Visco presenta bilancio Bankitalia e avverte su coronavirus. Confindustria shock: Pil -6%
Ha presentato il bilancio di Bankitalia del 2019 avvertendo che la redditività dell’istituzione dipende anche da come si evolverà la situazione di emergenza attuale, che si è creata con la diffusione del coronavirus. Nella relazione all’assemblea dei partecipanti al capitale, Ignazio Visco ha snocciolato numeri e paure, parlando di un’ansia che l’Italia e l’Europa condividono con il mondo intero: ansia da coronavirus, visto che è ancora prematuro cercare di capire quanto costeranno all’Italia e all’Europa quelle misure di contenimento, di lockdown e quarantena, che sono state varate in Italia nella speranza di contenere il diffondersi del COVID-19.
La situazione non è buona, e Visco non ha certo cercato di indorare la pillola: l’impatto del coronavirus sul sistema economico-finanziario sarà di proporzioni molto ampie e profonde”, ha detto in occasione della presentazione del bilancio di Bankitalia.
“Il Paese, l’Europa, il mondo intero condividono ansia e difficoltà nell’affrontare una sfida straordinaria. La repentina diffusione del nuovo coronavirus (Covid-19), oltre a minacciare gravemente la salute della popolazione e a mettere sotto estrema pressione i sistemi sanitari, ha sconvolto le nostre abitudini di vita, i processi di lavoro, il funzionamento delle scuole e delle università; l’impatto sul sistema economico-finanziario sarà di proporzioni molto ampie e profonde”.
Ma se Visco lancia l’alert il Centro studi di Confindustria sciocca tutti con le sue previsioni sul Pil italiano del 2020: la stima è di un crollo del prodotto interno lordo pari a -6%, fermo restando il presupposto che, nel mese di maggio, venga superara la fase acuta dell’emergenza sanitaria. Altrimenti, per il Csc se “la situazione sanitaria non evolvesse positivamente, le previsioni economiche andrebbero riviste al ribasso”. Secondo il Csc “un boost importante, sebbene incompleto, è stato rappresentato dall`introduzione di misure anticicliche a metà marzo (circa 25 miliardi di risorse), a sostegno delle imprese e delle famiglie, che contribuiranno a contenere il calo del Pil. Questo decreto legge, cosiddetto “Cura Italia”, ha infatti adottato prime misure per il rafforzamento del sistema produttivo”. Tuttavia, in aggiunta a questo intervento, “è auspicabile che venga definito a breve anche l`utilizzo di risorse di fonte comunitaria, visto che gli interventi che restano da fare per la tutela del sistema sono molti e vanno in diverse direzioni. Nell’ultima settimana è stata anticipata da parte del Governo l`intenzione di varare un ulteriore decreto in aprile, di portata analoga a quello di marzo. Di queste misure, al momento, non sono disponibili i dettagli e, quindi, non sono incluse nel nostro scenario di base”.
Visco ha rimarcato l’azione e le misure di pronto intervento anti-COVID 19 di Bankitalia e della Bce, manifestando anche l’intenzione di fare di più, nel caso in cui ce ne fosse bisogno:
“Per fronteggiare l’impatto negativo della pandemia in corso nella riunione dello scorso 12 marzo il Consiglio direttivo ha varato un ampio pacchetto di misure. Al fine di sostenere il credito bancario a favore dei soggetti economicamente più colpiti dalla diffusione del nuovo coronavirus – con particolare attenzione alle piccole e medie imprese – per un anno a partire dal prossimo giugno le condizioni applicate alle TLTRO3 saranno decisamente più accomodanti. Sono stati ridotti di 25 punti base sia il tasso iniziale sia quello, inferiore, effettivamente applicato alle controparti sulla base degli obiettivi raggiunti in termini di prestiti erogati all’economia, il cui conseguimento è stato oltretutto agevolato. L’’ammontare massimo che le controparti potranno ottenere in prestito con queste operazioni raggiungerà i 3.000 miliardi. Come misura ponte, fino al mese di giugno saranno condotte operazioni aggiuntive di rifinanziamento a più lungo termine a condizioni favorevoli e con piena aggiudicazione degli importi richiesti. È stata inoltre stanziata, in aggiunta al programma di acquisto di attività già in corso, pari a 20 miliardi mensili, una dotazione di 120 miliardi per ulteriori acquisti netti di titoli da effettuare sino alla fine di quest’anno, con un contributo significativo dei programmi del settore privato”.
