Troppe tasse. La Corte dei Conti torna a chiedere la dismissione del patrimonio mobiliare pubblico
L’aumento della pressione fiscale provoca impulsi recessivi sull’economia reale, allontana gli obiettivi di gettito e provoca un rischio di avvitamento. Lo ha spiegato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino presentando alla Camera il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.
“I risultati del 2011 – si legge nel documento presentato dalla Corte – riflettono la difficoltà in cui incorre la gestione della finanza pubblica in un contesto di sostanziale assenza di crescita. Anche lo scorso anno, infatti, il gettito fiscale è rimasto al di sotto delle previsioni, penalizzato dalla mancata ripresa dell’economia. Un fenomeno non occasionale, ma destinato a protrarsi per alcuni anni, dal momento che il vuoto di prodotto apertosi dopo la crisi finanziaria è lungi dall’essere recuperato”.
La Corte sottolinea inoltre che essendo “sostanzialmente esauriti” i margini finora offerti dalle entrate volontarie, a cominciare da quelle per giochi, e dall’efficientamento dell’attività di riscossione, “si rafforzano le ragioni per puntare sulla soluzione dell’ampliamento della base imponibile, assegnando alla lotta all’evasione ed all’elusione ed al ridimensionamento dell’erosione il compito di assicurare margini consistenti per un riequilibrio del sistema di prelievo”.
La Corte non ha perso infine l’occasione per tornare su un punto già dibattuto negli scorsi mesi: quello delle cessioni delle quote del patrimonio pubblico. “Va ripreso con maggiore continuità e convinzione il processo volto a realizzare un abbattimento significativo del debito, attraverso la dismissione di quote importanti del patrimonio mobiliare ed immobiliare in mano pubblica. Nelle recenti occasioni di confronto con il Parlamento, la Corte ha più volte sottolineato l’urgenza di soluzioni operative su un fronte, come quello delle dismissioni, finora carente nell’identificare dimensioni, condizioni e responsabilità realizzative”.