Banca Carige ‘piccola Mps’: Di Maio fa nomi politici e parla di Segreto di Puclinella
Caso Banca Carige, il vicepremier Luigi Di Maio ne parla in diretta dalla Camera dei deputati, non risparmiando un duro affondo contro i politici, che siano di destra o di sinistra, comunque responsabili, a suo avviso, degli errori commessi dalle passate gestioni.
Il discorso che viene pubblicato sul Blog dei 5 Stelle, dal titolo inequivocabile: “Il Segreto di Pulcinella delle banche italiane”.
“Carige è una piccola Mps“, in quanto “ennesimo caso di gestione scellerata non solo per incompetenza dei manager ma anche per la commistione con la politica”.
Riguardo al suo futuro dell’istituto di credito commissariato dalla Banca centrale europea a inizio anno, il vicepremier fa alcune precisazioni su come il governo potrebbe intervenire per metterla in sicurezza, dopo il decreto ad hoc già varato, che prevede come extrema ratio la ricapitalizzazione precauzionale.
Carige verso una nazionalizzazione? Si chiedono gli italiani da settimane, dopo che Di Maio stesso non ha nascosto a più riprese il sostegno all’ipotesi di una banca di Stato.
“Se useremo soldi pubblici per salvare Banca Carige la banca sarà dei cittadini”, assicura il leader del M5S, precisando comunque che il tutto è confinato tuttora nel mondo del “Se“, ovvero delle ipotesi:
“Ad ora non sappiamo se dovremo intervenire con fondi pubblici, ma se decideremo di mettere soldi dei cittadini nella banca, allora la banca diventerà dei cittadini. È un principio che dovrebbe essere banale, ma vale la pena di sottolinearlo, perché in passato i soldi degli italiani sono stati usati solo ed esclusivamente per coprire quello che avevano causato pochi manager o politici legati a quella banca. In questo modo eviteremo che imprese e lavoratori del territorio debbano pagare le scelte scellerate di chi ha gestito la banca in questi anni. Se interverremo con soldi pubblici, la banca avrà la missione di dare più credito alle piccole e medie imprese, di dare più mutui alle famiglie e di finanziare progetti innovativi di giovani imprenditori”.
“È chiaro ed evidente – ha continuato Di Maio, nel suo discorso dalla Camera – che, se i cittadini metteranno i loro soldi per la risoluzione della crisi della Carige, i responsabili di questo disastro, a partire dai grandi debitori della banca, dovranno essere resi pubblici. E dovranno pagare le conseguenze dei loro errori. I risparmiatori invece non dovranno pagare, come accaduto in passato, le colpe e le inadempienze dei manager. A questi signori il Governo chiederà di restituire i mega bonus che hanno incomprensibilmente incassato visto il disastro che hanno combinato”.
L’attacco contro i politici viene più volte rinnovato laddove viene rimarcata la commissione tra politica e banche:
“Ricordo anche che in Carige negli ultimi tre anni – dopo il disastro della precedente gestione, oggetto di pesanti condanne in secondo grado in attesa della Cassazione per il dottor Berneschi e i suoi collaboratori – si sono alternati numerosi presidenti e amministratori delegati contribuendo pesantemente a rendere ancora più grave una situazione già critica”.
“La verità è sotto gli occhi di tutti, oserei dire è il segreto di Pulcinella: la vecchia politica e le banche sono sempre andate a braccetto e Banca Carige non fa eccezione. Il politicante metteva un suo uomo nella banca e lui finanziava la qualunque, fregandosene dei danni ai risparmiatori e preoccupandosi del beneficio per il politico, per il partito e per la sua poltrona. Carige è una piccola MPS, ma nel territorio i danni non sono inferiori“.