Il governatore più volte ha sottolineato l’impegno di Palazzo Koch a evitare che il lockdown e la quarantena resisi necessari per la diffusione del coronavirus in Italia finiscano per provocare gravi danni all’economia italiana. Così come ha ricordato che l’azione della Bce di Lagarde è stata ad ampio raggio.
Le misure varate dalla Bce, ha ricordato infatti, “sono state ulteriormente rafforzate nella riunione del 18 marzo scorso con un nuovo programma di acquisto di titoli pubblicie privati per complessivi 750 miliardi nell’anno in corso. Il programma, denominato “Pandemic Emergency Purchase Programme” durerà almeno sino alla fine del 2020 ma si potrà ulteriormente estendere qualora l’emergenza sanitaria dovesse proseguire. Per gli acquisti di titoli pubblici sono previsti ampi margini di flessibilità per consentire, qualora le condizioni di mercato lo richiedano, scostamenti rispetto alle allocazioni di riferimento sinora previste per paese e categoria di titoli.Il perimetro dei titoli emessi da società privateche potranno essere acquistati è stato allargato, includendo anche la cartacommerciale di qualità adeguata; i criteri di idoneità delle garanzie sono stati ulteriormente allentati, in modo da facilitare il ricorso al rifinanziamento da parte delle banche”.
Detto questo, la Bce non abbassa la guardia:
“Nell’ambito del nostro mandato siamo disposti ad aumentare il volume degli acquisti, a modificarne la composizione e a esplorare tutte le possibili opzioni per sostenere l’economia in questa fase di acuta difficoltà. Si è anche deciso di considerare la possibilità di rivedere i limiti che ci eravamo imposti in passato nello svolgimento di queste operazioni, nella misura necessaria a rendere gli interventi proporzionati ai rischi da affrontare; non si tollereranno impedimenti tali da compromettere l’efficace trasmissione della politica monetaria”.
Riguardo al bilancio di Bankitalia, questo ha messo in evidenza il perseguimento, nel 2019, di un utile netto a livelli record:
“Il bilancio sottoposto alla vostra approvazione presenta un utile netto di 8,2 miliardi di euro, due miliardi in più rispetto al precedente esercizio”. L’utile lordo del 2019, prima delle imposte e dell’accantonamento al fondo rischi generali, si è attestato a 10,8 miliardi. L’incremento di 2 miliardi rispetto allo scorso esercizio è dovuto in parte rilevante a componenti reddituali che potrebbero non ripetersi nella stessa misura nei prossimi esercizi. In particolare, il positivo andamento dei mercati azionari registrato nel 2019 – accompagnato da un’intensa azione di ribilanciamento del portafoglio conseguente all’integrazione dei fattori ESG – ha comportato la riduzione delle svalutazioni e un deciso miglioramento dei risultati da negoziazione. Anche il margine d’interesse, che rappresenta la redditività caratteristica delle banche centrali, ha contribuito positivamente all’incremento del risultato lordo, raggiungendo 9,6 miliardi, 0,2 in più del 2018. I costi operativi hanno registrato una flessione pari a circa l’1 per cento, su cui ha inciso il minore importo degli ammortamenti. Con modeste ricomposizioni al loro interno, le spese per il personale e quelle di amministrazione sono risultate sostanzialmente stabili. Allo scopo di fronteggiare la complessiva rischiosità cui risulta esposto l’Istituto, le risorse patrimoniali sono state incrementate alimentando il fondo rischi generali nella stessa misura dello scorso anno (1,5 miliardi), senza intervenire sulle riserve statutarie. Anche l’ammontare delle imposte di competenza, pari a 1 miliardo circa, è risultato analogo a quello del 2018 (1,2 miliardi)”.
Il dividendo è rimasto invariato a 340 milioni: La politica di distribuzione dei dividendi in vigore, ha ricordato Ignazio Visco, “stabilisce che le somme destinate ai partecipanti siano comprese nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della banca”.
“In linea con questo indirizzo a valere sull’utile netto di 8,247 miliardi, si propone di attribuire ai partecipanti un dividendo di importo uguale a quello degli ultimi anni: 340 milioni, pari al 4,5% del capitale. Anche quest’anno la posta speciale sarebbe alimentata per 40 milioni, raggiungendo così 160 milioni”.