Wall Street si ciba di TACO Trade, da meme virale a vera e propria strategia per gestire la variabile Trump

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Wall Street non è stata mai avara di acronimi, dai Faang alle Magnificent 7, passando per Batmmaan. Adesso per spiegare i movimenti spesso discontinui davanti agli annunci e contro-annunci di Trump sui dazi è spuntato un nuovo acronimo, che il presidente statunitense ha dimostrato di non gradire molto anche perchè sui social è diventato un pretesto per una serie di meme che irridono Trump.
Trump e la ‘Taco Trade’
“Trump Always Chickens Out”. Questo è il significato dell’acronimo TACO – un chiaro riferimento al piatto messicano – coniato per spiegare la reazione degli investitori ai continui annunci sui dazi da parte del presidente Trump. A usarlo per primo è stato il giornalista del Financial Times Robert Armstrong in un articolo del 2 maggio, andando a spiegare come il leitmotiv di questi mesi sui mercati è diventato un crollo delle azioni quando l’amministrazione Trump annuncia nuove tariffe, per poi salire quando Trump le allenta giorni o settimane dopo. “Il recente rally ha molto a che fare con i mercati che si sono resi conto che l’amministrazione statunitense non ha una tolleranza molto elevata per le pressioni economiche e di mercato, e sarà pronta a fare marcia indietro quando i dazi causeranno dolore. Questa è la teoria del TACO: Trump si tira sempre indietro”, ha scritto Armstrong.
Dal 2 maggio in avanti le ultime mosse di Trump anno dato ulteriore credito a tale dinamica il ritiro dei dazi all’importazione su altri due importanti partner commerciali degli Stati Uniti: il 12 maggio ha congelato per 90 giorni i dazi del 145% sulle merci cinesi, mentre il 26 maggio ha ritardato i dazi del 50% sui beni europei – che pochi giorni prima aveva annunciato con avvio il 1 giugno – fino a luglio. In entrambi i casi, i mercati sono balzati dopo che Trump si è offerto di allentare i dazi.
Il tycoon stizzito: “E’ negoziazione”
Alla domanda sul termine da parte di un giornalista alla Casa Bianca mercoledì, Trump si è mostrato stizzito rispondendo che si trattava di una “brutta domanda”. “Si chiama negoziazione”, ha detto Trump. “Non sarebbero qui oggi a negoziare se non avessi messo una tariffa del 50%” sull’Europa. “Diranno, oh, era un pollo. Era un pollo. È incredibile. Di solito ho il problema opposto. Dicono: ‘Lei è troppo duro, signor Presidente”, ha continuato il tycoon.
Mercati si adattano e guardano a prossime scadenze
La realtà è che dopo gli scossoni iniziali molto violenti, i mercati si stanno abituando alla strategia comunicativa di Trump sui dazi. “La narrativa sta diventando sempre più rialzista man mano che gli investitori si sentono più a loro agio con la gravità della minaccia tariffaria (la mentalità del “TACO” viene abbracciata da più persone) mentre le aziende dimostrano la capacità di assorbire relativamente bene l’aumento delle tasse sulle importazioni (il colpo agli [utili per azione] non è stato così draconiano come si temeva)”, rimarca l’analista di Vital Knowledge, Adam Crisafulli.
Anche se grandi aziende come Walmart e Nike hanno avvertito che le indurranno ad aumentare i prezzi. Inoltre sullo sfondo rimane il problema del grosso deficit degli Stati Uniti. All’inizio di questo mese, Moody’s ha declassato il rating del credito degli Stati Uniti, evidenziando le preoccupazioni degli investitori per il crescente debito.
Guardando avanti, la narrativa sui dazi potrebbe rimanere in uno stato di ottimismo benevolo per le prossime settimane, probabilmente fino alla grande scadenza è all’inizio/metà di luglio, quando scadono le sospensioni tariffarie reciproche di 90 giorni, mentre l’inflazione guidata dai dazi potrebbe non apparire nei dati fino a luglio quando verranno riportati i numeri di giugno.
Non solo dazi, Trump incontra Powell
Intanto ieri c’è stato un faccia a faccia Trump-Powell. La Federal Reserve ha affermato che Jerome Powell ha incontrato Donald Trump giovedì “su invito del presidente” per discutere “degli sviluppi economici, tra cui crescita, occupazione e inflazione”. Powell, secondo la Fed, “non ha parlato delle sue aspettative sulla politica monetaria, se non per sottolineare che il percorso della politica dipenderà interamente dalle informazioni economiche in arrivo e da cosa ciò significherà per le prospettive”.
La Casa Bianca ha affermato che il presidente ha detto al capo della banca centrale che sta commettendo un errore non abbassando i tassi. L’incontro segue mesi di critiche da parte di Trump a Powell e di pressioni sulla Fed affinché allentasse la politica monetaria.
Sul fronte dazi, dopo la battuta d’arresto per il presidente Usa che si è visto bloccare temporaneamente i dazi da parte di una corte federale americana che li ha definiti “illegali, ieri il presidente Usa ha incassato da una corte d’appello federale una tregua temporanea dalla sentenza che minacciava di buttare via la maggior parte della sua agenda tariffaria.
L’amministrazione ha celebrato l’ordine della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale come una convalida del suo impegno a sfidare in modo aggressivo una sentenza emessa mercoledì sera dalla Corte del Commercio Internazionale che blocca parti delle tariffe di Trump per il suo uso dell’International Emergency Economic Powers Act, o IEEPA. La sentenza riguarda tutti i dazi globali del 10%, i dazi reciproci sospesi, i dazi fentanyl imposti a Messico, Canada e Cina e i dazi del 50% minacciati all’UE.