Trump-Harris, il dibattito sotto la lente dei mercati. Quali conseguenze per il dollaro?
Sale la tensione per il dibattitto presidenziale che si terrà questa sera tra il rappresentante repubblicano Donald Trump e la democratica Kamala Harris. Mercati finanziari a fare da spettatori interessati per un momento chiave delle elezioni Usa, con possibili scossoni attesi non solo al momento dell’esito ma anche in coda al dibattito in arrivo. Nervosismo palpabile con l’indice di volatilità implicita a tre mesi del Bloomberg Dollar Index che ha raggiunto i livelli massimi dallo shock bancario del marzo 2023 ed un VIX nuovamente in crescita dopo il sell-off di agosto.
Politiche a confronto: economia, fiscalità e valute
Buona parte della partita si giocherà sul campo economico con Trump che, come da attese, si concentrerà su un’agenda in ottica protezionistica per il commercio, promettendo dazi compresi tra il 10-20% su tutti i beni importati e un’imposta del 60% sui prodotti cinesi. In contrasto, Harris non ha risparmiato critiche a queste proposte, definendole dannose per le famiglie americane, stimando che potrebbero costare alla classe media fino a 4.000 dollari all’anno.
Le differenze non si fermano qui: sul campo della fiscalità, Trump ha promesso di ridurre l’aliquota d’imposta sulle imprese al 15%, mentre Harris mira a rialzarla al 28%, un cambiamento che, secondo Goldman Sachs, potrebbe ridurre i profitti delle aziende dell’S&P 500 dell’8%. Impatti in tal senso che andranno ad influenzare anche i mercati dei bond e la forza del dollaro. Già a seguito del dibattito di giugno, i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi a lungo termine sono aumentati, con un inasprimento della curva dei rendimenti che potrebbe persistere dopo il confronto di oggi. Harris, invece, cercherà di sottolineare l’importanza di una gestione fiscale prudente, in linea con l’amministrazione Biden, che ha puntato a stabilizzare il debito pubblico senza eccessi di spesa. Tuttavia, come rilevano molti analisti, l’orientamento fiscale di entrambi i candidati dipenderà in gran parte dalla composizione del Congresso post-elezioni.
Sul fronte valutario, il dollaro sta già vivendo un periodo di debolezza dovuto alle recenti difficoltà che ha affrontato il paese in termini di dati macroeconomici e le scelte in ottica di politica monetaria. Le prossime elezioni non lasceranno inalterata la pressione sul dollaro, con la retorica di Trump sui dazi che ha già innescato oscillazioni significative in tal senso. Il Tycoon ha proposto tariffe del 100% sui paesi che “rifiutano il dollaro”, una mossa che potrebbe rafforzare la moneta americana nel breve termine, ma anche creare instabilità sui mercati globali.
Cosa attendersi dopo il dibattito
Il dibattito di questa sera non è solo un confronto tra due visioni opposte per il futuro degli Stati Uniti, ma avrà anche un impatto significativo sui mercati finanziari. Il risultato potrebbe fornire una maggiore chiarezza sulle priorità economiche dei candidati e sulle conseguenze a lungo termine delle loro politiche. Mentre il dibattito si avvicina, l’attenzione è tutta su Philadelphia, dove si deciderà non solo il futuro della presidenza, ma anche la traiettoria dell’economia americana nei prossimi anni.
Il punto grafico sull’US-Dollar Index
Alta tensione sul grafico dell’US-Dollar Index (DXY), dove l’incertezza per l’attesa del dibattito di oggi martedì 10 settembre va a braccetto con l’andamento tumultuoso che ha contraddistinto il 2024 fino ad oggi. In ottica di investimento e trading sui mercati finanziari il Dollar Index rappresenta uno strumento di assoluta importanza in fase di analisi, in quanto misura la forza del dollaro statunitense rispetto ad un paniere di altre valute estere.
Come per gli altri strumenti, è importante e utile analizzare anche da un punto di vista grafico i movimenti del Dollar Index in modo tale da effettuare delle decisioni di investimento coerenti. Sulla serie storica sopra riportata si evince come il dollaro rapportato ad un paniere di altre valute, tra cui l’Euro è il principale controvalore, abbia perso forza rispetto ai massimi relativi di aprile. Il trend principale mostra in realtà una fase di debolezza di medio periodo, rappresentata dalla trendline (in blu) ad inclinazione negativa. Questo è confermato anche in un orizzonte temporale più recente attraverso la rottura della trendline di breve periodo registrata a metà agosto. Il sentiment negativo che ha influenzato l’economia americana, a seguito delle voci poi smentite su una potenziale recessione, ed il taglio dei tassi di interesse hanno contribuito a questa perdita di forza che al momento non dà cenni di un imminente arresto.
Anche sul grafico del RSI a 14 periodi la situazione è analoga, con i livelli di resistenza dinamica (in verde) e statica (in viola) che faticano ad essere violati una volta testati. Eventuali cambiamenti di sentiment e scenario potranno verificarsi solamente alla conferma di una rottura rialzista di questi livelli chiave, in quanto andranno ad indicare un maggior interesse per gli strumenti denominati in dollari da parte degli addetti ai lavori.
Attenzione allora ai risvolti in ottica elezioni presidenziali che potrebbero portare a nuovi contesti operativi: nel breve termine una vittoria di Trump potrebbe rafforzare il dollaro attraverso una politica economica e commerciale altamente protezionistica ma con delle implicazioni di lungo termine che potrebbero causare tensioni ed instabilità; al contrario, una vittoria della Harris stabilizzerebbe la forza del dollaro in un’ottica di lungo periodo in scia alla maggior apertura in campo commerciale, ma nel breve termine la politica fiscale potrebbe ridurre l’attrattiva del dollaro e di conseguenza incrementarne la debolezza.