Notizie Notizie Mondo Tregua commerciale Usa-Cina? Piuttosto, un ‘conflitto permanente’

Tregua commerciale Usa-Cina? Piuttosto, un ‘conflitto permanente’

3 Dicembre 2018 12:06

Una tregua di 90 giorni, in cui Pechino e Washington si impegnano a negoziare per evitare l’escalation delle tensioni nell’arena del commercio. E in cui nessuna delle controparti oserà sferrare un nuovo attacco sotto forma di dazi o aumenti degli stessi. I mercati oggi stanno reagendo molto bene all’intesa che il presidente americano Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno trovato, in occasione della riunione del G20 a Buenos Aires.

L’accordo ha dato una spinta alla propensione al rischio degli investitori: i buy stanno fioccando a Piazza Affari, e nelle borse europee in generale, e a balzare sono titoli di determinati settori, direttamente interessati dalla tregua commerciale.

Forti acquisti sui titoli del settore auto, che beneficiano in questo caso specifico del post su Twitter con cui il presidente Trump ha reso noto che Pechino si impegnerà a ridurre o addirittura rimuovere i dazi doganali imposti sulle auto made in Usa, al momento pari al 40%.

La speranza che la tregua commerciale possa ridare fiato a un’economia globale stretta nella morsa della paura di ulteriori dazi e le speculazioni sulla rimozione delle tariffe sul settore auto Usa alimentano le scommesse su un aumento della domanda di materie prime e metalli industriali come minerale di ferro, carbone e rame. Il risultato è che gli acquisti si riversano anche sui titoli delle società minerarie come Anglo American, Glencore e BHP Group.

La tregua commerciale fa da assist anche ai prezzi dei semi di soia: Trump ha detto, infatti, che la Cina inizierà “immediatamente” ad acquistare più prodotti agricoli Usa: e tale dichiarazione basta a far salire le quotazioni dei semi di soia fino a +3% nel mercato dei futures di Chicago.

Le quotazioni scendono invece in Cina, scontando in questo caso un aumento dell’offerta da parte degli agricoltori americani.

Volano anche i prezzi del petrolio, con il contratto WTI scambiato a New York che balza fin oltre +5%, anche in vista dell’imminente meeting dell’Opec.

Ma tutto questo entusiasmo per una tregua commerciale di 90 giorni è davvero giustificato?

La comunità degli economisti e degli strategist rimane piuttosto scettica. Così, in una nota, Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund:

“La domanda interessante diventa ovviamente quanto può essere probabile che in questo lasso di tempo (90 giorni) le due nazioni siano effettivamente in grado di varare, anche solo a grandi linee,
un accordo di massima su temi riguardo ai quali la divergenza è
assai forte e non ci sono ancora individuabili modalità concrete con cui un effettivo riavvicinamento potrebbe avvenire: trasferimento tecnologico ‘forzato’, protezione della proprietà intellettuale, barriere qualitative (non tariffarie) al commercio, intrusione e furto cibernetico, il richiesto aumento strutturale di acquisti cinesi di beni (in particolare agricoli) e servizi statunitensi”

“Continuo a pensare – continua lo strategist Alessandro Balsotti – che le probabilità che questo accada non siano molto elevate e che l’evoluzione di lungo periodo rimanga quella di un conflitto permanente ed eventualmente anche in ulteriore deterioramento. Uno degli ostacoli potenziali potrebbe essere la scarsa disponibilità cinese a dare un’immagine accomodante a fine febbraio, nell’imminenza dei lavori primaverili per il congresso del Partito. Ci potranno comunque essere degli incentivi tattici per Washington e Pechino a ritardare o frenare un’ulteriore escalation in base agli sviluppi economici (soprattutto cinesi) o finanziari (soprattutto a Wall Street) e questo andrà analizzato strada facendo. Ma sarebbe un errore a mio parere considerare l’esito della cena di Buenos Aires come un cambiamento strutturale delle dinamiche in atto, destinate ad alimentare una ‘guerra fredda’ tra questi due paesi che ci accompagnerà per lungo tempo e avrà esiti al momento imprevedibili”.

