Notizie Notizie Italia UniCredit-SocGen: febbre dura poco, rumor non scaldano analisti. E c’è anche fattore incertezza politica

UniCredit-SocGen: febbre dura poco, rumor non scaldano analisti. E c’è anche fattore incertezza politica

4 Giugno 2018 12:08

Matrimonio UniCredit-SocGen? I broker non ci scommettono troppo, e lo scetticismo si riflette in Borsa, dove le quotazioni della banca italiana limano i guadagni in modo considerevole rispetto all’inizio della sessione. D’altronde, è arrivata anche la smentita di Société Générale sui negoziati.

Jefferies sottolinea per esempio che le speculazioni di un M&A tra le due banche, che sono state riportate dal Financial Times, non rappresentano nulla di nuovo, visto che rumor di tal tipo – combinazioni e fusioni tra istituti europei attivi nel settore finanziario- vanno avanti da anni.

Gli analisti di Natixis, dal canto loro, ritengono che un accordo “avrebbe molto senso” se avvenisse tra la metà e la fine del 2019, ma in generale il consensus ritiene che sia improbabile che un matrimonio avvenga nel breve termine.

Tornando alla nota di Jefferies, gli analisti ricordano che rumor su una fusione UniCredit-SocGen, vanno avanti da ben 15 anni: tuttavia, il contesto sia politico che normativo rappresenta al momento “un ostacolo significativo” nel consentire che uno scenario del genere venga concretizzato.

In assenza di una Unione bancaria completata in Europa, la probabilità che UniCredit possa siglare un accordo rilevante di fusione viene considerata, dunque, bassa. La banca guidata dall’AD Jean-Pierre Mistier, inoltre, si trova solo a metà del piano di ristrutturazione triennale che ha lanciato. In questo contesto, Jefferies non ritiene che i vertici contemplino la possibilità di procedere a una acquisizione rilevante, almeno nel breve periodo.

La view di Jefferies sul titolo UniCredit è positiva, con il rating “buy” sul titolo. Gli ostacoli non interessano certo soltanto UniCredit. Il broker crede che, in generale, ci siano ostacoli oggettivi alla realizzazione di una operazione di M&A su larga scala, in Europa, anche se le recenti speculazioni su una fusione tra Barclays e Standard Chartered potrebbero dimostrare che l’outlook di un fermento nel settore non è del tutto azzoppato.

Dal canto loro, gli analisti di Kepler Chevreux hanno rivisto al rialzo la valutazione su SocGen da “hold” a “buy”, manifestando maggiore fiducia nella possibilità di un accordo. Entrambi gli istituti, hanno spiegato, hanno una valutazione di mercato simile, fattore che potrebbe giustificare una “fusione tra eguali”; le consolidazioni transfrontaliere, aggiungono gli esperti, “hanno inoltre senso” e trovano un sostegno nelle stesse autorità di regolamentazione, che fanno riferimento alla debole redditività che caratterizza il settore bancario europeo, alla luce anche dei tassi di interesse che rimangono bassi. Il franchising delle banche sarebbe inoltre “complementare”, con punti di forza in Francia, Italia, Germania.

Previsti “considerevoli” risparmi sui costi, che la banca UniCredit-SocGen nascente dalla fusione potrebbe realizzarenell’Europa centrale e orientale e, in misura minore, in Germania: tra l’altro, viene fatto notare che entrambe sono deboli nel business della gestione degli asset.

UniCredit-SocGen: dubbi sui benefici di un accordo M&A

Gli analisti di Mediobanca hanno un rating “outperform” su UniCredit e ricordano come l’accordo sia stato oggetto di speculazioni negli ultimi 10 anni e che l’esperienza di Mustier (che è stato numero uno della divisione di investment banking di SocGen) rende l’opzione “ancora più credibile”. Detto questo, Mediobanca crede che UniCredit “non sia pronta”, in quanto una mossa del genere potrebbe rappresentare un rischio per chi investe nella banca. Di conseguenza, l’opzione viene considerata “molto lontana, così come è stato nel caso di Commerzbank l’anno scorso (quando si è parlato della possibilità di un deal UniCredit-Commerzbank). E’ probabile, continuano gli analisti di Piazzetta Cuccia, che anche SocGen non sia pronta per una fusione e comunque, vista l’incertezza sul governo italiano, le attuali regole dell’Unione europea e gli sviluppi che interessano UniCredit, la view è che un matrimonio non sarebbe “né desiderabile, né di beneficio per l’azione”.

