Verdetto inflazione Usa alle porte: test per Fed e Wall Street

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Rappresenta uno dei market mover della settimana. Domani pomeriggio verrà pubblicato il dato sui prezzi al consumo per il mese di febbraio. Il consensus si attende una lettura in rallentamento, in un contesto in cui gli investitori hanno gli occhi puntati su Wall Street dopo il recente sell-off e i crescenti timori i crescenti timori per l’economia (soprattutto dopo le parole di Donald Trump e il suo alert recessivo).
Un dato che arriva a una settimana di distanza dalla seconda riunione della Federal Reserve (Fed), con gli annunci della politica monetaria previsti per mercoledì 19 marzo.
Alla vigilia del dato, che verrà diffuso alle 13:30 ora italiana (negli Usa è già scattata l’ora legale), vediamo le attese del mercato.
Test inflazione Usa di febbraio: le attese
Si avvicina l’atteso test inflazione sui mercati. Stando alle stime degli analisti interpellati da Bloomberg, l’inflazione headline per il mese di febbraio dovrebbe registrare mediamente un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente (+0,5% registrato a gennaio) e una variazione su base annua al 2,9% dal precedente 3%. Se si considera, invece, l’indice core (ovvero al netto dei prezzi energetici e alimentari) le aspettative di un aumento dello 0,3% congiunturale (+0,4% a gennaio) e del 3,2% tendenziale contro il 3,3% del mese precedente.
“Tuttavia, dagli ultimi sondaggi Ism si è registrato un aumento della componente “prezzi pagati”, così come i prezzi dell’energia sono rimasti molto elevati a febbraio, per cui non è da escludere una possibile sorpresa al rialzo”, spiegano gli esperti di Mps Capital Services.
Le attese di Goldman Sachs
Un dato sotto la lente del team di analisti di Goldman Sachs. “Prevediamo un aumento dello 0,29% dell’indice dei prezzi al consumo core a febbraio (rispetto a un consenso dello 0,3%), corrispondente a un tasso su base annua del 3,21% (rispetto a un consenso del 3,2%) – segnalano gli esperti della banca d’affari Usa -. Un aumento dello 0,27% dell’indice dei prezzi al consumo generale a febbraio (rispetto a un consenso dello 0,3%), che riflette un aumento dello 0,2% dei prezzi dei prodotti alimentari e dello 0,2% dei prezzi dell’energia”.
In particolare, gli analisti di Goldman Sachs mettono in evidenza tre tendenze chiave che dovrebbero emergere nel rapporto di questo mese: prezzi auto, assicurazione auto e distorsioni stagionali. Sul primo punto specificano: “Ci aspettiamo che i prezzi delle auto usate aumentino dello 0,6% a febbraio, in decelerazione rispetto al ritmo del 2,2% di gennaio, mentre i prezzi delle auto nuove dovrebbero aumentare dello 0,3%, riflettendo un calo sequenziale degli incentivi dei concessionari a febbraio”.
Un quadro sui prezzi che verrà completato questa settimana dalla pubblicazione, giovedì 13 marzo, dell’indice dei prezzi alla produzione (PPI).
Fed prepara una nuova pausa
Di recente, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha affermato che la Fed ha bisogno di vedere “veri progressi” sull’inflazione o qualche debolezza del mercato del lavoro per prendere in considerazione un nuovo aggiustamento dei tassi.
La Fed si prepara al nuovo meeting del 2025, con gli analisti che si attendono una nuova pausa sul fronte tassi. Dopo una riduzione complessiva di 100 punti base nel secondo semestre del 2024, il Fomc ha deciso di lasciare invariata la fascia obiettivo dei FED funds al 4,25-4,50% a gennaio. “Questa decisione è stata ben segnalata e giustificata dalla combinazione di un’inflazione “piuttosto elevata” e di condizioni “solide” del mercato del lavoro”, ricorda Martin Van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco.
Guardando al futuro, la Fed sembra intenzionata a mantenere i tassi invariati nella prossima riunione di marzo. “In effetti, i nuovi rischi al rialzo dell’inflazione (dei beni) sulla scia delle politiche tariffarie della nuova amministrazione hanno aumentato la probabilità di una pausa prolungata – segnalano da Robeco -. Tuttavia, ciò rischia anche di comportare un aumento della disoccupazione, che la Fed è desiderosa di evitare. Considerando un ulteriore rallentamento dell’inflazione dei salari e dei prezzi dei servizi, il nostro scenario centrale rimane una ripresa del ciclo di allentamento entro giugno, con l’obiettivo di un ritorno alla “neutralità” – che stimiamo al 3,25%-3,50% – entro la metà del 2026”.
“Assegniamo una probabilità del 20% a uno scenario di coda in cui riemergerebbe un allentamento più rapido. Lo scenario in cui la Fed dovrebbe aumentare i tassi entro la fine dell’anno, forse innescato da un aumento delle aspettative di inflazione, ha una probabilità del 10%”, conclude Martin Van Vliet.
Mercati al bivio: ripresa o recessione?
Con una Fed in bilico tra il contenere l’inflazione e il rischio di soffocare la crescita, e una Casa Bianca sempre più protezionista, il mercato è a un bivio: ripresa o recessione? Questo l’interrogativo che si pone Gabriel Debach, market analyst di eToro, che ha esaminato l’andamento dell’S&P 500, ricordando il monito del ceo di JPMorgan, Jamie Dimon: “America First va bene, ma se ci ritroveremo soli perché abbiamo lacerato il mondo, avremo commesso un errore.”
Il mercato, sottolinea l’esperto, sembra aver fiutato un cambio di passo. “Il peso delle guerre tariffarie, il rischio di una contrazione della spesa federale e il deterioramento del sentiment potrebbero spingere ulteriori prese di profitto. E con il lunedì che ormai si è guadagnato la nomea di giornata nera, gli investitori si chiedono se il peggio sia davvero passato, o se si tratti solo dell’inizio di una nuova fase ribassista”, argomenta.
Osservando l’andamento dell’indice S&P 500, Gabriel Debach rimarca però come la stagionalità offra un barlume di speranza, così come alcune statistiche: negli ultimi 32 casi in cui l’ETF SPY ha aperto con un gap ribassista superiore all’1% ed è sceso di un ulteriore 1% intraday, il mercato ha chiuso in rialzo tre mesi dopo in 31 occasioni su 32. L’unica eccezione? Il 5 maggio 2022, con un calo marginale dello 0,59%. Una statistica che invita alla prudenza nel dichiarare la fine del bull market, ma che allo stesso tempo sottolinea il potenziale di un rimbalzo.