Tria all’Eurogruppo freddato da coppia francese Le Maire-Moscovici. E lo spread si impenna
La prima post-Def di Giovanni Tria all’Eurogruppo sembra vedere l’Ue sul piede di guerra: boom di critiche e di alert da Bruxelles, con il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire che ricorda a Roma che le regole sono uguali per tutti (nonostante Parigi, come è stato reso noto giorni fa, abbia deciso di far salire il proprio deficit l’anno prossimo fino al 2,8% del Pil, dunque oltre il 2,4% che il governo Conte ha stabilito per l’Italia).
Così Le Maire: “Ci sono regole e sono uguali per tutti perché i nostri futuri” (intesi come futuro dell’Eurozona) sono legati”. E, dunque, “noi riduciamo il debito, rispettiamo le regole e stiamo sotto il 3% non per soddisfare la Commissione Ue ma perché crediamo che ridurre la spesa pubblica, introdurre riforme sia una cosa positiva per i francesi”.
Anche Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, non risparmia l’attenti al governo Conte: “Aspettiamo la bozza di legge di stabilità” ma “a prima vista” i piani di bilancio italiani “non sembrano compatibili con le regole del Patto”.
Il collega di Le Maire, poi, l’onnipresente Pierre Moscovici, sempre pronto a rimbrottare Roma, rigira il coltello nella piaga:
“Per il momento quello che so è che il deficit del 2,4%, non solo per l’anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi” .
Le rassicurazioni del ministro Tria alla riunione dell’Eurogruppo non sortiscono gli effetti sperati. Tria invita i partner europei a stare “tranquilli”, ribadendo che “il debito/pil scenderà” nel 2019.
Ma la carrellata di rimproveri ha la meglio, riportando immediatamente la tensione sui mercati finanziari nel tardo pomeriggio: lo spread si impenna di oltre 5 punti percentuali superando quota 280 punti base, a fronte di rendimenti dei BTP decennali che schizzano anch’essi, volando al massimo del 3,36%.
E circolano anche alcuni rumor secondo cui Tria potrebbe decidere – o avrebbe già deciso – di non partecipare alla riunione dell’Ecofin. Brutto segnale per i rapporti tra l’Italia e l’Unione europea, e soprattutto un brutto segnale per Roma, che torna alla fine anche oggi nel mirino della finanza.