Notizie Dati Macroeconomici Usa: la “pazienza” della Fed è finita ma per il primo incremento del costo del denaro ci sarà da attendere

Usa: la “pazienza” della Fed è finita ma per il primo incremento del costo del denaro ci sarà da attendere

18 Marzo 2015 18:47

Indicazioni contrastanti quelle in arrivo da Washington. La Banca centrale statunitense al termine della due giorni di riunioni da un lato ha rimosso, come da attese, l’aggettivo “paziente” in riferimento alla tempistica del primo rialzo dei tassi ma dall’altro lato ha indirettamente annunciato al mercato che per i prossimi mesi, e in particolare nella riunione di giugno, il costo del denaro non sarà toccato.

Questo perché da un lato un innalzamento dei Fed Funds ad aprile è confermato “improbabile” e dall’altro è stato ribadito che per muovere i tassi dallo 0-0,25% saranno necessari “ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro e una ragionevole fiducia che l’inflazione tornerà verso il target del 2% nel medio termine”. Nonostante non sia stato menzionato, il rafforzamento del dollaro è tirato in ballo indirettamente visto che la Fed ha rilevato una crescita dell’export in “indebolimento”.

Indicazioni “dovish”, quindi improntate al mantenimento dello status quo, arrivano anche dalla view sull‘andamento della crescita economica, “in parte frenata”, e dalla stima sull’andamento dei Fed Funds fornita dai membri del Fomc (Federal open market committee), il braccio operativo della banca centrale statunitense. Per fine anno il board si attende che il costo del denaro della prima economia si attesterà allo 0,625%, contro l’1,125% atteso a dicembre. A meno di sorprese, per il primo incremento dal 2006 sarà quindi necessario attendere la fine dell’estate. Per l’anno prossimo la mediana è all’1,875%, dal 2,5% di fine 2014. Nel lungo periodo, il tasso mediano è confermato al 3,75%.

Rivista al ribasso la crescita economica
La revisione al ribasso della view sui Fed Funds è dovuta alle nuove stime sull’andamento dei principali indicatori macro. Nell’anno corrente il consenso sulla crescita del Pil passa dal 2,5-3% al 2,3-2,7%, l’inflazione “core” è vista tra l’1,3 e l’1,4 per cento (da 1,5-1,8%) e il tasso di disoccupazione è stimato tra il 5 e il 5,2% (da 5,2-5,3%).

Wall Street festeggia
Una Fed meno “paziente” ma comunque “colomba” spinge i listini azionari. Dopo una prima parte attendista, Dow e S&P500 guadagnano entrambi lo 0,85%, rispettivamente +150 e +18 punti rispetto al dato precedente. Segno più anche per il Nasdaq, rialzo dello 0,64%. In rosso di quasi un punto e mezzo percentuale il dollar index, mentre dal fronte commodity tornano a salire oro e petrolio (+1,7% e +0,75%). In calo anche il rendimento del decennale, sceso sotto il 2% per la prima volta da quasi un mese.