Eni: rischio stop fase 2 di Kashagan. Bruxelles appoggia il South Stream, ok cessione TAG
Una notizia buona e una cattiva per Eni. Cominciamo dalla cattiva: ieri il Telegraph ha reso noto la chiusura degli uffici di Shell in Kazakistan, in seguito al mancato accordo per sviluppare la fase 2 del giacimento Kashagan, ipotizzando lo stop del progetto per almeno un paio d’anni. Oltre a Shell, il consorzio per lo sviluppo del Kashagan vede impegnati, oltre al colosso petrolifero italiano (con una quota del 16,81%), anche Exxon, Total, KMG, Inpex e Conoco. La decisione di Shell riflette uno scontro molto duro con il governo kazako, che non intende avallare il nuovo piano di tagli sui costi della fase 2 da 68 a 50 miliardi di dollari. L’avvio della produzione del giacimento, la maggiore scoperta degli ultimi trent’anni, dovrebbe portare il prossimo anno 300 mila barili al giorno, che saliranno a 800 mila entro il 2018.
“La decisione di stoppare il progetto sarebbe negativa per gli operatori e per i potenziali contrattisti – scrive Equita nella nota odierna – ma ci sembra improbabile, in quanto penalizzerebbe in primis il Kazakistan che mira a raddoppiare la produzione di idrocarburi nei prossimi 10 anni dagli attuali 1,6 milioni di barili al giorno e non ha modo di sostenere il progetto senza partner internazionali”. Secondo la sim milanese, la fase 2 del Kashagan potrebbe apportare ad Eni circa 90 mila barili al giorno, ovvero il 5% della produzione del Cane a sei zampe nel periodo 2018-2020. Per la controllata Saipem, il ritardo di questa fase potrebbe portare qualche problema alla yard di Kurik, praticamente dedicata allo sviluppo del maxi giacimento kazako.
Ma veniamo alla buona notizia. Ieri la Commissione Europea ha annunciato il suo appoggio al gasdotto South Stream, dopo che Gazprom aveva sottolineato che sono stati compiuti tutti i necessari studi di fattibilità del progetto. Il gasdotto dalla capacità di 63 miliardi di metri cubi collegherà la Russia all’Europa meridionale passando sui fondali del Mar Nero. “In merito all’azionariato di South Stream (Gazprom 50%, Eni 50%) – segnala Intermonte – è possibile un ingresso anche di E.On dopo le indiscrezioni dei mesi scorsi che riportavano dell’interesse di EdF e Wintershall”.
Tornando dentro i confini nazionali, il Consiglio di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti ha dato il via libera alla chiusura del negoziato con Eni per l’acquisto del gasdotto austriaco TAG. Per l’89% della pipeline, la CDP dovrà sborsare circa 700 milioni di euro. Riguardo al closing dell’operazione l’Ad di Eni, Paolo Scaroni, ha dichiarato che avverrà tra qualche settimana. Entro l´anno, inoltre, il gruppo di San Donato Milanese dovrebbe cedere anche le pipeline internazionali Tenp e Transitgas per una valutazione attesa intorno a 800 milioni di euro.