Notizie Dati Bilancio Mondo WeWork: la bizzarra storia dell’Ipo che sfuma anche per colpa del ceo ‘killer’ che spara sugli altri Unicorni

WeWork: la bizzarra storia dell’Ipo che sfuma anche per colpa del ceo ‘killer’ che spara sugli altri Unicorni

10 Settembre 2019 17:16

Dopo Lyft e Beyond Meat, Wall Street già assaporava un altro sbarco in Borsa. Ma l’Ipo sembra allontanarsi per WeWork, azienda che si occupa di spazi di co-working, nata nove anni fa a New York e che oggi fa parte del gruppo di aziende chiamato The We Company.

WeWork: dal successo al rinvio dell’Ipo. Valutazione scende

Ad aprile il ceo Adam Neumann aveva annunciato la presentazione in forma confidenziale della documentazione necessaria in vista di una Ipo. A sollevare però dubbi sulla fattibilità dello sbarco in borsa la giapponese SoftBank, conglomerata che opera attraverso il suo maxi fondo Vision e maggior azionista esterno della startup con oltre 10 miliardi di dollari investiti nella creatura di Neumann.

Secondo quanto riporta il FT, i giapponesi avrebbero chiesto a Neumann di rimandare l’Ipo. Motivo? Gli advisor di The We Company, la controllante di WeWork, starebbero verificando l’interesse degli investitori per una valutazione tra i 15 e i 20 miliardi di dollari, ben al di sotto della valutazione di 47 miliardi di dollari data a gennaio quando SoftBank ha investito 2 miliardi di dollari nella startup.

Sono tre principalmente i motivi di preoccupazione che riguardano l’azienda e sono in primis la stabilità del suo modello di business, la categoria giusta in cui inserirla e infine il CEO Neumann, descritto in toni pochi lusinghieri. Secondo la rubrica Intelligencer del New York Magazine Neumann ha proibito ai dipendenti l’estate scorsa di chiedere il rimborso di pasti a base di carne. In un’intervista, alla domanda su quale fosse il suo “superpotere”, Neumann ha citato un personaggio della serie televisiva Heroes, “un serial killer che uccideva le persone per acquisirne i poteri”. A ciò si aggiunge la perdita arrivata nei primi sei mesi del 2019 a 690 milioni, portando il totale degli ultimi tre anni almeno a 3 miliardi.

Il ceo di WeWork in un incontro con gli analisti questa settimana ha criticato altri Unicorni (start-up che superano il miliardo di dollari di valutazione) perché spendono troppi soldi per alimentare la crescita. “Mi guardo un po ‘intorno, Uber e Lyft – ha detto – Penso che ci siano stati problemi di crescita. Penso che quando cresci ad ogni costo ci siano conseguenze.”

Rinunciando allo sbarco in Borsa, con cui punterebbe a raccogliere tra i 3 e i 4 miliardi, We Company perderebbe l’accesso a 6 miliardi di dollari di prestiti da un gruppo di banche, comprese JpMorgan Chase e Goldman Sachs. Senza questi nuovi capitali addio espansione aggressiva, che l’ha portata ad aprire 528 spazi in oltre 110 città. Chris Lane, analista di Sanford C. Bernstein, ha dichiarato che rinviando l’IPO, SoftBank potrebbe proporre un piano di finanziamento alternativo per la startup, che, secondo le sue stime, ha bisogno di 9 miliardi di dollari di finanziamento per generare un flusso di cassa positivo. Quelli di SoftBank “hanno una voce importante, ma soprattutto hanno soldi ….. (The We Company) dovrà ascoltarli”, ha detto Lane, che valuta la società a 23 miliardi di dollari.