Giovanni Tria all’Economia, sì flat tax con aumento Iva. No uscita euro, ma Draghi sbaglia a dire che è irreversibile
I fari sono tutti su di lui: Giovanni Tria, ministro dell’economia del nascente governo M5S-Lega. Classe 1948, romano, laureato alla Sapienza nel 1971, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, favorevole alla flat tax, a suo avviso un obiettivo perseguibile anche attraverso l’aumento dell’Iva. E’ lui il simbolo del compromesso che la Lega e il Colle sono riusciti a raggiungere, quando ormai sembrava che l’ipotesi di un governo M5S-Lega fosse naufragata del tutto. E’ il suo nome che ha permesso alle controparti di risolvere l’impasse Paolo Savona, muro che né il presidente Sergio Mattarella nè il leader della Lega Matteo Salvini erano riusciti a superare, e da cui era esplosa una grave crisi istituzionale, con tanto di un governo tecnico all’orizzonte guidato da Carlo Cottarelli e il ritorno anticipato alle urne (Cottarelli non avrebbe avuto la fiducia del Parlamento, il suo esecutivo era stato dato già per morto).
E invece, dopo aver minacciato di lanciare un procedimento di impeachment contro il presidente della Repubblica, ‘reo’ di aver posto il veto sul nome di Paolo Savona per i ripetuti attacchi che l’economista aveva sferrato all’euro, il leader del M5S Luigi Di Maio ci ha ripensato, tornando da Salvini e chiedendo di ‘spostare’ Savona in un altro ministero.
Così è stato: Salvini ha detto di sì, l’ex premier incaricato Giuseppe Conte ha fatto l’ennesimo pellegrinaggio verso il Colle, è tornato premier incaricato, e ha certificato, con l’ok di Mattarella, la nascita di un esecutivo giallo-verde.
A fare l’annuncio è stato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, che ha aggiunto che Conte “ha presentato la lista dei ministri ai sensi dell’articolo 92 della Costituzione” e che il nuovo esecutivo giurerà oggi alle 16.
Sia Salvini che Di Maio sono i nuovi vicepresidenti. La squadra di governo è composta da 18 ministri in tutto, di cui cinque donne.
Giovanni Tria diventerà appunto ministro dell’economia e delle Finanze, Paolo Savona è stato dirottato agli Affari europei, Giancarlo Giorgetti sottosegretario a palazzo Chigi.
L’attenzione è tutta su Tria e sul suo pensiero economico.
Laureato in giurisprudenza alla Sapienza nel 1971, è un critico dell’euro, senza auspicare tuttavia un’uscita dell’Italia dal blocco unico. E’ stato co-direttore del Master in Economia dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale e Direttore del Ceis (Center for Economics and International Studies di Tor Vergata). Al momento, è membro dell’Oecd Innovation Strategy Expert Advisory Group, vice presidente dell’Iccp (Committee for Information, Computer and Communication Policy) e Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Ilo (International Labour Organization). Collabora con Formiche.net e con Il Foglio.
Il suo pensiero può essere compreso ripescando un articolo de Il Sole 24 Ore, scritto a quattro mani con Renato Brunetta, di cui è stato consigliere.
Nell’articolo scritto a quattro mani, che risale all’8 marzo del 2017, si parla della “visione di Giovanni Tria sull’euro e sugli investimenti pubblici fuori dai parametri Ue”.
Le critiche contro l’architettura dell’euro non vengono risparmiate: L’Europa viene descritta alla stregua di un continente sempre più diviso tra “formiche” del nord e “cicale” del sud in perenne conflitto, che così sembra non sembra avere futuro. E il “surplus tedesco è il segno del fallimento dell’euro”.
Riguardo alla crescita del debito pubblico, che non è un problema solo italiano, Tria e Brunetta scrivono che “è mancata in questi anni, per limitare la crescita destabilizzante del debito in tutta l’Eurozona, la crescita del Pil nominale, schiacciato dall’assenza di inflazione per troppi anni e dalla bassa crescita in termini reali”.