Ancora Balsotti:

“A questo punto la reazione del mercato diventa più interessante del tentativo di prevedere l’esito di 90 giorni di negoziazione. Un esito che rimarrà probabilmente imperscrutabile per qualche settimana ancora. L’apertura asiatica è stata efficiente nel catturare l’esito oggettivamente migliore, rispetto ad un’aspettativa mediana, che l’ufficializzazione di una tregua temporanea può rappresentare.Il +1.5% del future del S&P 500 (appena sopra 2800 dopo una chiusura già brillante di settimana a 2758), il +1% circa del AUD/USD (0.7370 da 0.7300) e il USD/CNH riaffacciatosi sotto 6.9000 per la prima volta da un mese a questa parte, rappresentano la coerente fotografia di un mercato che incamera una seconda notizia positiva dopo le parole morbide di Powell (o almeno interpretate come tali) all’Economic Club di New York. In particolare lo S&P 500 ha saltato a piedi pari (per l’ennesima volta nelle ultime settimane) la media mobile a 200 giorni e si trova ora nuovamente ad affrontare la media a 100 giorni che, con ben maggiore successo, ha contenuto i più recenti tentativi di rimbalzo, a metà ottobre dopo il primo crollo del 10 ottobre e dopo le elezioni di metà mandato a novembre. Credo che la positività portata dall’accoppiata Powell-Trump (Xi) rappresenti un’ottima occasione di uscita dal lungo tattico che avevamo segnalato come una buona opportunità solo una settimana fa (a fronte della più che dignitosa tenuta dell’area di supporto 2620-30). Sinceramente non riesco proprio a farmi tentare dal consenso che vede arrivare un rituale ‘rally di fine anno’ e con un pragmatico alleggerimento dei portafogli mi ripropongo di monitorare con attenzione questa fase tecnicamente interessante nonché di valutare la reazione del mercato in queste sessioni di somatizzazione degli eventi di Buenos Aires“.

Scettici sulla tregua commerciale anche altri analisti.

Neil Wilson di Markets.com, fa notare che una fonte di preoccupazione che arriva dalla tregua commerciale è sicuramente rappresentata dal fatto che “non ci sia stata neanche una dichiarazione ufficiale da parte della Cina in merito alla presunta intenzione di abbassare o rimuovere i dazi sulle auto Usa e, anche, dalle contraddizioni che emergono nel modo in cui Usa e Cina stanno commentando la tregua. In particolare, il Global Times ha definito l’accordo un “passo in avanti importantissimo”, mentre il People’s Daily-cinese come il Global Times – ha parlato di un “accordo importante”. Tuttavia, e non è poco, la Cina non ha confermato quanto riferito dalla Casa Bianca, ovvero che la tregua durerà 90 giorni.

L’arco temporale di 90 giorni, ha riportato a tal proposito il sito CNBC, non è stato segnalato neanche dalle agenzie di stampa statali Xinhua e People’s Daily, così come da CGTN.

Tra gli economisti, scettico anche Sue Trinh, di Royal Bank of Canada, che fa notare che gli Usa e la Cina non hanno diramato neanche un comunicato stampa congiunto sull’intesa.

E anche Goldman Sachs non si lascia incantare dai toni trionfalistici con cui la stampa mondiale sta commentando l’accordo.

Tanto che i suoi economisti ritengono che ci sia una probabilità superiore al 50% che le trattative Usa-Cina falliscano, quando si tratterà di confrontarsi su questioni ancora più delicate.

Goldman Sachs ritiene inoltre che l’aumento delle tariffe che è stato posticipato e che era previsto per il 1° maggio diventerà comunque effettivo, a partire dal mese di marzo.