Notizie Notizie Mondo Un tweet inchioda Borse in modalità strong sell, si cerca rifugio in Bund e oro

Un tweet inchioda Borse in modalità strong sell, si cerca rifugio in Bund e oro

2 Agosto 2019 17:50

Donald Trump ha lanciato un nuovo avvertimento alla Cina azionando sui mercati la modalità sell-off. Gli investitori non hanno digerito il tweet che preannuncia nuovi dazi al 10% su 300 miliardi di beni cinesi a partire da settembre. Lo S&P 500 ha toccato i minimi dallo scorso giugno in area 2.915 punti, con un calo dell’1,2% che bissa l’oltre -1% della vigilia. Peggio hanno fatto le Borse europee con cali arrivati a oltre -3% sul Dax e Cac 40.

L’avversione al rischio sta spingendo verso i classici asset rifugio. L’oro ha aggiornato i massimi a circa 6 anni a 1.461 dollari l’oncia. Sull’obbligazionario è invece corsa ai governativi core, in primis il Bund. Il tasso del decennale tedesco ha toccato il nuovo minimo storico a 0,5%.

Payrolls ignorate dal mercato

Impatto limitato sul mercato dalla nuova tornata di dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti. A luglio il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,7%, come da attese. In linea con le aspettative anche i salari medi che sono saliti dello 0,3% rispetto al mese prima. A deludere, ma di poco, è stato il dato sulla variazione degli occupati nei settori non agricoli (non farm payrolls), pari a +164 mila unità dalle +193 mila della passata rilevazione (dato rivisto da +224mila). Il consensus Bloomberg era pari a +165mila. Indicazioni che non cambiano le prospettive sui tassi. “Al momento il mercato sconta che la Fed possa ridurre nuovamente il costo del denaro negli Stati Uniti di 25 punti base nel prossimo meeting (decisione nella serata del 18 settembre) portandoli dal range 200-225 bps al range 175-200 bps”, rimarca Filippo Diodovich, market strategist di IG.

Piazza Affari in profondo rosso, anche Ferrari fa cilecca dopo i conti

 

Alla fine Piazza Affari ha chiuso contendo le perdite rispetto alle altre big europee. Il Ftse Mib è sceso del 2,41% a quota 21.046 punti. Sul parterre del listino milanese i peggiori sono i titoli maggiormente esposti al rischio dazi, in particolare le società con più spiccata dipendenza dall’export. Stm e CNH hanno perso rispettivamente il 6,76% e il 6,67%. Molto male anche Pirelli (-6,9%). Ferrari è scesa del 4,3% reagendo con nervosismo a conti trimestrali in linea con attese che però hanno evidenziato una decelerazione delle consegne.

FCA è scesa del 3% complici anche i riscontri deboli arrivati dalle immatricolazioni in Italia a luglio: il gruppo è sceso di oltre il 19% a livello di vendite rispetto a un mercato sostanzialmente piatto. Il gruppo guidato da Mike Manley perde oltre 5 punti di quota di mercato dal 27,59% al 22,26%. Si tratta dei livelli minimi storici. Il gruppo FCA ha venduto il mese scorso 34 mila auto, portando il totale da inizio anno a quota 302 mila unità. Un calo a doppia cifra anche da inizio anno (-13%) che testimonia il momento molto difficile in attesa dell’arrivo di nuovi modelli sul mercato.

Cali del 2,5% circa per le big bancarie Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Tra i pochi titoli in tenuta figurano le utility. Rialzo dello 0,43% per Terna. Enel è scesa dello 0,67% con i conti del primo semestre 2019 che vedono il risultato netto attestarsi a 2.215 milioni di euro contro i 2.020 milioni nel primo semestre 2018 (+9,7%) e un utile netto ordinario a 2.277 milioni (+20,3%). Crescita a doppia cifra per l’Ebitda che si è attestato a 8.907 milioni (+13,4%).