BNS si prepara a tornare allo 0% oggi e forse ai tassi negativi

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“Qualcuno deve pagare”, ha dichiarato il presidente della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell durante la conferenza stampa post-decisione di ieri, dopo che la Fed ha mantenuto i tassi invariati, come ampiamente previsto e scontato dai mercati globali. “Tutti quelli che conosco prevedono un aumento significativo dell’inflazione nei prossimi mesi a causa dei dazi, perché qualcuno deve pagare per i dazi”, ha aggiunto. Di conseguenza, la Fed ha alzato le sue previsioni di inflazione di fine anno al 3,1%, in aumento rispetto al 2,8% previsto a marzo, e ha abbassato le sue previsioni di crescita per il 2024 all’1,4%, in calo rispetto all’1,7%.
Il grafico a punti mostra ancora due tagli dei tassi quest’anno, ma questa proiezione mediana non racconta la situazione completa. All’interno della Fed si sta ora creando una crescente divisione: mentre 8 membri prevedono un calo dei tassi di 50 punti base (pari a due tagli), 7 non vedono alcuna variazione, in aumento rispetto ai soli 4 della riunione precedente. Due membri prevedono un solo taglio. Ora si tratta di una divisione quasi 50-50 tra nessun taglio e una riduzione di 50 punti base. La reazione del mercato alla decisione della Fed non è stata esattamente positiva. L’S&P 500 è sceso dopo la decisione, sebbene il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a 2 anni si sia attenuato. Nel frattempo, i future sui fondi federali mostrano una probabilità leggermente maggiore di un taglio a settembre rispetto a prima della riunione. Gli investitori sembrano propensi a vedere il bicchiere mezzo pieno, sperando in due tagli, piuttosto che mezzo vuoto, senza tagli.
Il dollaro USA era in modalità doji ieri, ma stamattina si è rafforzato, forse sostenuto da un tono relativamente cauto della Fed e da una certa fuga verso la sicurezza. Si vocifera che gli Stati Uniti potrebbero essere direttamente coinvolti nelle tensioni in Medio Oriente già questo fine settimana. Questo, da solo, potrebbe attrarre flussi difensivi verso il dollaro in vista di un fine settimana potenzialmente critico, indipendentemente dalla politica della Fed.
Inoltre, ci sono poche ragioni per accumulare asset rischiosi in un contesto di rischio geopolitico così elevato. Se le tensioni dovessero intensificarsi, probabilmente non c’è riparo migliore del petrolio, dell’oro, del dollaro USA e del franco svizzero.
Curiosità prima di passare alla BoE e alla BNS: il mandato di Powell termina il prossimo maggio e probabilmente verrà sostituito da qualcuno più in linea con la preferenza di Trump per tassi più bassi. Gli operatori stanno già vendendo contratti SOFR con scadenza a marzo 2026 e acquistando quelli di giugno in previsione.
Ma ecco il problema: se il successore di Powell taglia i tassi senza una solida motivazione macroeconomica – solo per compiacere Trump o aumentare il sentiment di rischio – i mercati potrebbero non reagire come previsto. Ricordate lo scorso settembre, quando Powell tagliò di 50 punti base nonostante non ci fosse alcuna necessità urgente? I rendimenti in realtà rimbalzarono. In conclusione: i tagli dei tassi aiutano gli asset rischiosi solo se i mercati li ritengono giustificati.
I futures statunitensi ed europei sono in calo, ad eccezione dei futures FTSE, che puntano al rialzo grazie a una sterlina più debole e a una maggiore propensione per i titoli energetici e della difesa, con il surriscaldamento della situazione geopolitica.
Anteprima della BoE
Si prevede che la Banca d’Inghilterra (BoE) manterrà i tassi invariati oggi, ma è probabile che il dibattito sia acceso sia all’interno del Comitato di Politica Monetaria (MPC) che al suo esterno.
Mentre i dati di ieri hanno mostrato un rallentamento dell’inflazione, il coro accomodante rimane forte, con i dubbi sull’affidabilità dei dati dell’ONS e il timore che il bilancio possa arrecare più danni che benefici all’economia del Regno Unito.
I mercati ora si aspettano che la BoE mantenga la posizione questo mese, ma segnali un taglio ad agosto.
Il cable è in calo questa mattina, testando la sua media mobile a 50 giorni (50 DMA) al ribasso, in parte grazie al rafforzamento del dollaro e in parte a causa di un allentamento delle posizioni accomodanti della BoE dopo la stampa dell’IPC. Mentre la direzione del cable è spesso più legata alle dinamiche più ampie del dollaro, il recente rialzo dell’EURGBP avverte che i mercati stanno perdendo fiducia nella crescita del Regno Unito… e lo dico per dire.
Ritorno allo 0%?
La Banca Nazionale Svizzera (BNS) probabilmente abbasserà il suo tasso di riferimento allo 0% questa mattina, poiché l’incertezza commerciale persiste e il franco rimane forte.
Sebbene le crescenti tensioni geopolitiche abbiano contribuito a porre un freno all’USDCHF la scorsa settimana, l’EURCHF si attesta ancora vicino ai livelli più bassi dall’introduzione dell’euro e non sembra intenzionato a invertire la rotta a breve. Naturalmente, un taglio dei tassi potrebbe non smorzare la domanda di franco e la BNS potrebbe essere indotta a rivedere i tassi negativi entro la fine dell’anno, o il prossimo. I bassi tassi di interesse sostengono gli investimenti e la crescita. Tuttavia, i tassi negativi, sebbene a volte efficaci, possono distorcere l’equilibrio del sistema finanziario. Esercitano una pressione sulle banche commerciali, riducono la redditività e indeboliscono la capacità di prestito, pesando in definitiva sull’economia. Tassi eccessivamente bassi rischiano inoltre di causare un eccessivo indebitamento, scoraggiano gli investimenti esteri e mettono a dura prova la capacità della Svizzera di attrarre capitali.
L’SMI è rimasto notevolmente indietro rispetto ai suoi omologhi statunitensi ed europei dopo il rimbalzo del 2 aprile, in parte a causa del franco forte, in parte a causa delle incertezze commerciali.
Per quanto riguarda il franco, la Svizzera ha resistito a un franco forte per decenni. Le sue basi finanziarie e industriali sono solide e la fiducia degli investitori nell’economia svizzera – al di là di banche e cioccolato – rimane ancorata all’innovazione e alla specializzazione. Tuttavia, le incertezze commerciali si stanno rivelando tossiche e non è chiaro se i tassi più bassi, da soli, possano offrire un valido antidoto.