Notizie banche Unicredit-Bpm, nella lettera del Mef le ragioni dello stop. Il nodo del piano

Unicredit-Bpm, nella lettera del Mef le ragioni dello stop. Il nodo del piano

10 Giugno 2025 10:36

Come si è arrivati al ricorso al Tar sulla vicenda che riguarda l’Ops Unicredit-Bpm? I dettagli dello scontro con il Mef sono contenuti nella missiva di 5 pagine inviata il 29 maggio dal Tesoro a Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit.

Missiva – i cui dettagli sono stati svelati dal Messaggero – in cui il Mef sostiene che le prescrizione del Golden Power a Unicredit per l’Ops debbano restare perché il Dpcm è legittimo e non modificabile. Il merito dell’iniziativa contro il Golden Power si discuterà sempre davanti al Tar il 9 luglio e, nello stesso giorno, è stata fissata anche l’udienza di impugnativa della risposta del Tesoro del 29 maggio. Il 10 giugno, poi, si discute davanti al Tar del Lazio il ricorso presentato dal Banco Bpm contro la decisione con la quale la Consob ha accolto la richiesta di proroga di 30 giorni dell’iter dell’Ops sullo stesso Banco avanzata dall’offerente Unicredit.
Intanto oggi le banche sono partite sotto alla parità: Pop Sondrio arretra dello 0,69%, Bper cede lo 0,53% e Mps lo 0,51%, Unicredit perde lo 0,39% e Banco Bpm mostra un ribasso dello 0,6% circa.

Le motivazioni del Mef

Secondo la lettera, il Mef scrive a Gae Aulenti che “i profili critici sollevati da codesta banca” sono “in ottica esclusivamente astratta e previsionale”, ed ogni ulteriore osservazione  nel merito potrà essere effettuata solamente in modo attinente ad un concreto ed effettivo motivo che renda impossibile l’adempimento delle prescrizioni corredato da idoneo supporto probatorio”.
Si ribadisce, inoltre,  “la necessità di acquisire il piano industriale post fusione che nonostante le ripetute richieste informative formulate durante la fase istruttoria da parte del tavolo di coordinamento dei poteri speciali, Unicredit non ha mai fornito”.

Il ricorso di Orcel

Alla luce di queste osservazioni, il 3 giugno Unicredit ha impugnato al Tar la lettera sostenendo che “la nota del Mef del 29 maggio mantiene intatte le illegittimità denunciate con ricorso introduttivo”. E aggiunge che “non sono state rimosse le prescrizioni che per noi sono illegittime”. Il giorno dopo (4 giugno) Unicredit ha poi ritirato, durante l’udienza al Tar, la richiesta di sospensiva d’urgenza del Dpcm. Un’apertura verso l’esecutivo confermata anche col nuovo ricorso fatto per motivi procedurali.

Anima e Russia

Riguardo al vincolo sul portafoglio di Anima, si “configura un obbligo riferito ai livelli di esposizione complessiva e non a titoli di specifici emittenti. E per supportare lo sviluppo della società, il Mef ribadisce che Unicredit, in assenza del piano industriale, non ha chiarito con evidenze numeriche le principali direttrici di piano per ciascuna area di business”.
Infine l’ultimo punto delicato, l’obbligo di cessare le attività in Russia entro il 18 gennaio 2025. “Le specifiche modalità potranno essere decise da Unicredit – scrive il Mef – nell’ambito delle sue prerogative imprenditoriali”. Se insorgessero circostanze impeditive sarà Gae Aulenti a doverle segnalare: “eventuali attività come i pagamenti citati dall’istituto, potranno continuare a essere effettuate purchè nel rispetto delle prescrizioni in materia (ad es rispetto delle sanzioni internazionali, regole prudenziali, disciplina antiriciclaggio) il cui controllo è rimesso alle Autorità competenti”.