Unicredit sfonda muro 50 euro: +30% ytd e trono di Intesa a rischio. Ecco i target più bullish degli analisti

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Nuovo strappo al rialzo di Unicredit che si porta di slancio sopra la soglia dei 50 euro, livello che non vedeva dal lontano luglio 2011. Intanto il ceo Andrea Orcel, alle prese con la doppia sfida in Germania per scalare Commerzbank e in Italia con l’Ops su Banco Bpm, ottiene un riconoscimento per i risultati ottenuti con compenso rivisto al rialzo e non di poco.
Oltre +30% Ytd, Intesa SP è sempre meno lontana
Stamattina il titolo Unicredit è spinto oltre quota 50 euro, con un progresso giornaliero nell’ordine del 2%. Da inizio anno il balzo è nell’ordine del 30%, tra i migliori titoli di tutto il Ftse Mib. Questo rally forsennato ha portato la capitalizzazione di Unicredit in area 78,5 miliardi, riducendo ulteriormente le distanze da Intesa Sanpaolo (83,8 miliardi) a sua volta protagonista di un deciso sprint in Borsa (+22% Ytd) ma non al livello di Unicredit.
Ieri Morgan Stanley in una nota sulle banche italiane ha assegnato una raccomandazione “Equal-weight” a Unicredit con un target price di 47 euro dai precedenti 45 euro. Il best-case scenario si attesta a 53 euro, il peggiore a 35 euro. Per il margine di interesse è previsto un “moderato declino” in scia ai tagli della Bce. I costi attesi sono stati aumentati dell’1% nel periodo 2025-27, ma gli accantonamenti sono stati ridotti del 15% quest’anno e del 10% successivamente, con un cost of risk di 20-24 punti base (contro 25 indicati dal management). Atteso un payout ordinario superiore al 90%, con una distribuzione annua di 9 miliardi di euro fino al 2027.
I compensi di Orcel oltre quota 13 milioni
Intanto, lievita la remunerazione totale effettiva dell’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel. Dalla relazione sulle remunerazioni pubblicata in vista dell’assemblea del prossimo 27 marzo emerge che il banchiere romano nel 2024 gode di un corposo rialzo dei compensi: dai 9,95 milioni del 2023 a oltre 13 milioni nel 2024, di cui 3,6 milioni di fisso, 7,2 milioni variabile e 2,2 milioni in azioni una tantum per compensare i vincoli Eba del 2024). Quest’anno, se verranno raggiunti gli obiettivi massimi fissati, otterrà fino a 16,4 milioni.
Tra un mese l’assemblea, Orcel ha fretta su Bpm
Unicredit nell’ultima settimana ha messo il piede sull’acceleratore annunciando l’anticipo al 27 marzo della data dell’assemblea chiamata ad approvare il via libera all’offerta pubblica di scambio su Banco Bpm. Ai soci sarà proposto un aumento di capitale con emissione di un numero massimo di 278 milioni di azioni ordinarie al servizio dell’offerta di scambio sul Banco.
L’anticipo di un paio di settimane rispetto al precedente calendario è motivato dall’intenzione di far partire il prima possibile l’Ops su Bpm. Entro il 27 marzo è infatti previsto il via libera Bce all’operazione, mentre nei giorni successivi c’è la scadenza per il nulla osta Consob per il prospetto. Se tutto andrà come programmi, con il via libera da parte di tutte le autorità nazionali ed europee, l’Ops potrebbe scattare verso metà aprile, sovrapponendosi in parte con l’Opa di Bpm su Anima.
Mercato si aspetta un rilancio su Bpm, ma lo spread si assottiglia
L’Ops su piazza Meda prevede un concambio di 0,175 azioni Unicredit ogni azione Bpm, che ai valori attuali porta a una valorizzazione di Bpm in area 8,80 euro, ossia l’8% sotto i livelli a cui viaggia il titolo dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Il mercato si aspetta quindi un rilancio sostanziale, di circa un miliardo. Orcel a margine dell’approvazione dei conti 2024 ha lasciato la porta aperta a questa eventualità, rimandando però ogni discussione più avanti.
