti a causa di tariffe più elevate.
In secondo luogo, la banca d’affari prevede un’offerta leggermente superiore da parte dell’Opec+, con quattro mesi di aumento e un incremento delle forniture da parte dei produttori esentati, come Libia e Iran.
Per Goldman ripresa nel breve ma debolezza nel medio termine
Per Goldman assisteremo ad una modesta ripresa dei prezzi nei prossimi mesi, grazie ad una crescita del Pil più resiliente delle attese, una ripresa delle valutazioni e nessun allentamento delle sanzioni energetiche alla Russia.
Nel breve termine, gli analisti intravedono rischi bilaterale per i prezzi, ma nel complesso orientati al rialzo, poiché l’offerta soggetta a sanzioni potrebbe diminuire. Nel medio termine, però, i rischi rimangono orientati al ribasso, a causa della possibile ulteriore escalation tariffaria e del potenziale prolungamento degli aumenti della produzione dell’Opec+.
Il consiglio di Goldman per i produttori è di proteggersi da un ribasso dei prezzi nel medio termine una volta che si verificherà un recupero dei prezzi nel breve. Per le raffinerie, l’aumento dei rischi di ribasso per la domanda rafforza la raccomandazione a coprire i margini differiti sui prodotti distillati.