Unicredit-Banco Bpm, partita ruota attorno ad Anima. Castagna prepara un piano anti-Orcel
L’Ops lancia da Unicredit su Banco Bpm ha colto di sorpresa in molti e provocato più di un malumore. A partire dalla preda (Bpm), passando per gli altri potenziali interessati (Credit Agricole) e partner di lungo corso (Amundi, che fa capo alla stessa Agricole), senza dimenticare i mugugni del governo, in particolare della Lega che vede allontanarsi lo scenario del terzo polo a cui si era lavorato con l’ultima cessione del 15% di Mps da parte del Tesoro.
Lo smarcamento di Castagna
Andando per ordine, l’ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna ha rincaratato la dose. Dopo la ferrea opposizione palesata dal cda di Piazza Meda, il banchiere ha scritto a tutti i dipendenti ricordando quanto già affermato dal cda, con una precisazione del rischio occupazionale. Sulla base delle sinergie di costo indicate da Unicredit, Castagna lancia l’allarme tagli per circa 6mila dipendenti, quasi un terzo del totale di Banco Bpm.
Lo stesso Castagna adesso deve valutare come muoversi, su un sentiero alquanto minato alla luce dei paletti imposti dall’Ops di Orcel. La più macroscopica è quella su Anima in quanto tra le condizioni di efficacia dell’Ops c’è l’assenza di modifiche di prezzo all’Opa sul gruppo del risparmio gestito lanciata da Banco il 6 novembre. Castagna potrebbe decidere di alzare l’offerta su Anima convocando un’assemblea straordinaria. Tale eventualità, stando a quanto riporta oggi Mf, potrebbe essere sfruttata anche per proporre ai soci altre due mosse anti-Orcel: cessioni di partecipazioni e la distribuzione di un dividendo straordinario.
La partita su Anima che inquieta Amundi
La partita ruota molto attorno ad Anima. Stando a quanto riporta Il Giornale, proprio Anima sarebbe il vero oggetto del contendere che ha spinto Orcel ad affrettare i tempi e partire all’assalto del Banco (che già detiene oltre il 22% di Anima). Il banchiere romano alla guida di Unicredit dal 2021 vorrebbe mettere le mani sulla fabbrica prodotto tricolore, coprendo la falla apertasi nel 2017 con la cessione di Pioneer ad Amundi per 3,55 miliardi.
E qui entrano in partita gli interessi dei francesi. Il colosso europeo dell’asset management, che fa capo a Credit Agricole, ha in essere un accordo di distribuzione con Unicredit fino al 2027 e Orcel non ha celato la possibilità che non venga rinnovato.
Un rischio per Amundi, visto che l’accordo con Unicredit rappresenta una buona fetta delle sue entrate. E difatti gli analisti di JP Morgan recentemente hanno bocciato Amundi sui timori di una maggiore incertezza riguardo ai futuri utili, in particolare per quanto concerne il suo accordo di distribuzione con UniCredit. Se l’Ops su Banco Bpm andasse in porto sarebbe molto probabile il divorzio da Unicredit e l’accordo di distribuzione con UniCredit è significativo per Amundi, contribuendo a circa il 20% degli utili previsti dal gruppo francese per il 2027.
Amundi spunta in Unicredit
Proprio ieri è emerso che Amundi detiene una partecipazione dell’1,3% in Unicredit, detenuta per conto dei suoi clienti. Nessuna mossa strategica quindi, ma è chiaro che gli ultimi sviluppi non fanno piacere ai francesi, anche perché la controllante Credit Agricole è socia forte del Banco con il 9,2% e tanti la accreditavano come potenziale predatore dell’istituto milanese.
Fa specie il precedente del 2022 quando il Credit Agricole acquistò la sua partecipazione in Banco Bpm e contestualmente Amundi rilevò il 5,2% di Anima, sempre per conto dei suoi clienti dichiarando che non era interessata a un takeover.
Il tutto aspettando di capire le intenzioni di Credit Agricole, se collaborare con Orcel nell’operazione Ops, accaparrandosi ad esempio gli sportelli in esubero, o valutare contromosse per accendere ulteriormente il risiko bancario tricolore.