Da cerchiare sul calendario ci sono sicuramente le date dei cda di Unicredit e Bpm, il 6 e 7 maggio, chiamati ad approvare i conti del primo trimestre. Orcel in quel momento farà una valutazione ulteriore sulla resilienza dei numeri di Bpm davanti a un contesto di tassi più bassi ed eventualmente alzare la posta con un rilancio in contanti. Va ricordato che il mettere in campo rilancio l’offerte ha tempo fino al penultimo giorno dell’offerta in Borsa. Ma è verisimile che il rilancio arrivi verso metà maggio.
Nell’ultimo mese e mezzo il rilancio implicito nelle quotazioni di Bpm si è assottigliato notevolmente (a inizio anno era di oltre il 20%) probabilmente per il timore legato all’applicazione o meno del danish compromise sull’Opa Anima, ma anche agli sviluppi su altre partite (vedi il blitz di Unicredit su Generali) che potrebbero agevolare il placet politico all’operazione Bpm.
Altro fattore dirimente, come precisato dalla stessa Unicredit, sono le condizioni dell’Opa su Anima. La minaccia di piazza Gae Aulenti di ritirare l’offerta se cambieranno le condizioni appare al momento solo teorica e l’assemblea di Bpm del 28 febbraio non dovrebbe cambiare le carte in tavola, con il via libera alla modifica delle condizioni dell’Opa su Anima, a partire dal prezzo (da 6,2 a 7 euro), che appare una formalità. Nel frattempo l’istituto di piazza Meda ha incassato gli impegni di adesione all’Opa Anima per circa il 44,8 per cento del capitale (tra cui Poste e Fsi sgr), adesioni tutte condizionare al rilancio dell’Opa a 7 euro.
Riflettori su nodo danish compromise
Quello a cui Unicredit guarderà con maggiore attenzione è il via libera o meno della Bce all’applicazione del Danish Compromise, norma che consente un trattamento favorevole delle partecipazioni assicurative nei requisiti patrimoniali di una banca. In caso di mancato ok Bce il timore è l’impatto negativo dell’operazione Anima sui ratio patrimoniali di Bpm che andrebbe a rendere la preda Bpm meno appetibile agli occhi di Unicredit.
Dal quartier generale di Bpm e anche tra gli analisti prevale una forte convinzione che l’approvazione del Danish Compromise sia solo una questione di tempo. E i benefici di tale applicazione devono essere riflessi nei termini dell’offerta di Unicredit.
Da inizio anno il titolo Bpm si è mosso in deciso rialzo (+22%) sottoperformando però rispetto al “predatore” Unicredit. Disallineamento di performance che ha comportato una sostanziosa riduzione del “rilancio implicito” a circa l’8% e dopo la precisazione di Unicredit circa la possibilità di una rinuncia all’Ops, era sceso anche in area 5%.
Analisti dicono buy, ecco i target più aggressivi
Tra gli analisti prevalgono nettamente i buy sul titolo Unicredit. Guardando a quelli monitorati da Bloomberg, il 68,2% dice ‘buy’, il 22,7% è ‘hold’ e infine due sono i sell (9,1%) mentre fino al mese scorso non c’era nessun giudizio negativo sul titolo. Il prezzo obiettivo medio indicato è di 49,6 euro, questo significa che non è previsto upside rispetto ai livelli attuali che sono andati leggermente oltre.
Diversi analisti hanno rivisto i target dopo i conti 2024 di Unicredit. Tra quelli che vedono spazio ancora per il rally c’è Equita che indica un prezzo obiettivo a 54 euro, Jp Morgan ha posto l’asticella a 53 euro mentre Bnp Paribas a 57 euro. Tra i più positivi su Unicredit spicca anche Barclays che ha alzato l’asticella del prezzo obiettivo a 50 euro dopo i conti 2024. Il gruppo bancario di piazza Gae Aulenti indica una distribuzione totale superiore a 9 miliardi con dividend payout al 50% e il resto in buyback. “Questo è positivo non solo perché l’obiettivo di distribuzione è stato aumentato, ma anche perché va a ridursi parte dell’incertezza collegata all’attività di M&A”, rimarca Barclays che adesso prevede che l’entità della distribuzione ai soci potrà essere di 9,1 miliardi sugli utili 2025 e 9,3 miliardi sugli utili 2027, ipotizzando un pagamento di dividendi del 50% e un buyback maggiore.