Tutti vogliono l’iPhone5, il mondo in coda tra proteste e mappe sbagliate
Scene da una coda per l’iPhone5. A partire dai “fortunati” australiani, i primi, per ragioni di fuso orario, a poter accedere al prezioso melafonino, un’ora dopo l’altra si sono susseguite sul web foto di ogni tipo e di ogni città che ritraggono il popolo di Steve Jobs accalcarsi fuori da quei templi moderni che sono gli Apple Store. Alcuni in coda già da giorni. La ragazza giapponese col maglioncino a strisce bianche e rosse ritratta da varie agenzie fotografiche, trionfante col suo bianco device tra le mani. O i suoi connazionali che girano con maschere a forma di iPhone fissate sulla fronte, come a dire: in testa, solo quello. E si continua con gli accampati di Washington, attrezzati per la notte con coperte, sdraio e iPad sulle ginocchia. La folla di Covent Garden, a cui gli impiegati di Apple distribuiscono bottigliette d’acqua perché non debbano patire la sete nella loro fedele attesa.
E a Parigi altri impiegati, quelli della eBizcuss (ex distributore di Apple in Francia ora in liquidazione) che accusano Apple di abuso di posizione dominante sventolando striscioni con su scritto “Apple, i tuoi disoccupati sono in mezzo alla strada!“. Affiancati dalle rimostranze di alcuni impiegati della stessa Apple, che lamentano lo scarso riguardo nei loro confronti dell’azienda di Cupertino, che rifiuta loro alcuni benefit quali buoni pasto e bonus annuali.
Ma tutto questo è guardato solo con occhi divertiti dal popolo con l’iPhone in testa, la cui unica preoccupazione vera, al momento, è quella di riuscire a mettere le mani sull’ambito apparecchio. E non è detto che ce la facciano, perché, come l’azienda di Tim Cook ha fatto sapere, le scorte non sono certo sufficienti a far fronte agli oltre due milioni di pre-ordini ricevuti nelle prime 24 ore del lancio. Abile mossa di marketing? Non è dato sapere.
Comunque nulla scalfisce la frenetica attesa, nemmeno il caso delle mappe sbagliate caricate nel sistema operativo iOS6 dopo che l’azienda fondata da Steve Jobs ha chiuso le porte a Google Maps in nome della “guerra termonucleare” contro Android. “Il sistema è in continuo miglioramento”, hanno fatto sapere da Apple. “Le nostre mappe sono basate sull’iCloud, per cui più la gente le utilizza, più diventano precise”. Pazienza, quindi, se per i primi tempi ci si dovrà adattare a non vedere rotonde, segnaletiche varie e intere città al loro posto sullo schermo dell’iPhone. Pur di agguantarlo, se non oggi, almeno nella prossima tranche di immissioni sul mercato, tra una settimana esatta.
Intanto, gongola il titolo della Mela in Borsa. All’apertura di Wall Street, le azioni Apple valevano 703,24 dollari, poco al di sotto del record storico a 703,99 dollari.