Ucraina emette bond di guerra. E tra il popolo esplode febbre crypto per Bitcoin & Co. con limiti banche a prelievo cash

L’Ucraina ricorre all’emissione di bond di guerra per finanziare l’esercito e rimpinguare le proprie casse, scegliendo anche la strada dei crypto wallets, in generale delle criptovalute.
Il mondo crypto inizia a essere considerato da alcune associazioni umanitarie anche alla stregua di una moneta buona, da distribuire a un paese sempre più sotto assedio.
Non è il momento di potersi permettere di scegliere quali mezzi con cui finanziare il conflitto: il governo di Kiev lo sa molto bene, tanto da star sollecitando donazioni in cripto. I risultati già si vedono, visto che, così facendo, l’Ucraina ha raccolto più di 22 milioni di dollari, come mette in evidenza un articolo del New York Times.
La somma è stata inviata al governo di Kiev e all’associazione no profit Come Back Alive, come emerso dati dati che sono stati forniti dalla società Elliptic.
La febbre crypto esplosa tra il popolo ucraino ha già avuto effetti sui prezzi degli asset direttamente interessati, che inizialmente avevano pagato la loro alta correlazione con il rischio. Negli ultimi giorni è tornata invece in auge la narrativa secondo cui, in tempi di escalation di tensioni geopolitiche e di paura per il destino delle monete fiat, quelle tradizionali, le criptovalute possano rappresentare un ottimo strumento di hedge.
La fame di Bitcoin & Co è certificata dalla decisione di alcuni ucraini di riversarsi sulle valute digitali in un momento in cui le banche del paese stanno limitando l’accesso dei clienti ai conti correnti e alle valute straniere, mettendo praticamente paletti al prelievo di contante.
Come spiega un articolo di Vox firmato da Rebecca Heilweil e Emily Stewart, in uno scenario in cui i governi sono nel caos, è difficile fare affidamento sulle banche tradizionali, e c’è anche la paura di essere scoperti.
Le criptovalute garantiscono invece l’anonimato, il che non è poco.
Human Rights Foundation: Bitcoin strumento umanitario importante
“Il fatto che non possano essere congelate, il fatto che non possano essere censurate, e il fatto che possano essere utilizzate senza un documento di riconoscimento è molto, molto importante – ha commentato Alex Gladstein, responsabile strategist della fondazione umanitaria Human Rights Foundation – Ed è questo il motivo per cui il Bitcoin è uno strumento umanitario così importante”.
Gladstein prosegue spiegando che, “in questo momento, in Ucraina puoi scaricare software open source per wallet di Bitcoin, che sono totalmente scollegati dalla tua identità, generando così un indirizzo attraverso un QR code o una stringa alfanumerica. Poi puoi incollarla a me, e io posso inviarti 1000 dollari, e tutto questo accade nell’arco di pochi minuti”.
Tra le associazioni di Kiev più attive nella raccolta di fondi digitali, riporta il New York Times, c’è per l’appunto l’ONG Come Back Alive, che ha l’obiettivo di raccogliere fondi per finanziare l’esercito e lanciare anche operazioni militari di addestramento.
Gli ostacoli non sono mancati, visto che Come Back Alive è stata sospesa subito da Patreon, associazione di crowfunding. Motivo, la violazione delle politiche della piattaforma.
Ma lo scoglio è stato aggirato con una nuova fonte di finanziamento che sta aiutando Come Back Alive: UkraineDAO, comunità crypto che è stata formata la scorsa settimana da fan del mondo cripto che lavorano insieme alle attiviste Pussy Riot.
Un portavoce di UkraineDAO ha comunicato che, grazie all’iniziativa, l’organizzazione ha raccolto più di $4 milioni in criptovalute.
UkraineDAO, la comunità crypto che sta aiutando l’Ucraina: creata anche da Pussy Riot
Si mette in evidenza nel progetto UkraineDAO Nadya Tolokonnikova, co-fondatrice delle Pussy Riot che ha partecipato alla creazione di UkraineDAO, e che ha rilasciato in un’intervista al New York Times precisando che Come Back Alive ha deciso di spendere i finanziamenti ricevuti per sostenere le cure mediche necessarie ai feriti di guerra, più che per finanziare i soldati.
