Usa: crescita posti lavoro boom a gennaio, 100esimo mese consecutivo di rialzi
La forza dell’economia Usa si misura anche così: a gennaio gli Stati Uniti hanno assistito al 100esimo mese consecutivo di crescita dei nuovi posti di lavoro. Un record. Il primo report occupazionale del 2019 non ha deluso, tutt’altro.
Il dipartimento del Lavoro Usa ha reso noto di fatto che, nel mese, l’economia ha creato 304.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sopra del rialzo pari a +172.000 unità previsto dal consensus. Il tasso di disoccupazione è salito dal 3,9% al 4%.
A tal proposito, c’è da dire inoltre che il dipartimento del Lavoro ha precisato che, sebbene lo shutdown governativo non abbia avuto un impatto ‘percepibile’ sulle assunzioni su base netta, comunque ha contribuito all’aumento del tasso di disoccupazione.
I salari medi orari sono saliti di 3 centesimi (+0,1%), a $27,56, con un rialzo su base annua che è rallentato però dal 3,3% dell’ultimo trimestre (record della fase post-recessione) al 3,2%. Le ore lavorate a settimana sono rimaste invariate a 34,5.
I numeri si sono confermati in ogni caso molto solidi, anche se compensati dal fatto che i dati di dicembre sono stati rivisti al ribasso in modo significativo.
Riguardo alla revisione dei dati di dicembre, nel mese i nuovi posti di lavoro creati sono stati 222.000, e non 312.000 come comunicato in precedente. I dati di novembre sono stati rivisti invece al rialzo dai +176.000 inizialmente riportati a +196.000.
Un commento sul report occupazione è stato rilasciato, proprio dopo la sua pubblicazione, da James Bullard, membro votante del Fomc, la commissione di politica monetaria della Fed. Intervenuto nel corso della trasmissione Squawk Box della Cnbc, Bullard – noto da sempre per le sue posizioni da colomba – ha detto di essere soddisfatto per la decisione della banca centrale – confermata questa settimana, in occasione dell’annuncio sui tassi, che sono stati lasciati invariati nel range compreso tra il 2,25% e il 2,5% – di essere ‘paziente’ nel percorso delle strette monetarie. Questo, nonostante i dati migliori delle attese di gennaio.
Il banchiere non si è mostrato anzi neanche troppo entusiasta dei dati, facendo notare che i numeri mettono in evidenza un quadro ‘antiquato’, già passato. Quando invece, ha aggiunto, l’economia della Cina, per esempio, sta rallentando più del previsto.