Carige: Di Maio fa nomi e cognomi di politici e banchieri
Di qui, il vicepremier pentastellato va dritto al sodo facendo i nomi di banchieri e politici a essi collegati:
“Il problema è che alla fine non paga mai nessuno e non si dice mai chiaramente come stanno le cose, chi c’è dietro la cortina di fumo dei nomi più o meno sconosciuti di amministratori e dirigenti. Quando invece per unire i puntini basta solo un po’ di onestà intellettuale. Questa mattina qui in Aula voglio pronunciare i nomi e i cognomi non solo di chi ha contribuito al fallimento della banca, ma anche dei loro sponsor politici. Basta infatti leggere le carte per vedere che all’interno del cda della Banca, nel periodo in cui si sono registrate le maggiori sofferenze, erano presenti membri legati al mondo politico che hanno giocato a fare i banchieri:
- L’ex vicepresidente di Carige è l’ex parlamentare Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro nei vari governi Berlusconi nonché sindaco di Imperia, Claudio Scajola.
- Un ex consigliere del CdA è Luca Bonsignore, figlio di Vito Bonsignore ex eurodeputato sempre nel Popolo delle Libertà.
- Un altro ex consigliere è Giovanni Marongiu, sottosegretario nel Governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi.
- L’ex direttore centrale di Carige è Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova con il centrosinistra e parlamentare dell’Ulivo.
“Come vedete si spazia da destra a sinistra – precisa il ministro dello Sviluppo economico – L’intera classe politica precedente ha le sue colpe e le ha scaricate sui risparmiatori. Il funzionamento del meccanismo è semplice e lo si capisce dalle operazioni temerarie della stessa banca. Per un lungo periodo Carige ha assunto rischi troppo alti su numerose operazioni diciamo ‘discutibili’. Come hanno riportato numerosi organi di stampa la Banca ha accumulato perdite sui crediti per diversi miliardi di euro dovuti. Tra questi troviamo:
- un debito di circa 450 milioni per i finanziamenti erogati al gruppo Messina.
- 250 milioni concessi con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia, al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica fortemente voluta dalla politica ligure realizzata sola a metà sulla collina di Cornigliano.
- 35 milioni di euro per il mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone.
- 20 milioni erogati al gruppo facente capo a Beatrice Cozzi Parodi.
“Prestiti o fidi, in parte sanati, ma che hanno causato sofferenze alla banca, sono stati erogati per svariate decine milioni di euro ad alcune società riconducibili al dottor Enrico Preziosi e per 20 milioni alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re del gruppo Pirelli”.
Mentre Di Maio tuona contro i politici dei vecchi governi, il suo M5S incassa una sonora sconfitta in Parlamento.
La Stampa riporta infatti che 29 degli 87 emendamenti proposti dal M5S sono stati cassati per “estraneità di materia”.
Gli emendamenti sarebbero stati affossati perchè non presentavano i requisiti per essere convogliati in un decreto ad hoc, nonostante parlassero di banche e banchieri.
E così il M5S esce sconfitto proprio nella lotta al mondo delle banche che, insieme a quella del reddito di cittadinanza, aveva sbandierato durante la campagna elettorale.
Nello specifico, riporta il quotidiano, non sono stati accettati gli emendamenti sull’inasprimento di pene e sanzioni per i reati commessi dai banchieri nell’esercizio delle loro funzioni e la richiesta di introdurre un obbligo di assicurazione per coprire la responsabilità civile per gli organi di vertice e i dipendenti.
Stop anche alla stretta contro le “porte girevoli”, ovvero il passaggio di ex dipendenti di organi di vigilanza alle banche controllate, e al divieto di legare bonus ai dipendenti al collocamento dei titoli, per evitare pressioni indebite. Se la Lega non ha presentato neppure un emendamento, il M5S ne ha visti bocciare la metà, quattro su otto, di quelli presentati.
Tuttavia, con le elezioni europee che si fanno sempre più imminenti, Di Maio non molla certo la presa nell’attaccare la vecchia politica e i vecchi governi, così come ha fatto ieri in occasione della pubblicazione dei dati sul Pil italiano, che hanno confermato la recessione tecnica.
Di Maio presenta dunque anche le riforme al sistema bancario italiano che intende concretizzare.
- L’approvazione del Glass Steagall Act che prevede la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari.
- Fondo di garanzia per i risparmiatori delle banche ottenuto trattenendo fino al 60% dei bonus dei manager per 5 anni.
- Una norma sulle porte girevoli.
- Una seria legge sul conflitto di interessi.
- Nuovi vertici per Consob e riforma della vigilanza bancaria a livello europeo;
- Istituzione di un Fondo di Garanzia UE per i risparmiatori