Notizie Notizie Italia Unicredit ricorre al Tar sul golden power. E accusa Bpm: “poco trasparente su Anima”

Unicredit ricorre al Tar sul golden power. E accusa Bpm: “poco trasparente su Anima”

23 Maggio 2025 10:12

Alta tensione tra Unicredit e Bpm. L’istituto guidato da Andrea Orcel, è protagonista delle cronache bancarie odierne con una doppia mossa: da un lato presenta ricorso al Tar sul golden power e dall’altra approva la rinuncia alla condizione relativa all’operazione Anima evidenziando però che “è stata realizzata a condizioni considerevolmente meno favorevoli di quanto precedentemente ipotizzato”.
In particolare, il gruppo di Piazza Gae Aulenti ricorda che l’Opa da parte di Bpm è avvenuta ad “un prezzo di acquisizione più elevato (da 6,2 a 7 euro per azione, pari a un aumento del 13%) e senza i previsti benefici sul capitale regolamentare associati al Danish Compromise”.  Inoltre accusa l’istituto milanese di scarsa trasparenza.

Il ricorso al Tar

Nella bagarre del confronto con il Governo, Unicredit si prepara a ricorrere al Tar contro i paletti imposti dal golden power.  Unicredit chiarisce che continuerà il confronto con le istituzioni per “ottenere un riscontro conclusivo sulla portata e sull’interpretazione delle prescrizioni”, ma si prepara comunque a un’azione legale per dirimere i dubbi. La banca “presenterà a breve un ricorso al Tar del Lazio e supporterà l’Ue nel suo esame della situazione”, si legge nella nota odierna, definendo la mossa “una linea d’azione prudente per ottenere chiarezza e una valutazione formale indipendente sulla corretta applicazione del golden power al caso specifico”.
Alla luce di tutto questo, Unicredit ribadisce che “non è ancora in grado di prendere alcuna decisione definitiva in merito al completamento dell’operazione”.

Al momento l’offerta è in stand-by per 30 giorni, rimarrà aperta fino al 23 luglio (data ultima di adesione). Una decisione, quella di sospensiva della Consob, criticata duramente dal ceo di Bpm Giuseppe Castagna che l’ha definita di portata “abnorme”, in contrasto con la prassi dell’Autorità.
Immediata la replica del numero uno della Consob Paolo Savona: “ La Consob è un organo collegiale che lavora con gli uffici, quello legale, degli emittenti, della trasparenza del mercato, e quindi il risultato è la somma di tutte queste riflessioni”, ha detto a margine di una iniziativa del Festival dell’Economia.

Le accuse a Bpm, Anima nel mirino

Unicredit dal canto suo ha invece difeso la Consob spiegando che “la sospensione è finalizzata a lasciare il tempo necessario per fornire informazioni chiare e adeguate”, si legge in una nota, con particolare riferimento “all’esercizio del golden power e alle relative prescrizioni” contenute nel decreto della Presidenza del Consiglio del 18 aprile.
Ma i toni si alzano decisamente nel passaggio dedicato all’acquisizione di Anima da parte di Bpm.  Unicredit denuncia “la mancanza di una tempestiva e adeguata informativa trasparente da parte di Bpm”, sottolineando come l’operazione si sia rivelata ben più onerosa del previsto. “È ora evidente che l’operazione Anima è stata realizzata a condizioni considerevolmente meno favorevoli”, con un prezzo di acquisizione salito “da 6,2 a 7 euro per azione, pari a un aumento del 13%”, e senza i benefici patrimoniali attesi dal cosiddetto Danish Compromise.
Secondo Unicredit, la transazione avrebbe comportato una riduzione sostanziale del capitale equivalente Cet1 di Bpm di circa 1,7 miliardi di euro, o 240 punti base, portando il ratio pro forma dal 15,1% al 12,9%. Un impatto negativo che ridurrebbe drasticamente il rendimento atteso per Bpm: “dal livello inizialmente previsto superiore al 50% a circa l’11%, con il rischio di ulteriore riduzione”.

Unicredit non molla la presa su Bpm

“Sebbene queste azioni significhino che per Unicredit il ritorno sull’investimento relativo all’operazione è ora diminuito, l’offerta soddisfa ancora i parametri finanziari” della banca. Per questo, il cda ha scelto di “rinunciare alla condizione relativa all’operazione Anima, limitatamente alle misure difensive approvate dall’assemblea Bpm del 28 febbraio, al fine di offrire certezza agli azionisti. Unicredit resta fedele al piano industriale: “disciplina e rigore restano i capisaldi». L’obiettivo resta invariato: portare avanti il piano industriale Unicredit Unlocked, garantendo «una crescita proficua e distribuzioni superiori e sostenibili agli azionisti”. Nessuna concessione a operazioni che non rispondano a standard elevati: “La disciplina è fondamentale e le operazioni saranno eseguite solo se soddisfano i rigorosi parametri finanziari del gruppo”.