“In questo contesto -prosegue l’articolo – è chiaro quel che si dovrebbe fare, anche se farlo implica cambiare le regole che sovrintendono l’Unione monetaria. Ad oggi non è facile cambiarle, ma la strada non è quella del non rispetto delle regole, anche se fino ad oggi l’Unione si è arrangiata accettandone sostanzialmente la violazione o la loro flessibilità. Ciò che manca sono gli investimenti necessari al sostegno della domanda interna all’Eurozona, ma soprattutto a recuperare competitività sui mercati internazionali e ad assicurare la sostenibilità di lungo periodo, innanzitutto sociale, della crescita”.
Tra i punti interessanti dell’articolo, anche la necessità ribadita di poter stampare moneta. Tria e Brunetta parlano di uno “stimolo fiscale finanziato attraverso la creazione di moneta. In altri termini, ciò che si propone è la monetizzazione di una parte dei deficit pubblici, destinata a finanziare, senza creazione di debito aggiuntivo, un ampio e generalizzato programma di investimenti pubblici, con il vincolo del mantenimento di un avanzo primario al netto di tale finanziamento, ottenuto attraverso il controllo della spesa corrente, in misura compatibile con un sentiero di riduzione costante del debito”.
Brunetta e Tria scrivono:
“A questo punto quello che serve, non solo in Italia ma in tutta Europa, è un dibattito ampio, senza demonizzazione di nessuna delle proposte in campo. Non ha ragione chi invoca l’uscita dall’euro senza se e senza ma come panacea di tutti i mali, ma non ha ragione neanche il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, quando dice che «l’euro è irreversibile», se non chiarisce quali sono le condizioni e i tempi per le necessarie riforme per la sua sopravvivenza. Anche perché il maggior pericolo è l’implosione non l’exit”.
Giovanni Tria Uno è a favore della flat tax: a suo avviso, si tratta di un obiettivo perseguibile anche passando per l’aumento dell’Iva.
Sempre sulla flat tax, Tria ha ricordato un articolo su Formiche.net che la scommessa, secondo i sostenitori della riforma, è che essa porti ad effetti benefici sulla crescita e quindi generi quel gettito fiscale aggiuntivo che dovrebbe compensare almeno in parte anche il costo iniziale della riduzione delle aliquote.
“Tuttavia sarebbe preferibile – ha detto- contare meno sulle scommesse e far partire la riforma con un livello di aliquota o di aliquote, che consenta in via transitoria di minimizzare la perdita di gettito, per poi ridurle una volta assicurati gli effetti sulla crescita. Inoltre non si vede perchè non si debba far scattare le clausole di salvaguardia di aumento dell’Iva per finanziare parte consistente dell’operazione”.
LA SQUADRA DI GOVERNO:
- Ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi
- Ministro dell’Economia: Giovanni Tria
- Ministro degli Interni: Matteo salvini (anche vicepremier)
- Ministro dello Sviluppo Economico e Lavoro: Luigi Di Maio (anche vicepremier)
- Ministro ai Rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro
- Ministro degli Affari Europei:Paolo Savona
- Ministro della Difesa: Elisabetta Trenta
- Ministro della Giustizia: Alfonso Bonafede
- Ministro della Pubblica Amministrazione: Giulia Bongiorno
- Ministro della Salute: Giulia Grillo
- Ministro degli Affari Regionali: Erika Stefani
- Ministro del Sud: Barbara Lezzi
- Ministro dell’Ambiente: Sergio Costa
- Ministro ai Disabili e alla Famiglia: Lorenzo Fontana
- Ministro dell’Agricoltura e del Turismo: Gian Marco Centinaio
- Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.
- Ministro dell’Istruzione: Marco Bussetti
- Ministro dei Beni Culturali: Alberto Bonisoli