Notizie Notizie Mondo Wall Street non crede più a Main Street: crolla l’ottimismo in vista dei dati occupazionali

Wall Street non crede più a Main Street: crolla l’ottimismo in vista dei dati occupazionali

2 Giugno 2011 10:28

Effetto a catena in corso tra le grandi firme dell’investment bank. Wall Street comincia a vedere, se non nero, almeno grigio sul futuro imminente di quella Main Street che nell’immaginario collettivo si contrappone alla via dell’alta finanza in rappresentanza dell’economia reale.


L’inaspettato crollo dell’Ism manifatturiero di ieri ha infatti aperto una voragine in cui sono cadute le attese sulla creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti. Un dato che verrà pubblicato domani e che è considerato di fondamentale importanza per inquadrare l’andamento della congiuntura nella prima economia mondiale, specie in una fase in cui cominciano ad affiorare i dubbi di un rallentamento.


Troppo forte è stata la sorpresa di assistere al più corposo declino dell’indice dal mese successivo all’attacco delle Torri Gemelle (e record per entità dal 1984 in termini di variazione mese su mese). Un calo che ha coinvolto tutte le 10 componenti dell’indicatore, con una flessione preoccupante superiore ai 10 punti della componente “nuovi ordini”: un’evidenza occorsa solo nel 2% dei casi a partire dal 1948, anno dal quale l’Ism viene calcolato. Il sentiment negativo si è così propagando anche alle aspettative sul dato di domani.


Numerose banche d’affari si sono affrettate già nel pomeriggio di ieri a rivedere al ribasso le valutazioni sui nuovi posti di lavoro creati in maggio. Tra queste Deutsche Bank che ad opera del suo capo economista per gli Usa, Joseph A. LaVorgna, ha tagliato di quasi un quarto le sue previsioni. Ora da Db si attendono 160mila nuove buste paga contro le 225mila stimate in precedenza. Tutte le proiezioni pubblicate ieri sono però nettamente al di sotto del consenso, che attualmente si posiziona a 170mila unità: BofA Merrill Lynch ha portato la sua stima a 125mila unità, Credit Suisse a 120mila, Citi a 100mila e Credit Agricole addirittura a 80mila.