Mercati ostaggio di Trump: il suo tweet accende volatilità su petrolio e Borse
L’estate sembra essere arrivata anche per i mercati. Statisticamente infatti la stagione non ha di certo un track record positivo. Tendenzialmente l’estate infatti è sinonimo di volatilità che, come ben sappiamo, si esprime soprattutto al ribasso.
Detto questo si osserva, almeno per ora, ancora una discreta tenuta sui mercati azionari americani che non hanno evidenziato reazioni emotive importanti come in altre occasioni. La cautela però resta d’obbligo. Anche questa volta è Trump a metterci lo zampino. Infatti, dopo le parole di Powell che non hanno entusiasmato più di tanto il mercato, pur avendo tagliato i tassi come da attese, ci ha pensato il Presidente Donald Trump a spingere verso il basso gli indici azionari e non solo. Già perché il petrolio dopo il tweet di ieri in cui il Tycoon annunciava nuovi dazi del 10% su 300 miliardi di beni cinesi a partire dal primo settembre, ha reagito molto male. Il future del Brent ha perso oltre il 6% nella seduta di ieri e il WTI oltre il 7%. Male anche le quotazioni di tutti i prodotti derivati, come benzina e diesel. La direzione in realtà il greggio l’aveva già presa in scia al rafforzamento del dollaro, ma certo le parole di Trump hanno accelerato questo trend. Sul petrolio, quello che potrebbe dare una forte direzionalità nel prossimo futuro sarà l’evoluzione dello scontro tra USA e Iran.
Piazza Affari ovviamente non ha aperto bene anzi, si dirige ormai verso i 21.000 punti, livello di supporto piuttosto importante. A spingere il listino verso il basso soprattutto i titoli petroliferi. Eni cede 1,7%, Saipem il 3,6%. Tiene meglio Tenaris, -1,37%, soprattutto perché il titolo già ieri dopo i conti trimestrali ha lasciato sul terreno il 4%.
Vediamo allora graficamente cosa sembra suggerire il Brent.
Brent: tiene il supporto chiave dei 60 dollari, ma pericolo non ancora scampato
Ieri il Brent ha lasciato sul terreno oltre il 6%. Una brutta candela short day che ha tranciato in pieno la trend line rialzista di medio periodo avviata sui minimi di dicembre 2018. I corsi così sono andati direttamente al test dei 60 dollari, dove risiede il supporto chiave. Molto delicata dunque la situazione. Per il momento RSI non sembra suggerire forza tale da poter rompere tale supporto, mentre ulteriori test nel breve non si possono escludere. Probabilmente uno dei temi che sarà decisivo sarà quello dello scontro USA-Iran. In caso di accordo tra le parti, il prezzo del petrolio potrebbe scendere ulteriormente.
Se il petrolio dovesse infrangere i 60 dollari, allora il primo target sarebbe a 57,6 dollari, ma non si possono escludere ritorni anche a 50 dollari.
Al rialzo invece meglio attendere il recupero dei 64,32 dollari per avere qualche indicazione di miglioramento del sentiment, con target a 67,3 e 70 dollari.