“Il blockchain ci permette di aumentare i nostri sforzi, in un modo che prima non era per noi possibile – ha commentato Tolokonnikova – Il vecchio modo di raccogliere fondi a volte è davvero lento e semplicemente non efficiente”.
La Pussy Riot ha spiegato il funzionamento dell’associazione che ha contribuito a creare anche alla rivista Rolling Stones:
“Nell’ultimo anno ho lavorato molto con criptovalute e NFT, stiamo organizzando il cosiddetto Pussyverse. È un’organizzazione e un movimento di persone che vogliono più uguaglianza nel mondo dell’arte digitale. Stiamo raccogliendo un sacco di denaro, vogliamo usarlo per comprare opere dalle donne e dagli artisti LGBTQ+ che si occupano di digitale, così da alzare il valore del loro lavoro. Quando è arrivata la notizia devastante dell’invasione dell’Ucraina, la prima reazione è stata cercare un modo per aiutarli come possibile, così ho organizzato DAO con alcuni amici.
Ma in tempi di guerra accesso ucraini a universo crypto non sempre facile
Detto questo, Vox ha tenuto a sottolineare come non per tutti gli ucraini sia semplice avere accesso alle criptovalute e che, anche in caso affermativo, il problema sia rappresentato dalla difficoltà a destreggiarsi in un sistema che non è di immediata comprensione e anche dalla necessità di disporre degli strumenti fisici o di rete necessari.
Prima cosa, c’è bisogno di avere una connessione Internet e un dispositivo elettronico che funzioni.
“Si deve sapere anche come utilizzare i crypto, visto che la curva di apprendimento è molto ripida, ed è qualcosa che alcune persone non riuscirebbero a capire velocemente in un momento di crisi. Ci sono tra l’altro migliaia di criptovalute, che non funzionano allo stesso modo. Gli asset cripto devono essere anche disponibili per l’acquisto. E ora, anche gli ucraini più ricchi hanno problemi ad acquistare il Tether, moneta digitale peggata al dollaro Usa. Ancora, se si decide di convertire altri asset in cripto in questo momento, il presupposto è che il resto del sistema finanziario funzioni anch’esso”. E non è proprio così, ora, visti i limiti imposte dalle banche del paese.
“Potrebbe funzionare per alcune persone, che prima però dovrebbero scongelare i loro asset, trasferirli in una moneta digitale, e poi cercare di uscire (dal paese), che è davvero il problema principale. E se poi ci si riesce, bisogna sperare che la moneta digitale non si sia svalutata troppo” (vista la volatilità che caratterizza l’universo crypto)”, ha commentato Giulio Coppi, global digital specialist at the Norwegian Refugee Council.
E Kiev emette i bond di guerra
In Ucraina sono arrivati intanto anche i bond di guerra che hanno permesso al governo di Kiev di raccogliere 270 milioni di dollari.
I “ricavi (della vendita) dei bond – si legge in un post su Twitter pubblicato dal ministero delle Finanze dell’Ucraina – verranno utilizzati per soddisfare i bisogni dell’esercito dell’Ucraina e per assicurare che le necessità finanziarie dello stato durante la guerra vengano soddisfatte in modo ininterrotto”.
Il ministero ha precisato che i bond hanno un rendimento pari all’11%, a fronte di una scadenza di un anno.
Intervistato da Bloomberg Yuriy Butsa, responsabile della divisione di debito pubblico dell’Ucraina, ha confermato che il governo sta guardando ad altre opzioni per riuscire a finanziarsi, inclusa l’emissione di valute straniere, e che è nel frattempo in trattative con l’Fmi – Fondo Monetario Internazionale – e la Banca mondiale, per ottenere aiuti di emergenza.
“Abbiamo indetto una investor call nella giornata di ieri – ha detto Butsa a Bloomberg Television – Abbiamo notato che ci sono molte richieste su come i fondi possono aiutarci. Stiamo guardando al modo di attrarre (investimenti) non solo in valuta locale, ma anche in dollari ed euro”.