Così scrive inoltre Giovanni Razzoli, di Equita:

“Secondo quanto riporta FT, i vertici di UCG starebbero studiano una fusione con SocGen: l’analisi del deal sarebbe nelle fasi embrionali e non vengono forniti ulteriori dettagli. Restiamo convinti che, fino all’effettiva introduzione di un sistema di garanzia unica a livello europeo sui depositi, i merger cross border restino opzioni molto difficili da realizzare. Inoltre l’attuale fase di incertezza politica in Italia non agevola un percorso di questo tipo. Dal punto di vista del business inoltre avremmo alcune perplessità in quanto:

  • i deal cross border solitamente generano limitate sinergie da costo specie in caso di assenza di sovrapposizione territoriale nei mercati core (ed è il caso di UCG e SocGen), eventuali risparmi si possono generare solo in alcuni business (corporate). Ci sarebbero alcune sovrapposizioni in Est Europa (Repubblica Ceca, Russia, Buglaria e Romania) ma crediamo che lo spazio di cost cutting sarebbe limitato.
    2 – l’execution risk dell’integrazione potrebbe superare in termini di beneficio eventuali sinergie da costo.
    3 – il quadro regolamentare sul capitale non è necessariamente stabilizzato per le banche europee mentre UCG ha già fornito dettagliate indicazioni in merito agli impatti delle nuove iniziative sul capitale in arrivo nei prossimi anni (Basel4, EBA guidelines etc) – confermando un CET1 di c12.5%. UCG e SocGen hanno multipli (P/TE c0.55x) e redditività simile (ROTE c7%) ma UCG vanta un CET1 superiore (12.8% post impatti regolamentari di medio termine vs Socgen 11.4%): ci aspetteremmo quindi una valutazione leggermente a premio in caso di M&A per UCG. Ipotizzando risparmi del 15% sulla base costi del corporate banking di Socgen e 5% da ricavo, otterremmo 1.5bn di sinergie lorde. Il P/E 2020 di UCG scenderebbe da 6.1x a 5.5%, il ROTE da 8.6% a 9.1%, e il P/TE resterebbe stabile a c0.5x. Con 1.5bn di oneri di integrazione, il CET1 della combined entity scenderebbe a 11.9% (pre impatti regolamentari su SocGen ovvero 11.5% post Basel4 ed altri impatti). Allo stato attuale ci sembra difficile giustificare una business combination, anche in relazione al potenziale di upside stand-alone di UCG che – attraverso l’execution del derisking – dovrebbe avvicinare un P/TE di 0.8x-0.9x nel medio termine”.

Così Banca Akros:

“Stando alle indiscrezioni stampa, UniCredit starebbe valutando l’ipotesi di fondersi con la rivale francese Société Générale, con una mossa coraggiosa che vedrebbe due delle banche europee principali unire le loro forze, e dare il via a un round inatteso di fusioni bancarie nel Continente. In base a quanto riportato, dirigenti senior di entrambe le parti hanno sottolineato che la pianificazione è alla sua fase iniziale e che la situazione politica volatile dell’Italia ha spinto più in là i tempi rispetto al piano originale, di 18 mesi. Mustier, numero uno di UniCredit che il mese scorso ha detto che l’Eurozona avrebbe bisogno di banche più grandi, paneuropee per finanziare la domanda di credito, considera SocGen, la cui divisione di investment banking ha gestito, alla stregua di un partner ideale per l’istituto italiano, visto che potrebbe espandere la sua presenza in Germania e Italia alla Francia, sia nel settore retail che del corporate banking”.