Notizie Notizie Mondo Zuckerberg al Congresso Usa, Libra a rischio? E si torna a parlare di spezzatino Facebook

Zuckerberg al Congresso Usa, Libra a rischio? E si torna a parlare di spezzatino Facebook

24 Ottobre 2019 09:03

Va in scena al Congresso Usa il processo contro Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, sull’ambizioso progetto Libra. Forse troppo ambizioso anche per Zuckerberg, che spiega l’esodo di alcuni soci dall’Associazione Libra con la seguente frase: ‘Il progetto è rischioso”. Non solo: l’AD 35enne di Facebook ammette anche che il piano potrebbe non funzionare. D’altronde, ci deve essere più di un motivo che ha portato titani del calibro di Mastercard, Visa, PayPal e Ebay, a decidere di dare il benservito al piano per il lancio della criptovaluta.

Il giovane manager cerca di dare rassicurazioni sul progetto, ricordando alle autorità Usa che comunque la Cina lancerà prima o poi una propria moneta digitale. Affannarsi a bloccare Libra, di conseguenza, non ha alla fine molto senso.

Detto questo, Zuckerberg si mostra aperto alla possibilità che la criptomoneta venga garantita dal dollaro Usa, così come promette che non ci sarà alcun lancio di Libra fino a quando non sarà arrivata la benedizione made in Usa.

La promessa è tale che Mark Zuckerberg arriva anche a dire che Facebook sarebbe anche disposta a lasciare la Libra Association se altre società aderenti al progetto dovessero decidere di proseguire con il lancio della criptovaluta senza aver ricevuto prima il via libera degli States.

Il progetto Libra non è l’unico a preoccupare i membri della Camera dei Rappresentanti Usa. Rimane molto da chiarire anche sul potere esercitato da Facebook, tanto che la deputata democratica di New York Alexandria Ocacio-Cortez non si esime dal ricordare al manager lo scandalo Cambridge Analytica:

“Fino a che punto Zuckerberg sapeva, e fino a che punto qualcuno, all’interno della dirigenza del social network, era a conoscenza del dossier?” chiede Ocacio-Cortez. L’interpellato risponde di aver appreso il fatto solo quando è diventato pubblico nel 2018. Al che, la deputata lo incalza con un’altra domanda: qualcuno nel cda sapeva qualcosa di Cambridge Analytica prima della diffusione delle indiscrezioni del Guardian, nel dicembre del 2015? Possibile, ha risposto l’AD.

In primo piano, nel corso dell’audizione del ceo, anche il dibattito sulla eventuale necessità di procedere a uno spezzatino di Facebook, troppo grande e con troppo potere. Maxine Waters, il rappresentante democratico della California che presiede la Commissione di Servizi finanziari della Camera, lo dice chiaro e tondo: forse Facebook dovrebbe essere ridimensionata, diventando oggetto di break-up.

Zuckerberg, in un’audizione che dura sei ore, è anche costretto a vedersi anche paragonato al presidente americano Donald Trump dal deputato repubblicano Barry Loudermilk, che comunque fa il paragone in senso positivo:

“Siete entrambi uomini di grande successo, siete entrambi capitalisti, siete entrambi miliardari, e fate sempre tutto molto bene. Ma credo che ciò che avete in comune sia la sfida lanciata allo status quo“.

Decisamente diversi i toni di Waters:

“Forse lei crede di essere al di sopra della legge, e tra l’altro è evidente che sta puntando a far crescere in modo aggressivo la dimensione della sua compagnia, disposto a mettere i piedi in testa a chiunque, inclusi i suoi rivali, le donne, la gente di colore, i suoi stessi clienti, e anche la democrazia, pur di ottenere ciò che desidera….Infatti, ha anche dato il via a un serio dibattito sulla necessità di Facebook di essere oggetto di break up”.

Il progetto Libra e la stessa Facebook rimangono stretti nella morsa dei controlli delle autorità di mercato. E sempre negli Stati Uniti, proprio all’inizio del mese, è stata lanciata un’inchiesta parlamentare su altri titani del settore hi-tech: Oltre a Facebook, Amazon e Google.