Unicredit: modifica dei cashes l’obiettivo del Cda, si allontana lo spettro dell’aumento
Giornata di Cda per Unicredit. Nel primo pomeriggio il board di piazza Cordusio affronterà il tema della modifica dei “cashes”, le obbligazioni convertibili da 3 miliardi di euro emesse nel 2009 e detenute in portafoglio soprattutto dagli azionisti di peso della banca. Nel fine settimana l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha dichiarato che la soluzione è al vaglio e che Banca d’Italia è al corrente delle modifiche. Il primo step dovrebbe prevedere la possibilità di computare nel Core Tier 1 il prestito cashes. La decisione ha preso slancio durante la scorsa settimana, quando il Financial Times aveva riportato che sarebbero in atto delle modifiche a Basilea 3 che permetterebbero agli istituti di credito di conteggiare nel Core Tier anche gli strumenti ibridi, come appunto il prestito cashes di Unicredit.
Se questo venisse confermato, spiega una fonte vicino a Unicredit, l’ipotesi di un aumento di capitale verrebbe per il momento accantonata definitivamente. Una view confermata ieri da Ghizzoni e da Equita che, dopo un meeting con l’istituto di piazza Cordusio, ha espresso una sensazione positiva “in quanto il turnaround sta proseguendo e ci sembra che l’aumento di capitale sia meno probabile di quanto pensassimo, anche se resta l’incertezza sulla situazione in Grecia”. Per quanto riguarda il mercato domestico, il broker ha evidenziato che “i flussi di nuovo credito sono in crescita nel secondo trimestre grazie al credito al consumo e corporate ed anche la qualità del credito continua a migliorare”.
A fine marzo, il Core Tier 1 di Unicredit è cresciuto al 9,06%, senza però includere i parametri di Basilea 3. Il management è ancora in attesa di sapere se la banca verrà considerata “global Sifi” (banca d’importanza sistemica), una decisione che sarà annunciata solamente il prossimo novembre. “L’opinione più diffusa – ha spiegato Equita – è che il range possa essere 8,5-9,5% post Basilea 3. A fine 2012 Unicredit dovrebbe arrivare all’8,5% quindi non vi è necessità di un aumento di capitale”. Tornando alla ristrutturazione dei cashes, Unicredit dovrà però affrontare un secondo step. In cambio della possibilità di conteggiarli nel Core Tier 1, Bankitalia ha chiesto che queste obbligazioni convertibili dovranno avere una remunerazione indicizzata al dividendo.
Un cambio di rotta rispetto alla remunerazione attuale che prevede una cedola pari all’Euribor a tre mesi (oggi fissato al 1,430%) più una quota fissa di 450 punti base (4,5%). Secondo fonti finanziarie contattate da questa testata, la modifica dei cashes potrebbe non passare dall’assemblea degli obbligazionisti. A Piazza Affari il titolo Unicredit cede lo 0,90% a 1,54 euro, soffrendo la delicata situazione greca come tutto il comparto bancario europeo. Nel fine settimana il commissario Ue, Olli Rehn, in un’intervista al giornale tedesco Der Spiegel ha fatto sapere che la situazione è molto seria. Inoltre, oltre al Fondo Monetario Internazionale anche l’Unione Europea potrebbe tirarsi indietro e bloccare il salvataggio di Atene se il Governo non interverrà per risanare i suoi conti. Per fare chiarezza, il mercato attende il rapporto Ue-Bce-Fmi che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.